ARCE – Le drammatiche fasi che caratterizzarono le prime ricerche dopo la scomparsa di Serena Mollicone avvenuta il 1 giugno 2001 sono state ripercorse nel corso della nuova udienza, l’undicesima del processo di secondo grado in corso di svolgimento davanti alla Corte d’Assise d’appello di Roma. Che la preoccupazione per la scomparsa di Serena si sia trasformata subito in inquietudine e in angoscia lo ha ribadito lo zio paterno della studentessa di Arce, Antonio, ricordando cosa avvenne la sera del mancato ritorno a casa della nipote. “Serena quando faceva tardi avvisava sempre.
“Questo silenzio il papà Guglelmo lo interpretò come qualcosa di molto negativo – ha dichiarato – Telefonai a mio fratello poco prima delle 22 quando mia sorella annunciò a mia moglie che Serena non era tornata a casa e non aveva chiamato”. Antonio Mollicone ha confermato quando gli disse il fratello e cioè di aver visto Serena turbata, a scuola avevano fatto un dibattito sulla droga e lei diceva “come si fa se le istituzioni non ci aiutano? Ad Arce erano morti 4-5 ragazzi per droga e Serena soffriva per questo”.
Nella nuova udienza è intervenuto anche Emilio Cuomo, l’appuntato dei Carabinieri che la sera del 1 giugno 2001, giorno della scomparsa di Serena, era in servizio con Santino Tuzi, il brigadiere morto suicida nel 2008 dopo che aveva dichiarato di aver visto Serena entrare in caserma.“Tuzi non mi disse di aver visto Serena entrare in caserma. Non me lo disse mai neanche mentre facevano le ricerche – ha detto Cuomo – Ho saputo della scomparsa della ragazza quando siamo arrivati dal papà, Guglielmo Mollicone. Era circa mezzanotte e mezza e poco dopo è rientrato in caserma con la macchina il maresciallo Mottola. Accanto a lui c’era la moglie. Mottola indossava una tuta ginnica”.
Ancora Cuomo: “Tuzi entrò in caserma con Mottola e Guglielmo – ha ricostruito – Io sono rimasto finché non è uscito con una busta in mano: dentro c’era la denuncia di scomparsa e qualche foto di Serena che dovevamo portare a Pontecorvo. Tuzi mi disse che conosceva bene Serena e che conosceva anche il padre che era stato insegnante dei suoi figli”.
“Non ricordo che sul tavolo settorio ci fosse segatura o altro materiale e nemmeno nei sacchi che usammo per repertare i nastri adesivi”. Lo ha detto il luogotenente Marco Sperati, in servizio al reparto operativo del comando provinciale di Frosinone come addetto al sopralluogo e repertamento rispondendo sulle attività svolte dopo il ritrovamento del cadavere di Serena Mollicone. Il riferimento è a quanto sostenuto dalla difesa Mottola che, in una precedente udienza, aveva avanzato la tesi che il pulviscolo di legno della segatura che per regolamento sarebbe presente nelle camere mortuarie sarebbe finito sul nastro adesivo che avvolgeva il capo di Serena. Si torna in aula il prossimo 22 marzo.