FORMIA – Il Circolo SEL Formia risponde alle dichiarazioni del Partito Democratico sulla crisi amministrativa.
“Il vero obiettivo del PD, al di là delle scontate dichiarazioni apparse sulla stampa a firma del suo capogruppo – si legge nella nota – è il nostro Circolo di SEL e chi lo rappresenta nell’Amministrazione comunale. L’obiettivo non è certo la riduzione delle tasse che viene sbandierata in pompa magna, che è invece un nostro impegno categorico manifestato in più occasioni, soprattutto negli incontri di maggioranza.
L’alleggerimento della pressione fiscale si può e si deve fare, in modo diverso e molto più corposo, come abbiamo d’altronde dichiarato anche in consiglio comunale, con l’abbattimento diretto delle aliquote fiscali. Se proprio si voleva proporre una soluzione tampone, si condivideva la nostra proposta di tagli di spesa pari ad almeno il 10% delle risorse disponibili in ogni settore dell’Amministrazione comunale.
Riproporremo tale soluzione.
Il PD sceglie un’operazione demagogica ed usa, per colpire noi, l’obiettivo della riduzione del peso fiscale a cui i nostri cittadini sono evidentemente e giustamente sensibili, per accreditarsi come difensori dei deboli.
Senonché l’operazione è chiara a tutti, anche ai meno attenti. Perché i fondi per ridurre le tasse dovessero provenire, poi, quasi esclusivamente dal bilancio della cultura, specie nella prima stesura degli emendamenti che ne dimezzava le risorse, non si può spiegare se non come un nuovo agguato politico nei nostri confronti: un ulteriore segnale di insofferenza per alcune questioni poste durante questi due anni, ad iniziare dalla denuncia dell’esistenza di un’Amministrazione parallela che tenta di presentarsi come futura classe dirigente della nostra città.
E’ evidente, in questo scenario, tranne ai soliti distratti, dentro e fuori l’Amministrazione, che si tenta di farci tacere colpendo la delega assegnata all’assessore Manzo. Se la sua delega avesse riguardato altro settore, i tagli proposti avrebbero colpito tale altro settore.
La scelta indirizzata soprattutto alle risorse della cultura, per le modalità usate e per il suo peso, non ha confronto con qualsiasi altra analoga amministrazione sull’intero territorio nazionale, quale che sia il colore politico.
Ma andiamo ad illustrare i passaggi che hanno portato alla nostra astensione sul bilancio e alla autosospensione dalla maggioranza :
- Un paio di mesi fa è stato convocato un incontro di maggioranza sulla proposta di bilancio e nessuno ha sollevato eccezioni di sorta.
- La stessa proposta è stata portata in giunta e condivisa da tutti.
- Poi, circa un mese fa, voci insistenti “dicevano” di tagli pesanti proposti da alcuni consiglieri del PD, con tre emendamenti che colpivano la cultura.
- Alle voci seguivano i fatti. Gli emendamenti, mai discussi, mai condivisi, venivano protocollati e presentati e da una loro lettura, emergeva la volontà di un taglio pari a oltre il 40%. Taglio che nei fatti metteva in discussione la politica culturale, punto fondamentale del programma elettorale.
- Di fronte all’atteggiamento irresponsabile dei cinque firmatari degli emendamenti, non solo noi, ma anche il resto della maggioranza, in tutte le sue espressioni, restava incredulo e alla luce di questa chiara provocazione tentava una mediazione con i suddetti proponenti, che potesse trovare un unanime consenso.
- Non partecipavamo al tentativo di mediazione che alleggerisse i tagli. Non siamo stati invitati e, comunque, non eravamo interessati perché il nostro disappunto non era legato alla riduzione delle risorse ma a quello che sottintendeva: la nostra totale emarginazione.
- In consiglio comunale, il resto della maggioranza faceva una scelta chiara e inequivocabile. Il timore che la realizzazione del ricatto politico operato dai cinque consiglieri del PD non sortisse gli effetti desiderati e che ci fosse un loro voto contrario sul bilancio, la induceva a subire i tagli proposti senza considerare, quindi, la nostra contrarietà dopo averla ritenuta legittima e dichiarata condivisibile almeno a parole.
- Di fronte a questo vero e proprio killeraggio politico non potevamo assumere altro atteggiamento che non fosse almeno il voto di astensione sul bilancio e l’autosospensione dalla maggioranza.
Resta da aggiungere che le proposte di emendamento non avevano nemmeno giustificazione in un aumento di spesa delle risorse del settore cultura perché inferiori a quelle dell’esercizio precedente.
Se vogliamo approfondire ulteriormente, dobbiamo precisare inoltre che confrontando la spesa prevista per il 2015 con gli anni precedenti – anche quelli di passate amministrazioni di centro-sinistra – si evidenzia una riduzione delle risorse in campo. Il raffronto che è stato fatto è in termini percentuali, e quindi, come tutti dovrebbero sapere, paragonabile a qualsiasi altro esercizio, a prescindere da momenti di maggiore o minore crisi. Ciò è sicuramente vero, e siamo pronti ad un pubblico dibattito sull’intera vicenda. E’ evidente a tutti, tranne a chi vuole fare speculazione, che l’attacco è avvenuto nei confronti della cultura, di chi ne ha la delega, e quindi colpisce SEL.
Una delle giustificazioni addotte ai tagli era la corposità di un budget di 600/700 mila euro nella piena discrezionalità dell’assessore. Si sono, quindi, avallate di fatto le dichiarazioni del centro-destra in proposito, che ha sempre considerato tale somma esclusivamente come contributo alle associazioni.
La previsione di spesa per la cultura, è bene precisarlo, era prima dei tagli pari all’1,4% dell’intero bilancio comunale e l’importo disponibile, al di là della spesa non comprimibile poco più di un terzo di quella proclamata.
Per qualcuno la nostra presenza in amministrazione è scomoda. Se avessimo voluto coltivare il nostro “orticello” – come qualcuno lo ha definito – nella pax politica, avremmo forse potuto gestire un latifondo più che un orticello.
Chi esce sconfitto da questa storia non è certo SEL. E’, purtroppo per loro, il resto della maggioranza che vota o è obbligato a votare un bilancio con emendamenti di tale portata e tale (dis)valore politico.
Leggiamo oggi di dichiarazioni che valutano positivamente la “lealtà e la compattezza” del PD in Consiglio; della “responsabilità del PD che va detta”; della consapevolezza del PD che non vuole “far cadere Formia”; del “sentire una responsabilità” sui grandi temi da affrontare. Ci chiediamo se tutto ciò appartenga al PD ed escluda altre sensibilità. Sembra che tutto ormai dipenda solo ed esclusivamente dal partito di maggioranza. Noi, come SEL, a prescindere dalla nostra collocazione futura in Amministrazione, come in passato, saremo comunque presenti e attivi sui grandi temi della città.
A chi nel PD – posizione che riteniamo minoritaria – fa appello al nostro Partito perché riveda la sua posizione e giustamente richiama il proprio a dare l’esempio come “forza più grande e per questo chiamata a maggiore responsabilità”, facciamo notare che all’indomani dello strappo alcuni esponenti, non di secondo piano del PD, hanno condiviso pubblicamente lo sciacallaggio di blogger e cronisti scatenati nell’ossessione del loro protagonismo, fatto di analisi false e calunniose.
La libertà di espressione è certamente sacra, ma deve anche essere eticamente sopportabile.
Un’analisi di quanto accaduto viene tentata anche dal movimento politico “Un’altra città”. L’atteggiamento è meno volgare di altri, almeno nei modi. Lasciano di stucco le riflessioni che, dopo un excursus su dichiarazioni di esponenti politici di centro-sinistra che in passato hanno criticato l’Amministrazione di cui fanno parte, giungono ad una conclusione singolare.
Nella logica del “siete tutti brutti e cattivi”, assieme al resto dell’opposizione extra-consiliare, quella “dura e coerente”, sposa l’insostenibile teorema caro a chi nell’Amministrazione vuole screditarci: SEL metterebbe in crisi la sua maggioranza e la città per un taglio di 80 mila euro sulla cultura diventando per questo un altro gruppo di pressione”.