LATINA – Mano pesante dei sostituti procuratori della Dda di Roma, Luigi Spinelli e Francesco Gualtieri, nel corso della requisitoria del processo, in corso di svolgimento davanti la Corte d’Assise di Latina (presieduta dal giudice Gian Luca Soana), per l’omicidio, avvenuto il 25 gennaio 2010, di Massimo Moro. L’uomo venne ucciso a colpi di pistola nel suo appartamento nel quartiere Q5 del capuologo pontino per quella che venne definita un’esecuzione nell’ambito di un ambito criminale.
I Pm della Dda capitolina hanno chiesto la condanna all’ergastolo, senza la concessione di alcuna attenuante, per il presunto esecutore materiale del delitto, Simone Grenga e del suo organizzatore Ferdinando Ciarelli detto Macù, quale organizzatore dell’agguato, senza concessione di alcuna attenuante. Per Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto Pupetto sono stati sollecitati invece 30 anni di carcere con le concessione delle attenuanti generiche. Per i quattro imputati il reato è pressoché identico: omicidio premeditato aggravato dai motivi abietti con l’aggravante di avere agito con metodo mafioso.
I sostituti procuratori Spinelli e Gualtieri hanno motivato le loro richieste di condanna sostenendo come l’omicidio di Moro sia stato l’effetto della gambizzazione di cui fu vittima lo stesso 25 gennaio di 14 anni Carmine Ciarelli, raggiunto da sette colpi di pistola nel bar di Latina in cui faceva colazione la mattina. Secondo la Dda i Ciarelli e i Di Silvio, sempre più alleati, con l’omicidio di Moro vollero lanciare un messaggio a conferma del loro dominio a Latina. E furono colpiti all’interno della sua abitazione Moro, impegnate ad espandere le proprie attivita illecite, ed il giorno dopo Fabio Buonamano, ucciso in via di Monte Lupone a colpi di pistola.
La Dda ha definito credibili le dichiarazioni rese agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, il cui contribuito, in qualità di membro della famiglia Ciarelli, è stato censurato dal collegio difensivo composto dagli avvocati Alessandro Farau, Marco Nardecchia, Emilio Siviero e Italo Montini. Se la sentenza è attesa per il prossimo 25 marzo subito l’intervento dei legali dei quattro imputati, la Corte d’assise è stata invitata dalla Dda a trasmettere alla procura di Latina per aprire un fascicolo, con le ipotesi di reato di falsa testimonianza alla luce delle dichiarazioni rese nel processo, nei confronti di Giuseppe Pasquale Di Silvio, Costantino Cha Cha Di Silvio e Angelo Travali.
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