ARCE – E’ stato caratterizzato da un colpo di scena lo svolgimento della nuova udienza, l’ottava, del processo d’appello per la morte e l’occultamento del cadavere di Serena Mollicone. Secondo la Procura di Cassino prima e quella generale poi il brigadiere suicida Santino Tuzi avrebbe confidato al comandante della stazione dei Carabinieri di Fontana Liri, il luogotenente Gabriele Tersigni, quanto, in effetti, riferì lo stesso Tuzi in Procura a Cassino nella primavera 2008 e, cioè, di aver visto la 18enne studentessa di Arce entrare nel suo precedente luogo di lavoro, la caserma dell’Arma di Arce.
Tersigni è rimasto uno dei 44 testi indicati dalla Procura generale per la rinnovazione del dibattimento ma non ha potuto riferire quanto gli avrebbe riferito il brigadiere di Sora sul conto di Serena. Lo ha deciso la Corte d’assise d’appello accogliendo martedì una specifica istanza avanzata da due dei legali di Franco, Marco e Annamaria Mottola, gli avvocati Mauro Marsella e Piergiorgio Di Giuseppe. Hanno chiesto il rispetto dell’ordinanza emessa dalla Corte d’assise di Cassino che già nel processo di primo grado, il 5 novembre 2021, aveva escluso la testimonianza di Tersigni relativamente alla presunta confidenza fattagli da Tuzi sul conto di Serena prima del suo secondo interrogatorio a Cassino il 9 aprile 2008.
E una ragione, di natura procedurale (articolo 195 del Codice di procedura penale), esiste: gli ufficiali di polizia giudiziaria- e Tersigni in quella circostanza lo era – non possono confermare nel dibattimento quanto loro riferito dai testi durante la raccolta delle sommarie informazioni. La Corte d’Assise d’appello dopo una camera di consiglio durata quaranta minuti ha accolto l’eccezione presentata dagli avvocati Marsella e Di Giuseppe e così che il sottoufficiale nell’udienza di martedì è sentito soltanto per quanto riguarda gli atti di indagini che svolse subito dopo il delitto di Mollicone.
Prima di Tersigni erano comparsi davanti i giudici d’appello i figli del brigadiere Tuzi, Fabio e Maria, e l’avvocato Renato Rea. I primi due hanno dichiarato di aver saputo dal legale la circostanza in base la quale il loro papà avrebbe riferito di aver visto Serena entrate nella caserma di Arce il giorno della sua scomparsa, il 1 giugno 2001. Questa circostanza è stata negata dall’ex sindaco Arpino sia nella sua audizione che nel confronto a due con Maria Tuzi. Rea ha confermato soltanto di aver ricevuto nel suo studio il brigadiere alla vigilia del suo primo interrogatorio a Cassino in procura il 28 marzo 2009. Il legale di Arpino ha spiegato perchè Tuzi si era rivolto a lui: ottenere un’assistenza professionale su un procedimento disciplinare promosso dall’Arma sul suo conto.
L’udienza di martedì è stata arricchita dalla deposizione, infine, del Colonnello Pietro Caprio. Fu l’ufficiale a sentire Tuzi il 28 marzo 2008 e la Procura generale lo ha convocato perchè nel corso del processo di primo grado la Corte d’assise di Cassino avrebbe ignorato un passaggio dell’escussione di Tuzi circa la presenza di Serena in Caserma ad Arce il giorno del suo delitto. Si torna ora in aula lunedì 12 febbraio.