CISTERNA – “Il nome dell’amore è stato infangato con tutto ciò che amore non è”. Queste le parole di Don Paride Bove che hanno riecheggiato forte nel silenzio della cerimonia funebre celebrata nella chiesa di Santa Maria Assunta, a Cisterna di Latina dove centinaia di persone hanno voluto porgere l’ultimo saluto a Nicoletta e Renèe, madre e figlia, uccise il 13 febbraio dall’ex fidanzato di Desirèe, figlia e sorella delle due donne.
“Un gesto contro la libertà e contro la negazione della vita. Ma siamo qui soprattutto perché vogliamo che sia il vero amore a muoverci. L’amore per Nicoletta e Renèe, diventate amiche e sorelle non solo di chi ha avuto il dono di conoscerle, ma di tutta la città”. Perché la città tutta ha voluto partecipare al momento di dolore che ha stretto nel silenzio l’intera comunità di Cisterna che in 9 anni ha dovuto vivere già 4 volte la tragedia del femminicidio. Un’omelia quella di don Paride in cui è stato costantemente richiamato il concetto di Amore, quello che va recuperato secondo il sacerdote, perché dall’amore nasce la libertà, il rispetto, la cura.
“Un amore smisurato” – l’ha definito Don Paride – quello dimostrato dalle due donne, 49 anni Nicoletta Zomparelli, 19 anni Renèe Amato, che hanno fatto da scudo a Desirèe che è scampata alla furia dell’ex Christian Sodano, scappando dalla finestra del bagno, mentre l’uomo tentava di sfondare la porta per colpire anche la ex fidanzata. Questo il nodo su cui ruota la vicenda: lui accusava lei di un amore arrivato al capolinea. Sostenuta dal papà, Desirèe è apparsa con un cappuccio nero e gli occhiali scuri, accompagnata dai familiari più intimi fino all’ingresso della chiesa.
Dopo il rito religioso davanti alla chiesa palloncini e colombe hanno spiccato il volo, lanciati dagli amici della famiglia straziata dal dolore. E poi striscioni, cartelli, o semplicemente fogli in cui ciascuno si è lasciato andare con frasi di cordoglio e di monito: “Non è amore, è violenza”, come quelli affissi sui portoni dei negozi intorno alla chiesa in cui si sono svolti in funerali. In questo giorno di estrema sofferenza, l’assassino delle due donne Christian Sodano, è stato trasferito nel cercare di Rebibbia. Il finanziere 27enne originario di Minturno ha lasciato il carcere di Latina. Ora nella sezione militare del carcere romano trascorrerà la detenzione in attesa dei prossimi passaggi dell’inchiesta sul duplice omicidio coordinata dal sostituto procuratore Valerio De Luca.
Il testo integrale dell’omelia di don Paride Bove divulgato dall’ufficio comunicazioni della Diocesi di Latina che ringraziano:
“Carissimi fratelli e sorelle, quest’espressione del Signore Gesù mi è immediatamente venuta alla mente nel ripensare a quanto è accaduto. Un’espressione che mostra il vero senso dell’amore: dare la vita. Oggi invece siamo qui, purtroppo, perché ancora una volta non si è riuscito a capire che cosa significhi amare. Siamo qui perché è stato infangato il nome dell’amore con tutto ciò che amore non è: possesso, assenza di libertà, controllo… e addirittura negazione della vita. Ma siamo qui, in questa chiesa, soprattutto per un altro motivo: perché vogliamo che sia il vero amore a muoverci. Sicuramente l’amore per le nostre Nicoletta e Renée, che sono diventate sorelle e amiche non solo delle persone che hanno avuto il dono di conoscerle, ma per tutta la nostra città, anch’essa fortemente colpita e ferita. Vogliamo lasciarci muovere dall’amore che ha caratterizzato Nicoletta e Renée che davanti a chi non sa amare hanno dimostrato il vero senso dell’amore che sempre difende e custodisce la vita. Nicoletta e Renée hanno scelto di stare dalla parte dell’amore e questo è un grande esempio per tutti noi. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita» (Gv 15,13). Nicoletta e Renée hanno dato la loro vita perché hanno amato, tanto amato!
Siamo qui perché abbiamo il desiderio di abbracciare, tutti insieme, Pino e Desirée in questo grande dolore e assicurare loro la nostra preghiera, il nostro sostegno e il nostro impegno.
E siamo qui perché mossi da un amore che ha un nome e un volto ben preciso e che continua a riflettersi in chi ha il coraggio di non arrendersi al male con la vendetta e con l’odio. Proprio quell’odio che anche 2000 anni fa ha portato alcuni a decidere di uccidere l’Amore fatto carne, senza sapere che l’amore è più forte della morte. Noi siamo qui perché crediamo in questa forza, una forza che in un mattino come tanti altri, ha scaraventato via la pietra da ogni sepolcro in cui si è tentato di seppellire il segreto di una vita piena e felice. Quell’amore ha un volto, un nome: Gesù Cristo. Quell’amore che ha dato se stesso, e nulla ha tolto agli altri. Perché chi ama dona vita, non la sopprime.
Ho già avuto modo di dire che tutta la nostra Comunità è rimasta profondamente colpita da alcune assurde circostanze. Tutto è successo alla vigilia di una festa importante: San Valentino. E tra l’altro in un quartiere che porta questo nome. È talmente assurdo questo fatto che difficilmente si può non pensare ad un’opera malvagia oltreumana e che, continuamente, cerca di rendere il cuore dell’uomo duro e incapace di vivere una logica diversa. Ma se da una parte c’è, ed è evidente, quest’opera, dall’altra non si ferma la delicata opera di Dio. E così, il tempo in cui ci troviamo, il tempo di quaresima, ci ricorda che possiamo convertire i nostri cuori al vero amore che dà, senza riserve, proprio sull’esempio del Signore Gesù. Ecco perché tutto questo diventa per noi, oggi, un’urgente responsabilità. Perché in questa terra bella, in questa città ricca di persone meravigliose, oggi noi abbiamo una missione urgente: essere tra i protagonisti dell’edificazione di una civiltà dell’amore. Siamo chiamati a far sì che questa casa diventi simile alla casa celeste che ci aspetta.
Nicoletta era un’agente immobiliare: il suo lavoro è stato quello di aiutare gli altri a trovare casa. Casa è il luogo dell’intimità, della sicurezza, dell’amore. Ed è terribile che questo assurdo delitto sia accaduto in un luogo così sacro. Nicoletta ha aperto la sua casa, ha accolto, ma purtroppo questi gesti buoni non sono stati riconosciuti. Ma è per questo che noi dobbiamo continuare la missione di creare casa, insieme! Nel Padre nostro diciamo «come in cielo, così in terra» (Mt 6,10). Questa è la nostra missione, rendere questo mondo un posto dove l’amore diventi il vero senso di ogni scelta, proprio come nel Regno di Dio. Ma dobbiamo capire il vero senso dell’amore, e ripartire da una vera e sana educazione. Non si tratta di una semplicistica teoria o di un “vogliamoci bene” detto frettolosamente, ma è un serio lavoro incentrato sul rispetto e sulla libertà, sull’essere disposti a fare sacrifici personali, a rigettare ogni forma di male, anche la più piccola. È un lavoro da fare necessariamente su se stessi per diventare capaci di accogliere difficoltà, rifiuti ed errori, per scoprire che da ogni situazione è possibile imparare e ripartire. E questo perché dal giorno in cui Cristo è risorto tutti abbiamo la possibilità di dire di no alla disperazione, quella disperazione che porta a fare gesti assurdi, incomprensibili e malvagi. Dobbiamo ripartire dai più piccoli e aiutarli ad integrare nel percorso di vita momenti di gioia e momenti di sofferenza, di frustrazione. Dobbiamo aiutare i nostri piccoli a diventare adulti maturi, e maturi sono quegli uomini e quelle donne che hanno imparato a dominare i propri istinti, a rinnegare se stessi, come ha insegnato Cristo.
Dobbiamo farlo iniziando da noi, senza lasciare che questa triste vicenda avveleni i nostri cuori. Dobbiamo farlo, insieme.
Oggi, nel pregare per Nicoletta e Renée, vogliamo ricordarle con cuore grato. Ricordo bene Renée, anche se era ancora poco più che bambina, quando frequentava l’ACR nella parrocchia di San Valentino. Una ragazza energica, piena di vita e di sogni. Segnata, senza alcun dubbio, dalla sofferenza di quanto accaduto ad Alessia, con la quale condivideva diverse cose: il percorso in ACR, ma anche la scuola e la passione per la danza. Mai avrebbe potuto immaginare che qualcosa di simile potesse accadere anche a lei. Mai nessuno di noi lo avrebbe immaginato. Noi confidiamo e preghiamo perché Renée e Nicoletta ora possano entrare in quella casa dove l’odio, la violenza e l’egoismo sono completamente assenti e dove sussiste solo la logica del donarsi reciproco. Vogliamo confidare che Nicoletta rimarrà incantata dalla bellezza della casa in cui è entrata e dove Renée potrà danzare sulle note di un canto d’amore così intenso da cancellare in lei ogni dolore per quanto accaduto.
Vogliamo confidare che anche noi inizieremo a dedicare tutte le nostre forze a vivere l’insegnamento di san Paolo sull’amore, “un amore magnanimo, benevolo, che non si nutre di invidia, che non si vanta, non si gonfia d’orgoglio e non manca di rispetto, perché non cerca il proprio interesse. Un amore che non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità” (cfr. 1Cor 13,4-6) Sì, perché tutto passa, ma solo una cosa resterà per sempre: l’amore. Perché l’amore, il vero amore, è Cristo e Cristo risorgendo ha vinto la morte e in lui, tutti coloro che amano sono più che vincitori (cfr. Rm 8,37). Nicoletta e Renée hanno amato, per questo possiamo confidare che sono in Cristo, per questo sono più forti della morte, per questo nella lotta contro l’assurdità del male sono vincitrici. Carissimi, le nostre care Nicoletta e Renée ci hanno lasciato un messaggio di speranza e noi dobbiamo e vogliamo raccoglierlo. Grazie Nicoletta, grazie Renée, per l’amore che avete donato”.