FORMIA – La tragedia di Giuseppe Maiolo poteva essere evitata ? Forse. A dichiaralo e a metterlo per iscritto è stato l’avvocato Luca Cupolino, il legale della signora Pamela Artale, la madre del giovane di 17 anni di Formia che ha perso la vita mercoledì in seguito ad un drammatico scontro nel tratto iniziale della superstrada per Cassino tra lo scooter su cui si trovava ed un camion condotto da un 35enne di Spigno Saturnia. L’avvocato Cupolino (probabilmente su indicazione della signora Pamela?) ha deciso di prendere posizione sulla morte che di Giuseppe Maiolo che da poco meno di un anno – come da noi anticipato – era stato affidato ai servizi sociali del comune di Formia.
L’aveva deciso con un’ordinanza davvero clamorosa il Tribunale dei Minorenni di Roma che aveva sospeso la potestà nei confronti dei genitori del 17enne per una serie di vicissitudini giudiziare in cui era stato coinvolto nel frattempo ed in precedenza il giovane residente nella frazione orientale di Penitro. La potestà era stata affidata al comune di Formia, ora finito sul banco degli imputati per non aver seguito – come avrebbe dovuto fare – Giuseppe, a cominciare dalla regolare frequenza dell’attività scolastica. E mercoledì mattina il 17enne si trovava in sella ad uno scooter di proprietà di un altro giovane.
L’avvocato Cupolino negli ultimi due anni aveva difeso Giuseppe in una serie di procedimenti che l’avevano visto coinvolto sin dalla giovane età “ma adesso non è né il momento né il luogo in cui discutere di questo, essendo le aule di giustizia le uniche sedi a ciò deputate”. L’avvocato Cupolino in una nota ufficiale con tanto di carta intestata ha deciso di parlare di Giuseppe, “un ragazzo dotato, brillante, il cui percorso di vita è stato sicuramente meno facile di quello di gran parte di noi, ma sempre affrontato con fierezza e coraggio. A prescindere dalle speculazioni – illazioni per lo più – comparse online, Giuseppe meritava unicamente di essere aiutato ad affrontare i propri demoni – comuni alla sua generazione -, non di essere isolato, ignorato e bollato; ed è proprio per questo motivo che lo spettacolo grottesco, mediatico e andato in scena sui social, non può che essere fortemente stigmatizzato da chi Giuseppe lo conosceva davvero. Da essere umano prima, da avvocato poi, per me non è possibile accettare l’ipocrita sfilata di soggetti – dapprima le stesse istituzioni pubbliche (chiaro il riferimento alla decisione del consiglio comunale di osservare nella parte finale della seduta monotematica di mercoledì sera un minuto di silenzio) che avevano lo specifico compito di tutelarlo – che, in cerca di visibilità, per mondarsi la coscienza o per un mero fine di strumentalizzazione politica e pubblica, si stanno struggendo, lanciandosi in quantomai inopportuni comunicati, proposte di ‘aiuto’ postumo o meri commenti”.
L’avvocato Cupolino non cita mai il comune di Formia ma utilizza il plurale: “Giuseppe, documenti alla mano, era sotto la tutela e l’egida di numerose istituzioni pubbliche, locali e non, nessuna delle quali – per quasi un anno – si è mai realmente curata delle necessità di vita di Giuseppe; non è stato iscritto a scuola, non ha goduto di alcuna assistenza pubblica, neanche in occasione di altre circostanze in cui, a parte la madre, nessuno ha voluto adempiere ai propri doveri”.
Insomma Giuseppe è stato trattato “da invisibile, dalle stesse istituzioni a cui era stato formalmente demandato il compito di tutelarlo, in spregio di qualsiasi principio morale e, soprattutto, in spregio al motivo della stessa esistenza di determinati enti; l’unica cosa che ha ricevuto è stata indifferenza, menefreghismo e, spesso, infondate querele e segnalazioni”.
L’avvocato Cupolino con un’invidiabile dose di coraggio lancia un monito dalla chiara valenza sociale: “La vita di Giuseppe può aver significato qualcosa unicamente per pochi, ma la sua morte deve significare qualcosa per tutti, affinchè non si assista più alla marginalizzazione dei soggetti più deboli, da parte dei soggetti più ‘forti’ che anzi dovrebbero, lontano dal palco pubblico, farsi un esame di coscienza e chiedersi seriamente se hanno davvero fatto il possibile, o quantomeno il dovuto, per assicurare a Giuseppe l’aiuto e la dignità di cui aveva pienamente diritto. Almeno questo, ognuno di noi, lo deve alla memoria di Giuseppe”.
L’avvocato Cupolino non si sbilancia ma è chiaro che su quanto avvenuto mercoledì informerà il Tribunale dei Minorenni che potrebbe chiedere al comune di Formia una relazione scritta su quanto avrebbe dovuto svolgere per favorire il processo di reinserimento sociale di Maiolo. E la legge è inequivocabilmente chiara: se i servizi sociali sono stati inefficienti, la responsabilità del sindaco-tutore è doppia.
Un esempio su tutti: la mancata iscrizione a scuola è un fatto gravissimo; l’evasione all’obbligo è punita dalla legge e, nello specifico, dal Decreto Caivano che ha voluto lo stesso centro-destra dopo i noti e tragici episodi consumati nel famigerato “Parco Verde” nel comune a nord di Napoli.
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