FIUGGI – C’è un imprenditore di Fiuggi che si trova dal giugno 2022 nel carcere della capitale della Costa d’Avorio, Abidjan, senza una reale ragione, vittima di una serie mostruosa di anomalie procedurali e alle prese con condizioni di detenzione davvero disumane. La moglie di Maurizio Cocco, che ha compiuto 61 anni lo scorso 2 febbraio, si è affidata a due bravi e dinamici legali, gli avvocati Angelo Testa e Pasquale Cirillo, per sensiblizzare le principali istituzioni italiane. La signora Assunta Giorgilli confida ora nell’intervento niente meno che del capo dello Stato Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni, dei Ministri di Giustizia, degli Esteri e degli Interni, Carlo Nordio, Antonio Tajani e Matteo Piantedosi oltre che dell’ambasciatore e del console italiano nella capitale della Costa d’Avorio Arturo Luzzi e Giovanni Fedele.
La vicenda ebbe inizio quasi due anni, il 2 giugno 2022, quando l’ingegner Cocco, rappresentante e amministratore della società Italia Servizi che opera nel settore dell’edilizia, venne raggiunto da una misura cautelare personale e, pertanto, trasferito presso il Centro penitenziario e correzionale di Abidjan. Al momento dell’arresto, gli fu contestata addirittura l’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti o sostanze psicotrope (cocaina), riciclaggio di denaro. A seguito della conclusione delle indagini, il Polo Criminale Economico e Finanziario di “Comodì” – ricordano gli avvocati Testa e Cirillo – ritenne di non dover procedere nei confronti del loro assistito per questi reati per i quali venne emessa la misura custodiale.
“Ciò nonostante, il Polo Criminale Economico e Finanziario di Comodì contestò all’ingegner Maurizio Cocco – ricordano ora i suoi due legali – una presunta frode fiscale. Di conseguenza, il nostro assistito è stato trattenuto in carcere“. Da questo momento iniziarono nel paese africano ai danni dell’imprenditore fiuggino una serie di violazioni delle norme processuali, una su tutte: l’arresto venne convalidato soltanto dopo quasi quattro mesi, a fine settembre 2022, “e né lui né il suo difensore sono stati invitati a formulare osservazioni in merito ad un’ipotetica richiesta di proroga della detenzione rivolta alla Camera Investigante”. Con una curiosità: quanto alla presunta frode fiscale, “come detto contestata al nostro assistito solo dopo la chiusura delle indagini, non risulta agli atti del giudizio alcuna denuncia da parte dell’Organo competente che attesti i fatti contestati per frode fiscale da parte dell’amministrazione, ragion per cui il mantenimento della misura cautelare appare pretestuosa, oltre che illegittima”
I massimo vertici dello Stato italiano sono stati espressamente invitati ad intervenire dai legali di Cocco, dalla moglie Assunta e dai figli per le condizioni di vita in cui si trovano reclusi gli ospiti del principale penitenziario di Abidjan: “Sono deplorevoli ed in totale violazione dei diritti umani. Si tratta di una struttura progettata per ospitare 1.500 persone, ma che attualmente conta più di 12.000 residenti. Sul punto, si ricorda che, come è ben noto, l’Hrw, Amnesty International (AI) e l’USDOS hanno dato atto che le condizioni carcerarie sono estreme e pericolose a causa di cibo insufficiente, sovraffollamento eccessivo, condizioni sanitarie inadeguate, infezioni virali e batteriche diffuse e sostanziale mancanza di cure mediche“.
Da ultimo, infine, è stato fatto rilevare al presidente Mattarella, alla presidente del consiglio Meloni e a tre suoi ministri come “l’Ambasciata italiana si sia recata solamente due volte in diciannove mesi presso il penitenziario di Abidjan per sincerarsi delle condizioni di salute nonché psicologiche dell’ingegner Cocco. Di recente aveva avanzato un’espressa richiesta di aiuto sanitario ed economico che, tuttavia, è risultata priva di riscontro. Appare senza dubbio necessario, alla luce della violazione sia delle norme processuali che dei diritti umani, per tutte le ragioni innanzi esposte, che si Giunga ad adottare, senza indugio, ogni provvedimento idoneo a tutelare i diritti del nostro assistito al fine di scongiurare l’aggravarsi delle conseguenze delle suddette violazioni” – hanno concluso amareggiati gli avvocati Testa e Cirillo.
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