FORMIA – Di fronte alla mafia, c’è sempre la possibilità di percorrere una strada diversa. Come? Perseguendo un itinerario di vita costellato da tre valori, legalità, giustizia, memoria. Allieva di quello che è considerato al momento il magistrato più importante e blindato d’Italia, il nuovo Procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri, il sostituto procuratore Annamaria Frustaci è la stata l’applaudita relatrice di un altro momento di riflessione nell’ambito dell’interessante progetto “Legalità per l’educazione civica” approntato dal vivace dipartimento di Diritto dell’istituto tecnico economico “Gaetano Filangieri” di Formia.
E la squadra (composta da Gabriella Gandolfi, Lorena Capodiferro, Emilio Petti, Carolina Pacifico, Stefania Barboni e Caterina Di Micco) messa in campo dalla sempre attenta dirigente scolastica Rossella Monti ha permesso che una semplice presentazione di un libro biografico, dal titolo “La ragazza che sognava di sconfiggere la mafia” (edito da Mondadori) – ormai diventato un vendutissimo best seller- della dottoressa Frustaci si trasformasse in un momento di confronto e di approfondimento sulla necessità di promuovere e far affermare la cultura della legalità, a partire dai più piccoli, dalle ragazze e dai ragazzi, dagli studenti insomma.
E l’incontro, dopo i saluti del vice sindaco del comune di Formia, l’avvocato Giovanni Valerio, è stato ulteriormente impreziosito dai contributi di diversi rappresentanti, locali e provinciali, delle forze dell’ordine che non potevano non complimentarsi con una scommessa vinta da una ragazza che, durante la stagione del terrore mafioso del 1992 e del 1993, decise di fare da grande il magistrato in maniera davvero importante: partecipando, da studentessa, ad un incontro tenuto in quegli anni dal magistrato considerato la musa ispiratrice del pool “Mani Pulite” presso la Procura di Milano, il sostituto procuratore Gherardo Colombo. E non è un caso che la prefazione del libro presentato presso l’aula magna del prestigioso istituto di via della Conca a Formia rechi la firma del pm Colombo che la giovanissima studentessa di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, all’età di 14 anni, aveva ascoltato presso il liceo classico del suo paese.
Quell’incontro segnò l’esistenza della giovanissima Annamaria. Le insegna che è sempre possibile cambiare le cose e lottare per la legalità, anche quando si vive in territori difficili. Dopo una laurea con il massimo dei voti in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Pisa, nel 2010 Frustaci diventò magistrato e tornò nella sua Catanzaro per svolgere la formazione. Si spostò poi alla procura di Reggio Calabria dove ha lavorato a stretto gomito con il procuratore capo Nicola Gratteri. Le bastò per tornare nel 2016 di nuovo a Catanzaro per lavorare nel locale pool antimafia che ha rivelato legami tra criminalità organizzata, politica e imprenditoria. E se da tre anni la dottoressa Frustaci vive sotto protezione, una ragione, diverse ragioni ci sono.
Per il magistrato calabrese giunto a Formia insieme al sostituto Luca Nania (magistrato militare e tributario) la giustizia “è una bella parola! Eppure è impronunciabile, in quel paese che dall’alto della collina scambia sguardi con il mare infinito della Calabria. Lara – la protagonista del libro – l’ha capito presto, tra gli ulivi del nonno, alle prese con i soprusi del vicino di casa, e sui banchi di scuola, dove a dettare legge sono Totò e i suoi amici. Un giorno, in un edificio abbandonato, Lara e Totò trovano un cagnolino bianco e morbido, che guaisce chiedendo aiuto. È lei a vederlo per prima, eppure il ragazzo reclama prepotentemente il suo diritto di tenere il cucciolo tutto per sé: non ci sta a farselo portare via da quella ragazzina che lo affronta a testa alta, senza paura. Ma Lara ha ormai intuito che il solo modo per sconfiggere la mafia, che serpeggia tra le case e le vie del paese, è guardarla in faccia con onestà e coraggio. Così decide di fare a Totò una proposta che non può rifiutare.
Costellata dalle figure straordinarie di Falcone e Borsellino, magistrati vittime della mafia in quel “horribilis” 1992, e di Gherardo Colombo, ex magistrato d’ispirazione per la protagonista, la dottoressa Frustaci ha voluto raccontare una “storia di crescita e riscatto” per dire ai ragazzi che di fronte alla mafia c’è sempre la possibilità di percorrere una strada diversa.
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