FORMIA – Non ci sono responsabilità penali che hanno provocato con la sentenza numero 58 del 23 settembre 2010, 14 anni fa, il fallimento della Formia servizi spa, la società mista pubblico privata creata dalla precedente amministrazione comunale di centro sinistra per la gestione della sosta a pagamento e di importanti e strategici servizi turistico-portuali di Formia. A sentenziarlo è stato il Tribunale di Latina – presidente Coculo, giudici a latere Villani e Trapuzzano – che martedì ha dichiarato concluso questo complicato e datato procedimento che ruotava essenzialmente su due ipotesi di reato all’epoca caldeggiate dal magistrato titolare delle indagini, il sostituto procurato Raffaella Falcione: la bancarotta per la gran parte degli imputati ed il peculato per l’allora amministratore delegato della Formia Servizi spa, il manager napoletano Massimo Vernetti.
Per il Tribunale di Latina 14 anni di tempo non sono stati sufficienti per arrivare ad un giudizio finale e nell’udienza di martedì il sostituto procuratore Valerio De Luca ha dovuto prendere atto come sia maturata la prescrizione per le ipotesi di reato avanzate dalla Procura di via Ezio. Dopo il danno, dunque, anche la beffa, inevitabile, è arrivata per le tre parti in causa: per la società che all’epoca era considerata un fiore all’occhiello per la gestione pubblico-privata di importanti servizi al cittadino; per i 14 imputati che hanno affrontato un lungo processo per difendersi da accuse definite “bislacche ed offensive” e per l’impresa “Multipiano del Golfo”. Fu incaricata dalla “Formia Servizi” di realizzare il parcheggio multipiano di piazza Aldo Moro ma, dopo il default della società mista controllata dal comune di Formia, dovette subire la stessa ed immeritata sorte.
Ma la prescrizione sentenziata dal Tribunale di Latina è stata un pugno nello stomaco per i componenti , diversi, che hanno fatto parte del consiglio d’amministrazione della Formia Servizi (Giacomo De Luca, Loredana Pugliese, Giuseppe Cannavale, Giuseppe Masiello, Mario Galasso, Patrizia Averaimo e Gianluca Gattino) e per i membri del collegio sindacali (Mario Galasso, Erasmo Scipione, Salvatore Testa, Antonio D’Urso, Alessandro Palmaccio e Vincenzo Palmaccio) in carica dal 2004 al 23 settembre 2010.
I capi di imputazione per i quali l’allora Pm Falcione aveva chiesto ed ottenuto il processo – peraltro considerato una costola della più importante inchiesta denominata “Sistema Formia” – furono diversi ma – come detto – il tribunale di Latina non è riuscito a fronteggiare l’incognita-tempo. Sicuramente i momenti cruciali sarebbero stati due: il primo è datato 11 aprile 2007 quando il consiglio d’amministrazione della società approvò la gara d’appalto, per un importo di 4 milioni e 446mila euro, per la realizzazione del parcheggio multipiano di piazza Aldo Moro. Questa previone finanziaria non fu coperta dal contratto di mutuo precedentemente contratto con la banca Biis (per un importo di 4 milioni e 372mila euro) in quanto questo stesso finanziamento era stato anticipatamente speso, nel periodo 2005-2007, per “costi prodromici”(saggi nel sottosuolo dell’attuale piazza Moro) per la realizzazione dell’opera per un importo di 294mila euro.
Insomma la coperta diventò improvvisamente corta e – secondo la Procura di Latina – una ragione oggettiva c’era stata. Per questo momento i revisori dei conti furono accusati di omettere di esercitare “la dovuta vigilanza ai sensi dell’articolo 2403 del codice civile” e di convocare l’assemblea dei soci “per gli opportuni provvedimenti”. Se nel corso di quegli anni i bilanci non furono considerati veritieri per la mancata previsione del pagamento di canoni comunali come la Tarsu e la Tosap, un secondo momento determinante sul quale si è abbattuta come da previsione la prescrizione ha riguardato l’ex amministrazione delegato Massimo Vernetti.
Era imputato di peculato perché con la complicità del CdA avrebbe incassato complessivamente 244mila euro negli anni 2007-2009 a titolo di consulenza gestionale. Si tratta di danaro destinato ai creditori della Formia Servizi e che lo stesso Vernetti, da qualche anno impegnato nella gestione delle strisce blù nell’area del piazzale della stazione venduto dall’ex Consorzio industriale del sud pontino , non avrebbe potuto beneficiare. Il motivo? Aveva percepito indennità di gran lunga superiore a quelle dei sindaci. Lo decisero le leggi finanziarie di quegli anni secondo le quali i vertici delle società partecipate dovevano rispettare un limite del 78% (anni 2007 e 2008) e del 68%(2009) delle indennità all’epoca previste per il sindaco di Formia. I bilanci della Formia Servizi spa ne risentirono ed il tribunale fallimentare di Latina con la sentenza numero 58 del settembre 2010 decretò la bancarotta della società per la quale non ci potranno essere responsabili.
Un brutto momento per un caso di mala- giustizia.