GAETA – Era stata costretta a cambiare città di residenza, da Gaeta a Santi Cosma e Damiano, e a trovare rifugio da una collega, la commessa in una nota gelateria di Formia, di 39 anni che nel marzo 2022 trovò il coraggio di denunciare il marito, ora 50enne. L’uomo, al termine di una processo delicato, è stato condannato con i benefici di legge a due anni di reclusione dal giudice monocratico del Tribunale di Cassino Maria Cristina Sangiovanni.
I fumi dell’alcool e un’inarrestabile ludopatia avevano trasformato l’indagato che con comportamenti irascibili e violenti aveva cominciato dal settembre 2021 a maltrattare la moglie, costretta prima ad interrompere la convivenza e a trasferire il proprio domicilio in un nuovo appartamento a Gaeta e poi presso l’abitazione di una collega di lavoro di Santi Cosma e Damiano che, come detto, l’aveva accolta in considerazione della sua situazione di prostrazione a causa della quale era stata costretta a cambiare il numero del suo telefonino, a non uscire mai da sola o a farlo per soddisfare i suoi bisogni primari.
La condanna della dottoressa Sangiovanni nei confronti dell’uomo 50enne (difeso dall’avvocato Pasquale Delisanti) è scaturita al termine di un dibattimento nel corso del quale è stata ascoltata anche la figlia ventenne della donna – costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Pasquale Di Gabriele – che ha fatto ascoltare in aula i drammatici audio whatsapp dell’imputato che inveiva e minacciava le due donne, madre e figlia. E non è finita. Il 50enne è stato accusato di aver dilapidato i guadagni della donna e, quando c’era un rifiuto della donna, volavano pugni e schiaffi sul corpo.
Un episodio drammatico si è verificato nell’ottobre 2021 quando la donna comunicò al compagno di volersi separare. Fu colpita con un pugno dietro la nuca e sulle braccia. E quando la donna, ormai impaurita, decise di trovare rifugio presso un’altra abitazione di Gaeta fu raggiunta da una minatoria sequela di messaggi whatsapp in cui le proferiva minacce di morte se non avesse ripristinato una convivenza che ormai si era deteriorata.
Il Tribunale di Cassino, invece, ha assolto il 50enne dall’accusa di estorsione aggravata. Sempre attraverso pugni su diverse parti del corpo e minacce l’uomo costrinse la convivente a consegnarli somme di danaro – non era altro che lo stipendio della sua attività di commessa – per acquistare bevande alcoliche o per giocare alle slot machine. Per la donna dopo la sentenza di condanna emessa dalla dottoressa Sangiovanni – ha commentato il suo legale di parte civile, l’avvocato Pasquale Di Gabriele- è arrivato finalmente un sospiro di sollievo dopo anni di inferno, angoscia, botte e paura.