VENTOTENE – Il conto alla rovescia è terminato: giovedì 7 marzo prossimo uscirà in tutte le sale italiane “Un altro ferragosto”, il sequel, dopo 28 anni, di “Ferie d’agosto” che all’epoca fece conoscere (alla sua seconda pellicola) uno dei talenti del cinema italiano degli ultimi decenni, Paolo Virzì. Il regista livornese ha deciso di girare “Un altro ferragosto” ancora a Ventotene grazie alla sceneggiatura scritta da Francesco Bruni e dal fratello Carlo. Alla stessa stregua di “Ferie D’agosto” , che gli valse un David di Donatello come miglior film nel 1996, questo film vedrà scontrarsi ancora una volta due diverse Italia, armate e divise soprattutto dal punto di vista culturale e comportamentale.
Nel cast di “Un altro ferragosto” ci sono degli attori diretti ventotto anni fa dal quasi esordiente Virzì e, tra questi, Silvio Orlando,
In questa nuova pellicola si è dichiarato contentissimo di aver rimesso in gioco attori e personaggi (purtroppo mancano i soli Ennio Fantastichini e Piero Natoli, prematuramente scomparsi) e si è dichiarato “elettrizzato” per aver “riunito la gloriosa banda degli interpreti di “Ferie di agosto” del 1996. Il film sarà presentato giovedì presso l’Anteo Palazzo della Cultura di Roma alla presenza di una delegazione di ventotenesi che parteciperà ad un incontro con Paolo Virzì e con una parte del cast che dialogheranno con il critico cinematografico Paolo Mereghetti.
Una pre-presentazione della pellicola c’è stata domenica nel giorno del 60° compleanno di Virzì: “Il film – ha dichiarato il regista toscano – è nato da una pressione fortissima, affettuosa e ostinata, quasi ossessiva, ma a me sembrava una furbata e poi nel frattempo erano morti Piero Natoli ed Ennio Fantastichini. Quando però uno spettatore mi ha chiesto perché temessi il tema della morte e quando i confinati di Ventotene, tra cui Sandro Pertini, mi sono apparsi in sogno, ho capito che il lutto della famiglia Mazzoleni poteva essere una parte importante dl racconto. Un altro Ferragosto è anche un film sulla morte, che fa parte della vita, ma si parla pure di nascite e rinascite, innamoramenti e amori mai finiti. Di papà diventati perfetti e di mamme imperfette. Quindi ci troverete anche il tema della genitorialità”.
La struttura è la stessa del film precedente – le vicende dei due gruppi si alternano per poi incrociarsi – ma l’Italia di oggi è diversa. “Nel 1996 raccontavamo un’epoca che si è ormai conclusa lasciando il posto a un’altra. Per i personaggi è tempo di bilanci, l’occasione per riflettere sul tempo che passa, sulla vecchiaia che non vuol dire maturità, sulla scoperta delle proprie fragilità. Ferie d’agosto era il mio secondo film, era girato male, mi interessava solo raccontare i desideri e le paure dei personaggi. Oggi sono tecnicamente più bravo, ma non sono più il trentenne di allora. Anche Ventotene è cambiata, ma resta il simbolo dell’idea fondativa della convivenza civile del dopoguerra. E tornarci oggi era importante, mentre esplodono le guerre e la democrazia è in crisi… Forse non tutto è perduto: magari quel bambino che ascolta i racconti su Ventotene sarà il prossimo leader della sinistra”.