SUD PONTINO – La conferma pressoché totale delle 11 condanne di primo grado, pari ad oltre 80 anni di carcere, inflitte dal giudice monocratico Marco Gioia del Tribunale di Cassino. E’ stata questa la requisitoria del Procuratore generale Bruno Giangiacomo nel corso della seconda udienza del processo di secondo grado in corso in corso di svolgimento davanti la prima sezione penale della Corte d’Appello di Roma nell’ambito dell’operazione antidroga “Touch & Go”.
L’inchiesta il 1 luglio 2020 culminò con l’arresto complessivamente di 20 persone accusate di gestire, almeno dal 2015, a Formia e a Scauri un collaudato sistema specializzato nello spaccio di cocaina, hashish e marjuana ma anche al possesso di armi e di materiali esplodenti, minacce, violenza privata e lesioni. Pur stralciando parzialmente le posizioni di tre imputati – Domenico De Rosa, Francesco Leone e Marco Barattolo – il rappresentante della pubblica accusa ha chiesto, di fatto, la conferma delle condanne emesse il 21 dicembre 2021 dal Tribunale di Cassino a fronte della requisitoria avanzata dal’allora sostituto procuratore della Dda Corrado Fasanelli che aveva sollecitato condanne per 147 anni e mezzo di carcere.
Al termine del processo di primo grado la sentenza del Giudice Marco Gioia era stata – si fa per dire – più mite escludendo per gli imputati l’aggravante del vincolo associativo di stampo camorristico. Le condanne più pesanti – 10 anni e mezzo – erano state inflitte ad Armando Danilo Clemente, Domenico De Rosa e a Giuseppe De Rosa (10 anni e 4 mesi di carcere). Gli altri provvedimenti detentivi avevano riguardato Matteo Rotondo (sette anni e 4 mesi), Nocella Giovanni e Giuseppe Leone (sette anni e 2 mesi), Francesco Leone (sette anni),Giancarlo Di Meo (sei anni e 10 mesi), Daniele Scarpa e Giuseppe Sellitto (sei anni e 8 mesi) e Marco Barattolo (quattro e due mesi). L’unica assoluzione aveva riguardato l’unica donna, R. P. che, difesa dall’avvocato Massimo Signore, aveva chiesto, come gli altri 11 imputati, di essere giudicata con il rito ordinario.
Il processo d’appello è entrato nel vivo con le arringhe di due dei legali difensori, gli avvocati Vincenzo Macari e Luca Scipione, e proseguirà il 7 marzo quando, prima della sentenza, è previsto l’intervento di altri componenti del collegio difensivo. Nove persone arrestate nel luglio di quattro anni avevano scelto di essere giudicate davanti il tribunale di Roma con il rito abbreviato – e le pene furono paradossalmente più pesanti di quelle del Tribunale di Cassino al termine del rito ordinario.