Tre ore. Tanto è durato nel pomeriggio di mercoledì presso il carcere di Frosinone il primo interrogatorio di garanzia cui sono stati sottoposti gli unici indagati che, coinvolti nella brillante operazione di Polizia e Guardia di Finanza denominata “Full Cash Back”, sono stati i destinatari di altrettante misure restrittive. A comparire davanti il Gip del Tribunale del capuologo ciociaro Ida Logoluso sono stati due imprenditori, Angelo De Santis e Marino Bartoli, di 55 e 52 anni, che, difesi entrambi dall’avvocato Angelo Testa, hanno respinto gli addebiti del sostituto procuratore Adolfo Coletta di essere alla testa di un sodalizio dedito al falso, truffa per erogazioni pubbliche, riciclaggio, auto riciclaggio e ad alcuni specifici reati tributari.
L’interrogatorio più lungo è stato quello di De Santis che, forte del suo rapporto familiare con l’amministratore delegato della Banca Popolare del Frusinate Rinaldo Scaccia, è accusato, oltre ad aver beneficiare di consistenti linee di credito con la banca, di essere diventato un mediatore creditizio a favore di chi ne aveva bisogno. De Santis ha sottolineato la regolarità dei contratti di mutuo che, accesi con la Banca popolare del Frusinate per partecipare ad alcune aste fallimentari, erano garantiti dagli affitti di locazione cui erano gravati gli stessi immobili acquistati. Insomma i mutui erano gravate da vere e proprie ipoteche.
Marino Bartoli ha negato al Gip Logoluso di procurare la documentazione necessaria a società non operative per beneficiare di crediti tributari. L’imprenditore ha ridimensionato la portata delle accuse mossegli dalla Procura specificando, invece, che le operazioni portate a termine sono state davvero poche.
Il legale dei due indagati ha chiesto al Gip Logoluso l’attenuazione della misura cautelare in carcere garantendo di poter anche dai domiciliari offrire un apporto alle indagini tuttora in corso. In attesa del pronunciamento del magistrato, l’avvocato Testa ha preannunciato la presentazione al Riesame di Roma di due distinti ricorsi contro il provvedimento restrittivo. Venerdì saranno sentiti invece i primi indagati finiti ai domiciliari. Tra questi i notai Roberto e Federico Labate, difesi dagli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola e Alberto Bonu, e del’imprenditore edile Paolo Baldassarra, assistito dall’avvocato Gennaro Ciccatiello.