GAETA – Scene boccaccesche consumate all’interno della struttura di Gaeta di Italgas Reti spa in località Monte Tortona, riprese con un telefonino e poi scaricate su una penna usb che veniva mostrata ai colleghi di lavoro: come un motivo di vanto e di orgoglio? Quella che potrebbe apparire una ricostruzione inverosimile e clamorosa è invece stata confermata da alcuni dipendenti che, sotto giuramento, hanno deposto ad un delicatissimo processo che, dopo quasi sei anni, è terminato con un’assoluzione davanti il giudice monocratico del Tribunale di Cassino Giorgio Alessio. A vedere un po’ di luce fuori dal tunnel è un attuale dipendente di Italgas Reti spa, Ivano Esposto, assolto dalle accuse di duplice minaccia grave, aggravata dall’uso delle armi, e porto abusivo di arma atta ad offendere.
I fatti in questione hanno una genesi radicata nel lontano 4 maggio 2018 allorquando presso il centro operativo di Italgas Reti spa in località Monte Tortona a Gaeta, avvenne un alterco verbale, come tanti, tra due colleghi di lavoro, Ivano Esposto e P.A., ora 63enne. Il litigio si concluse con una querela presentata da quest’ultimo ai danni dell’Esposto. Ai Carabinieri della Tenenza di Gaeta raccontò – falsamente secondo quanto ha sentenziato il giudice Alessio – che Esposto, con un coltello a scatto in mano, lo avrebbe minacciato di sgozzarlo nonché di diffondere dei video in cui lo stesso 63enne era ritratto in atteggiamenti intimi con una donna.
Ma come faceva Esposto ad avere nella sua disponibilità quei video? Semplice, secondo l’aggredito il contenuto di quella famigerata penna usb sarebbe stato illecitamente copiato da Esposto nei giorni precedenti. E così per quest’ultimo iniziò un vero e proprio calvario giudiziario, costretto, davanti il Tribunale di Cassino, a difendersi, attraverso gli avvocati Luca Cupolino e Maria Claudia Fanelli, di duplice minaccia grave, aggravata dall’uso delle armi, e porto abusivo di arma atta ad offendere. Ha destato scalpore – come detto – quanto emerso nel corso dell’istruttoria dibattimentale.
Alcuni testimoni, per lo più dipendenti della struttura gaetana di Italgas Reti spa , sotto giuramento hanno dichiarato come P.A. (difeso dall’avvocato Francesco Di Ciollo) fosse solito intrattenere, sul luogo di lavoro – in particolare nella stanza del responsabile – incontri di natura sessuale con alcune donne, incontri ripresi e poi mostrati agli altri colleghi. E non è finita. La presunta vittima – hanno raccontato i testimoni – avrebbe poi rappresentato, confrontandosi con un collega, di avere paura che l’Esposto potesse segnalare quanto accaduto ai dirigenti della società.
Il giudice Alessio ha condiviso quanto sostenuto dagli avvocati Cupolino e Fanelli e, cioè, che questa paura avrebbe motivato il 63enne ad addebitare ad Esposto la responsabilità per fatti mai accaduti. Se Italgas Reti spa era arrivata a minacciare in un provvedimento disciplinare iniziato e (fortunatamente) mai concluso il licenziamento per il dipendente sotto processo, per il querelante potrebbe arrivare nuovi guai da parte del collega assolto: una denuncia per calunnia e falsa testimonianza.
Gli avvocati Cupolino e Fanelli hanno confermato di rappresentare in una lettera all’Italgas Reti spa – sede di Gaeta quanto emerso nel corso del dibattimento, sollecitando “sia le dovute verifiche interne sia richiedendo gli opportuni provvedimenti soprattutto a tutela della dignità, e dei diritti, delle donne, tenuto anche del particolare periodo storico”.