LATINA – Un rinvio tecnico al 22 marzo per permettere alle difese di valutare eventuali eccezioni alle numerose richieste di costituzione di parte civile. Lo ha concesso venerdì mattina il Gup del Tribunale di Latina Giulia Paolini nella nuova seduta dell’udienza preliminare in cui rischiano il processo, dopo una laboriosa inchiesta promossa dalla Procura, i vertici della cooprerativa Karibù ed il consorzio Aid – più precisamente Marie Therese Mukamitsindo, dei figli Liliane Murekatete, moglie del deputato ex Verdi-Sinistra Italia, Aboubakar Soumahoro, Michel Rukundo, Aline Mutesi e Richard Mutangana – con le accuse di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto-riciclaggio nell’ambito della gestione dei fondi per richiedenti asilo e di minori non accompagnati nella provincia di Latina.
E sono state davero tante le richieste di costituzione di parte civile contro gli indagati; non solo la segreteria provinciale della Uiltucs ma anche 19 ex lavoratori (rappresentati dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti), i Comuni di Latina, Aprilia, Roccasecca, Pontinia, Monte San Biagio e Fondi, il Ministero degli interno attraverso l’Avvocatura dello Stato, il Codacons, il Consorzio Agenzia Inclusione dei Diritti e il commissario liquidatore della stessa coop Karibu. Nessuna richiesta di costituzione di parte civile è stata invece avanzata da altri comune – quelli di Cisterna, Roccagorga, Maenza, Priverno, Sezze, Terracina – che avevano approntato specifici progetti di accoglienza a favore di Karibu e Aid. E invece le indagini svolte dalla Finanza per conto dei Pm Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, avevano appurato, inviando Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete ai domiciliari e la disposizione dell’obbligo di dimora per Michel Rukundo, l’esistenza di un sovrannumero di ospiti, di alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato, di condizioni igieniche carenti, della mancata derattizzazione e deblattizzazione, del riscaldamento assente o comunque non adeguato, dell’insufficienza e scarsa qualità del cibo, della presenza di umidità e muffa nelle strutture, delle carenze del servizio di pulizia dei locali e dei servizi igienici e dell’insufficiente consegna di vestiario e prodotti per l’igiene.
Mentre era in corso l’udienza preliminare, davanti l’ingresso del Tribunale di Latina si è svolto un pacifico sit in delle maestranze senza lavoro: “Abbiamo ancora oggi gridato le difficolta’ ed il disagio dei tanti lavoratori rimasti senza lavoro – ha commentato il segretario provinciale della Uiltucs di Latina Giafranco Cartisano – Le maestranze chiedono attraverso la costituzione di parte civile il risarcimento del danno per essere rimasti senza occupazione dove il lavoro c’era! Nel settore non vi era alcuna crisi, le difficoltà occupazionali sono state create da questi imprenditori dell’accoglienza e dell’integrazione i quali hanno usato il denaro pubblico ed i Fondi Sociali Europei per altre finalità, lasciando i lavoratori senza stipendi e senza risposte. Pretendiamo ora verità, giustizia, e dignità la pretendiamo” – ha aggiunto Cartisano. La Uiltucs di Latina ha stigmatizzato la mancata costituzione di parte civile – come detto di quelle amministrazioni Comunali che accendevano i progetti, le convenzioni con Karibù ed il consorzio Aid. Dov’erano ? Perchè non controllavano e vigilavano insieme agli enti preposti, come la Prefettura, la quale si limitava a fare solo esigue sanzioni rispetto al grande flusso di denaro pubblico?”.