Il Sindaco ha sottolineato che la giornata di oggi rappresenta una solennità civile del nostro Paese, per non dimenticare i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, ricordando che la celebrazione del Giorno del ricordo è stata istituita con la legge numero 92 del 30 marzo 2004, a circa 60 anni dai tragici eventi subiti dagli italiani del confine orientale.
“Abbiamo dovuto attendere – ha affermato il sindaco Celentano – il crollo del Muro di Berlino e, quindi, il dissolvimento dello stato Jugoslavo per strappare definitivamente il velo del silenzio caduto per troppi anni sul dramma delle foibe”. La Prima cittadina si è soffermata sulla finalità del Giorno del ricordo, celebrato per la prima volta il 10 febbraio 2005, che vuole “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
“La nostra città, aperta e ospitale nel suo Dna, perché lo è stata sin dalla sua nascita, ha conosciuto da vicino il dramma dell’esodo giuliano dalmata – ha affermato il sindaco – e questa è una ragione in più per fare della ricorrenza del 10 febbraio un momento di solennità civile e nazionale. Qui a Latina abbiamo avuto il più grande centro di accoglienza, nato proprio per ricevere i cittadini italiani costretti ad abbandonare la loro vita al confine orientale. La stessa struttura – oggi sede pontina dell’università Sapienza di Roma, la più grande d’Europa – ha poi ha ospitato, tra il 1957 e il 1989, gli stranieri provenienti dall’Est Europa, per un totale di 80mila profughi”.
Solo pochi mesi fa abbiamo celebrato l’80° anniversario della morte di Norma Cossetto, una giovane donna, istriana, arrestata, violentata e torturata dai partigiani jugoslavi e poi gettata ancora viva nella foiba di Villa Surani. Aveva 23 anni Norma Cossetto, frequentava l’Università di Padova, stava preparando la sua tesi in Lettere. Non aveva alcuna colpa Norma, se non quella di essere italiana, istriana, e per questo condannata a morte dopo violenze inaudite. Umiliata come donna, torturata dalla bestialità umana, infoibata ancora viva. Era la notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943. La tragedia delle foibe era ancora tutta da scrivere”.
Il sindaco Celentano ha ricordato che, nel 2018, il Comune di Latina ha voluto dedicare a Norma Cossetto, tra le prime vittime delle foibe, l’area verde di via Cimarosa, e che furono circa 300mila gli italiani che, dopo la fine della guerra, furono costretti ad abbandonare le loro case e le terre dove erano nati e cresciuti, “per sfuggire al disegno di conquista territoriale e di egemonia del comunismo di Tito”.
“Norma Cossetto – ha sottolineato la Prima cittadina – ebbe tra i suoi allievi Ottavio Sicconi, esule da Parenzo, padre di Matteo, presidente del comitato provinciale dell’associazione Venezia Giulia e Dalmazia”.
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