GAETA – Alla vigilia dello svolgimento del presidio organizzato dallo Spi Cgil di Latina e Frosinone – sarà il terzo dopo quelli tenuti presso gli uffici della direzione generale dell’Asl di Latina e Frosinone – nei pressi dell’ospedale “Monsignor Luigi Di Liegro” di Gaeta contro le liste d’attesa, affiora come un fantasma il progetto per la realizzazione di un centro d’alta diagnostica. Se ne cominciò a parlare esattamente quattro anni fa nelle fasi embrionali dell’emergenza pandemica Covid 19. L’allora direttore generale del’Asl di Latina Giorgio Casatri ed il sindaco di Gaeta dell’epoca, Cosimino Mitrano, firmarono in pompa magna nell’aula consiliare del comune un protocollo d’intesa che prevede la realizzazione di un’innovativa collaborazione istituzionale.
Il Comune di Gaeta si impegnava ad acquistare strumentazioni (per un valore di 750mila euro) utilizzando risorse economiche e attraverso la raccolta di contributi di soggetti privati, imprese, fondazioni, aziende internazionali, enti ed Istituzioni straniere per concederle all’Asl di Latina in comodato d’uso gratuito e destinare esclusivamente all’interno dell’ex ospedale “Monsignor Di Liegro” di Gaeta, oggi sede del Distretto 5. Insomma avrebbe dovuto costituire il punto di partenza per la realizzazione di un moderno centro di Alta Diagnostica Specialistica. L’Asl di Latina, inoltre, si impegnava a farsi carico sia di tutte le spese strutturali per la conformità dei locali e l’installazione dei macchinari, sia di ogni costo per la gestione e la manutenzione ordinaria e straordinaria degli stessi, nonché del reclutamento del personale medico, tecnico ed infermieristico.
Il protocollo sottoscritto dall’ex ‘diggì” Casati e dall’ex sindaco Mitrano precisava, tra l’altro, che qualora le attrezzature di diagnostica non fossero state più allocate all’interno del territorio Comunale di Gaeta, le stesse sarebbero dovute ritornate in proprietà e possesso del Comune donatore. Successivamente la stessa di Latina – eravamo a novembre 2020 – dava esecutività del protocollo di intesa per i lavori edili ed impiantistici da realizzare all’interno dell’ex ospedale di Gaeta per dar vita- come detto – al centro di Alta Diagnostica Specialistica. Si raggiunse l’intesa in base alla quale lo stesso centro dovesse essere dotato di una Tac a 128 strati, di un ecografo di ultima generazione, di un sistema telecomandato per esami radiografici, fluoroscopici e digitali, di un’attrezzatura mammografica digitale.
La realizzazione del Centro di Alta Diagnostica di Gaeta avrebbe dovuto centrare alcuni risultati, al momento disattesi: permettere di sostenere l’offerta sanitaria pubblica a tutela della prevenzione e della salute di tutti i cittadini del comprensorio del sud pontino e ridurre le lunghe liste di attesa, ora al centro della mobilitazione del sindacato pensionati della Cgil. Gli accordi tra l’Asl di Latina ed il Comune di Gaeta prevedevano anche che venisse apposta una targa all’ingresso del centro di Alta Diagnostica indicando la denominazione, la data dell’inaugurazione, il contributo dei donatori e le altre informazioni utili a sottolineare l’impegno di tutti coloro che fortemente avrebbero voluto la realizzazione nell’interesse dell’intera collettività.
A distanza di 4 anni l’intera collettività del comprensorio del sud Pontino è in attesa dell’attivazione del Centro di Alta Diagnostica di Gaeta a favore del quale arrivarono significative donazioni da parte della Cy Twombly Foundation, dell’Ordine Costantiniano Charity, dell’onlus dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, dell’Eni e della marina Militare americana la cui nave ammiraglia della VI Flotta “ Mount Whitney “ è storicamente di stanza a Gaeta. Queste istituzioni ed enti sono i primi a chiedere di sapere la destinazione delle loro donazioni che avrebbe dovuto servire a dar vita ad una struttura specialistica che, molto reclamizzata, è diventata un fantasma di se stessa.
A gettare benzina sul fuoco delle polemiche è l’ex sindaco ed capogruppo dell’Udc al Comune di Gaeta Giuseppe Matarazzo. Ha avanzato dubbi che, in quanto tali, meriterebbero da soli un’inchiesta: “Che fine hanno fatto le donazioni? L’amministrazione comunale dell’ epoca quanto ha ricevuto a titolo di donazioni ? E dove sono ora le somme donate?”.