FROSINONE – E’ stato tradito dalle telecamere del bar il 23enne albanese che sabato sera ha aperto il fuoco contro alcuni connazionali a Frosinone. Grazie alle immagini e alle informazioni acquisite, gli investigatori della Squadra Mobile hanno identificato il presunto autore del delitto. Sono quindi subito scattate le ricerche dell’uomo che, sentendosi accerchiato, si è presentato nella notte tra sabato e domenica negli uffici della Questura accompagnato dal legale di fiducia. Al termine dell’interrogatorio di garanzia davanti al pm l’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio e triplice tentato omicidio, quindi condotto nella Casa Circondariale di Frosinone.
Dalle immagini delle telecamere del locale e della città i poliziotti della Squadra Mobile hanno appurato che i tre feriti e la vittima erano arrivati al locale a piedi, dopo aver parcheggiato le loro auto nelle vicinanze del bar. Come ricostruito dagli investigatori, i quattro si sono quindi avvicinati a un tavolo dove erano già seduti altri connazionali: uno di questi, per ragioni al vaglio, ha estratto un’arma da fuoco, esplodendo diversi colpi verso i componenti del gruppo appena giunto.
Intanto domenica mattina si è svolto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica alla presenza del prefetto Ernesto Liguori e procuratore capo di Frosinone Antonio Guerriero. E’ stato innanzitutto deciso di intensificare i servizi di prevenzione nel capuologo ciociaro dopo la sparatoria avvenuta tra i tavoli del bar Shake in cui è morto l’albanese. Nel corso della riunione a cui hanno preso parte i vertici delle forze dell’ordine locali, il questore Domenico Condello si è complimentato con i suoi uomini per la rapidità della risposta che ha portato in poche ore all’arresto dell’uomo che ha sparato.
”Un contributo positivo anche in termini di riduzione dell’allarme sociale”, ha detto. L’omicidio è maturato nell’ambito di una guerra tra bande, ha sottolineato il Procuratore. In totale sono nove le persone coinvolte, tutte identificate, e le indagini vanno avanti per individuare il movente, ricostruire un quadro più chiaro e vagliare la posizione di tutti gli albanesi che erano presenti.
Intanto – come da previsione – non sono tardate le prese di posizione. La prima è stata del Vescovo di Frosinone, Monsignor Ambrogio Spreafico: ”Le nostre città sono violente, il mondo è violento. Non possiamo accettare di condividere solo parole di insulto agli altri. Ognuno si deve prendere la responsabilità di essere pacificatore. La comunità che si è risvegliata è perplessa, sconvolta ovviamente, e anche senza parole. Ma noi le parole le dobbiamo trovare”. Il vescovo di Frosinone ha dato voce a tutta la sua preoccupazione: “E’ un mondo violento. La guerra non e’ che l’apice di questa violenza. Io sono molto preoccupato. Vorrei che le nostre comunità fossero un segno non per scaldare le poltrone ma per costruire la pacificazione”.
“Di fronte a quel bar – ha registrato il Vescovo – non sono successe altre sparatorie ma scontri sì, altre volte. Il problema è che noi abbandoniamo la città a se stessa, non ci prendiamo la responsabilità di capire che siamo in un mondo violento quindi accettiamo la violenza come un fatto normale, che non ci riguarda. In realtà, ci riguarda”. Monsignor Spreafico ha esteso la riflessione oltre la sua città: “120 femminicidi lo scorso anno, 20 quest’anno: non ci fanno pensare che forse c’è qualcosa che non funziona in tutti noi? Alla fine, chi si ribella alla violenza sui social? Io ho notizie continue di ragazzi, delle medie e delle superiori, che creano gruppi di contrasto, si picchiano , non è accettabile”.
“La sparatoria avvenuta nello Shake Bar di Frosinone desta allarme e preoccupazione sia per le modalità di esecuzione che per il grado di radicamento dei sodalizi criminali albanesi nella provincia di Frosinone – ha detto Giampiero Cioffredi, coordinatore Libera Lazio – Un plauso agli investigatori della Questura di Frosinone per la celerità con la quale a distanza di poche ore stanno chiarendo il contesto e i responsabili della sparatoria. Con fiducia aspettiamo che venga chiarito il movente ma non possiamo non rappresentare che nell’intero territorio della provincia di Frosinone il traffico di stupefacenti continua a rappresentare la più importante attività per la criminalità organizzata, con un ruolo non secondario riconducibile ad organizzazioni criminali albanesi”.
E ancora Cioffredi: “Negli ultimi 10 anni tante sono state le inchieste nel frusinate e le sentenze che hanno coinvolto sodalizi albanesi nello spaccio di droga e nella prostituzione. Facciamo un appello di maggiore corresponsabilità ai cittadini e soprattutto agli amministratori locali a non delegare il contrasto alla criminalità organizzata alle Forze di Polizia e alla Magistratura verso i quali nutriamo sentimenti di fiducia e gratitudine. E’ necessario rinforzare e riattivare tutti gli anticorpi sociali e culturali di cui questo territorio è certamente capace. Per questo motivo Libera ha scelto Roma, Lazio come piazza principale del prossimo 21 marzo per la XXIX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie con un corteo con partenza da Piazza Esquilino e arrivo a Circo Massimo dove saranno letti i nomi delle 1081 vittime innocenti delle mafie”.
La consigliera regionale del Pd Sara Battisti si è posto un interrogativo: “Siamo miopi o rassegnati? Quanto accaduto a Frosinone nel tardo pomeriggio di sabato è spaventoso. Uno dei nostri figli, poteva essere lì. Un nostro amico, poteva essere lì. Chiunque di noi, poteva essere lì. Ormai la criminalità agisce a cielo aperto, nelle zone della nostra quotidianità, come fosse terra di nessuno. Agisce perché abbiamo lasciato un vuoto da riempire con i loro malaffari. La politica deve fare mea culpa spogliandosi dei propri colori, perché abbiamo fallito tutti. La giornata di ieri non rappresenta il culmine di quel fallimento: è un trend ormai consolidato a cui iniziamo ad abituarci. È un’altra piazza che si sporca di sangue come ad Alatri, a Cassino o a Frosinone”.
“Oggi è il giorno dello sgomento, domani sarà già un altro giorno. La nostra provincia, da nord a sud, oramai è terra di conquista. Vengono e ci saccheggiano. Lo fa la piccola e grande criminalità, lo fa l’impresa, lo fa la politica – ha aggiunto l’esponente Dem – Indignarsi non basta, anzi non serve se non c’è un moto d’orgoglio collettivo, a partire dalle Istituzioni. Bisogna iniziare a dare risposte ed a ribellarsi al sistema che si è ormai consolidato. Una terra bella come la nostra – sottolinea – deve splendere e non soccombere. Lo dobbiamo alle bambine e ai bambini: non lasciamogli le zone di spaccio ma un futuro bello da potere vivere. Che si indica una grande mobilitazione popolare, condivisa in maniera trasversale, senza bandierine politiche, per dire basta a quanti pensano di potere usurpare un patrimonio figlio delle fatiche dei nostri padri e delle nostre madri”.
“Mobilitiamoci, facciamolo tutti insieme, istituzioni, associazioni, politica, cittadine e cittadini figli di questo territorio che dobbiamo difendere con tutte le nostre forze. E soprattutto noi, come istituzioni, come primi responsabili, incontriamoci in vista dell’arrivo del Presidente Mattarella, per lanciare un segnale di unità contro questo sistema malato, e per dare insieme risposte alla nostra comunità. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri genitori” ha concluso l’Onorevole Battisti.