CORENO AUSONIO – Bisognerà verificarne l’attendibilità, ma è una “lettera anonima” a farsi nuovo tassello del tragico quadro della scomparsa di Giuseppe Ruggiero, conosciuto come Zio Peppuccio, 84enne di Coreno Ausonio. La lettera firmata, in vero, con un nome che si direbbe fittizzio, così come racconta il quotidiano “Il Messaggero” che l’ha ricevuta in redazione, a Frosinone, e che ha provveduto a consegnarla alla Procura di Cassino, svelerebbe qualcosa inerente a delle coordinate rispetto ad una presunta area in cui effettuare le ricerche dell’anziano uomo, ormai lontanto dall’affetto dei familiari dal 2011. Ricordiamo che “Zì Peppuccio” aveva 84 anni nel 2011, quando domenica 15 maggio intorno alle 13 uscì in sella alla sua moto, quando non ha più fatto ritorno a casa. La sua moto fu subito ritrovata, purtroppo per lui non fu -e finora non è – lo stesso.
Nella missiva ci sarebbero anche delle altre parole sparse, tutto sembrerebbe battuto a macchina. L’avvocato Emanuela Di Marco, referente dell’associazione “Penelope – Associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse” per la regione Lazio e accanto alla famiglia, in questi anni, legge l’arrivo di questa lettera con molta cautela, definendola sì una eventuale “spinta per ripartire con le indagini”, ma anche un passaggio sul quale perpetrare molti accertamenti per verificarne la veridicità e scongiurare, quindi, il frutto di un macabro gioco con la speranza di chi – a distanza ormai di molto tempo – è comunque sempre in cerca di una risposta sul destino di quest’uomo.
L’avvocato Di Marco, la quale ricorda come da diverso tempo stia raccogliendo elementi utili a valutare la possibilità di chiedere la riapertura formale del caso, si è subito attivata con la Procura per poter visionare la lettera e leggere attentamente il suo contenuto, ottenendo un apputamento per il prossimo mercoledì 14 febbraio.
“Recentemente sono usciti diversi articoli sulla richiesta di ‘morte presunta’ con richiami all’intera vicenda, quindi non vorrei che qualche millantatore possa averci messo lo zampino, sta di fatto che occorerebbe – secondo me – comunque verificare, perchè il sentore che possa essere lì e che possa essere successo qualcosa per cui poi ha trovato la morte, c’è sempre stato” – spiega l’avvocato Di Marco.
“Io avuto direttamente dal presidente dell’associazione Penelope, Nicodemo Gentile, la disponibilità di tutto il patrimonio di volontari e professionisti volontari per farci parte attiva nelle ricerche; questo vuole dire che qualora ci fosse bisogno di cani, droni o altro, abbiamo anche un certo margine di autonomia, perchè l’associazione ha a disposizione non solo risorse umane ma anche dispositivi” – conclude l’Avvocato.