MINTURNO – Pesa poco più di quaranta chili sapendo di non poter far fronte al suo appetito. Se non si alimenta con pane, pasta e acqua sono guai, vittima di attacchi di vomito e di lancinanti dolori addominali. La sua vita poi è diventata un inferno: rischia di perdere il suo posto di lavoro di docente di lettere presso l’istituto comprensivo di Monte San Biagio e, poiché piove sempre sul bagnato, è stata vittima il 4 dicembre scorso di un pauroso incidente stradale a Fondi mentre si recava a scuola e di un’incursione dei ladri che hanno svuotato la sua abitazione di Minturno dopo vive da sola dopo un divorzio e la scelta del figlio 19enne di andare a lavorare al nord.
Annalisa Paparella, di 53 anni, con un’invidiabile dignità è categorica su un aspetto: “Non ho problemi psicologici e psichiatrici. Non ho la depressione. Magari l’avessi. Avrei cominciato una terapia. E invece dopo essere stata visitata dai migliori gastroenterologi e psichiatri d’Italia – ho utilizzato completamente tutte le risorse economiche mia e della mia famiglia – nessun è riuscito a darmi una risposta sulle cause del mio malessere perenne”. La signora Annalisa ha deciso di pubblicizzare la sua situazione clinica per chiedere all’Asl di Latina (ma anche a tutte le istituzioni pubbliche interessate) di essere presa in carico, di “essere studiata in un centro medico in grado di identificare la reazione chimica che si scatena appena la paziente – ha scritto soltanto il 2 novembre scorso, il professor Antonio Iannetti, gastroenterologo e specialista delle malattie del fegato e di medicina interna del Policlinico Umberto I° – assume cibi e farmaci. E’ necessario che la paziente sia inviata al più presto ad un centro specialistico di terzo livello, italiano ed estero, dove vengano studiate e trattate queste patologie digestive, complesse e gravi”.
Se la signora Annalisa decide di mangiare a qualsiasi ora del giorno qualcosa che non sia pane bianco, pastina in bianco scondita e bere solo dell’acqua rischia di essere colpita da crisi violente che le portano scompensi di natura gastroenterologa, addominale e a subire incontinenza urinaria. Annalisa Paparella ha deciso con “un po’ di coraggio” di informare l’opinione pubblica sullo stato di salute perché il suo “lento e graduale deperimento” non le sta consentendo di condurre una vita normale, di esercitare la sua professione di insegnante (“se mi dovessi assentarmi da scuola dopo il periodo di malattia prescrittami per l’incidente stradale rischierei di prendere lo stipendio a metà e di essere poi licenziata”) e l’attività di madre.
La signora 53enne di Minturno nel corso del tempo ha offerto anche una grande collaborazione a tutti gli specialisti che in diversi angoli d’Italia l’hanno visitata “rovesciandomi come un calzino”. Annalisa colloca l’inizio del suo malessere nell’agosto 1993 a causa di quello che definisce e ammette “un uso eccessivo , scorretto e prolungato” di terapie con farmaci potenti per curare presunte tonsilliti e forti faringiti resistenti. Ma cosa assunse di cosi grave? Fans, pennicilina, cortisone, antibiotici, ferro e vaccini per contrastare quelle patologie respiratorie. Nel corso del tempo poi l’introito alimentare è diventato “più restrittivo e selettivo” a cui si sono aggiunti nel 2003 la rimozione chirurgica ghiandola del Bartolino destro e nel 2011 un intervento di tiroidectomia subtotale per un carcinoma papillifero. Dopo questi due interventi chirurgici , le condizioni di salute della donna sono peggiorate anche a causa di terapie farmacologiche.
“Nel dicembre feci il vaccino contro il Covid per poter andare a lavorare ed insegnare – aggiunge la signora Paparella – e i medici che sto incontrando mi hanno assicurato che questa profilassi c’entri con il peggioramento del mio quadro clinico. Ho sempre creduto nella medicina e per questo mi fido”. Soltanto nel corso del 2021 la via crucis della docente 53enne di Minturno ha conosciuto diverse stazioni presso il Campus bio medico di Roma, il Sant’Orsola Malpighi di Bologna (uno dei luminari del settore in Italia, il professor Stanghellini la sottopose ad una terapia farmacologica antinichel poi interrotte per “sofferenza generata”), il Cemad del Policlinico Gemelli di Roma che arrivò alla solita conclusione diagnostica:”grave iperpermeabiltà intestinale e sindrome della sensibilità chimico multipla non documentabili . Nessuna presa in carico della paziente (nonostante gli accordi con l’ospedale di Bologna) per incapacità di dare una sicura diagnosi e terapie adeguate La Paziente viene inviata presso cliniche nutrizionali private o pubbliche (TREC…).. Peggioramento delle condizioni di salute” .
E se fosse stato un problema legato ad un sospetto disturbo del comportamento alimentare? Il centro auxologico di Piancavallom in provincia di Verbania, dopo un ricovero della donna, non risolse il problema: la commissione psichiatrica dopo attenta valutazione non rileva alcun disturbo alimentare del comportamento. La Paziente viene inviata presso un centro gastroenterologico per “patologia digestiva funzionale complessa” e “valutazione approfondita”. Annalisa di ospedali ne ha frequentati tanti. Anche la struttura “Malattie Rare” del Monaldi di Napoli lo scorso 28 dicembre ha dovuto alzare bandiera bianca esternando la propria incapacità a rilevare la patologia digestiva della paziente: “Buon stato di salute mentale della paziente” con “l’incapacità delle strutture visitate dalla stessa a individuare e a diagnosticare la complessa patologia digestiva. E anche l’Asl di Latina non ha saputo sciogliere un rebus che sta rendendo davvero infernale la vita di una donna di soli 53 anni. Il 5 dicembre fu visitata dal dottor Emiliano Prinzivalli ( Dirigente Medico specialista in psichiatria ) presso il distretto di Gaeta “per escludere patologie psicosomatiche o somatiformi”.
Ecco il solito refrain finale: “Buon stato di salute mentale della paziente, nessun problema psichiatrico o psicosomatico o patologia somatiforme ( sottoposta a ennesimo colloquio, esame della documentazione). A fare compagnia alla signora Annalisa c’è un cagnolino Laila. La preoccupazione è una, forse duplice: “Comincio ad avvertire tanta indifferenza e solitudine. I miei stessi vicini, allargando le spalle, mi dicono, interrogandosi, ‘che possiamo fare noi per te? Niente”. La professoressa Paparella non vede l’ora di tornare ai suoi ragazzi a Monte San Biagio “perché la scuola è la mia vita. Ma come fare per arrivarci la mattina con il rischio di essere coinvolta in qualche incidente stradale dopo aver vomitato un pezzo di pane bianco con cui ho fatto colazione? I mie disturbi non sono psicologici, ne’ psicosomatici o altro. Non so piu’ come dimostrarlo. Il mio problema e’ prettamente digestivo anche se complesso. Chiedo aiuto con tutto il mio cuore di madre e di donna perche’ la mia vita e’ distrutta. Voglio uscire da questo incubo infernale e riacquistare la mia serenità. Vorrei tanto uscire da questo vicolo cieco e trovare, anche grazie alla mediazione dell’Asl di Latina, un centro in cui io possa essere presa in carico, essere curata e tornare a fare la professionista e essere mamma come tante”.