MINTURNO – Nuovi retroscena sulla vicenda che ha visto al centro una donna di 38 anni di Minturno, accusata dal noto chirurgo estetico Maximilian Catenacci di essere scappata senza pagare una costosa operazione di lifting ai glutei presso una clinica privata di Montesacro a Roma. La paziente ha querelato il medico per diffamazione.
La versione della donna, rappresentata dal suo avvocato Mauro Improta, differisce notevolmente da quella resa pubblica dal dottor Catenacci. Secondo l’avvocato, la paziente ha conosciuto il chirurgo attraverso Instagram, dove le era stato proposto un intervento di torsoplastica secondaria con lifting ai glutei e protesi. La donna avrebbe immediatamente condiviso con il medico la sua fragilità psicologica dovuta a precedenti interventi estetici falliti e alla sua profonda depressione, motivo per cui era riconosciuta invalida civile al 100%.
L’accordo economico prevedeva un costo totale di 20mila euro, ma la paziente avrebbe proposto di dilazionare il pagamento in 12 mesi. Il dottor Catenacci avrebbe acconsentito, stabilendo un compenso complessivo di 18mila euro in caso di pagamento in contanti. Dopo aver effettuato l’intervento il 13 febbraio presso la clinica privata di Roma, la paziente si sarebbe trovata di fronte a una richiesta inaspettata da parte del medico: un bonifico immediato di 17mila euro.
Secondo il racconto dell’avvocato Improta, il medico avrebbe minacciato di rimettere la paziente in sala operatoria e rimuovere le protesi se il pagamento non fosse avvenuto immediatamente. Terrorizzata da questa prospettiva, la donna avrebbe avuto un attacco di panico, chiedendo al suo compagno di lasciare immediatamente la clinica. L’avvocato sottolinea che la paziente ha continuato a chiamare il medico senza ricevere risposta diretta.
L’escalation della vicenda è stata resa pubblica dal dottor Catenacci stesso attraverso la divulgazione di foto e video dei glutei della paziente senza il suo consenso, violando così la sua privacy e sollevando questioni legali rilevanti. Di fronte a questa situazione, l’avvocato Improta ha presentato una querela per diffamazione aggravata presso la procura di Roma, sostenendo che l’intera vicenda è stata una messa in scena a fini pubblicitari e di marketing.
La storia, che ha rapidamente guadagnato notorietà a livello nazionale, solleva questioni etiche e legali importanti sul rispetto della privacy dei pazienti e sull’etica professionale dei medici. Resta da vedere come si evolverà la vicenda e quali saranno le conseguenze legali per entrambe le parti coinvolte.