LATINA – Le accuse furono circostanziate: avrebbero taglieggiato a lungo i titolari di alcuni locali della zona dei pub di Latina, episodi rivelati da alcuni collaboratori di giustizia. Per le accuse di violenza privata, rapina ed estorsione aggravati dal metodo mafioso alcuni componenti del clan Di Silvio furono arrestati il 7 dicembre 2020 nell’ambito dell’operazione “Movida”. Mercoledì è arrivata la parola fine sul piano processuale all’operazione della Squadra Mobile di Latina. La Corte di Cassazione ha confermato le condanne emesse dalla Corte di Appello nonostante l’appello presentato dagli avvocati Gaetano Marino, Massimo Frisetti, Maurizio Forte, Luca Melegari e Carla Bertini.
E così che la Suprema Corte ha ribadito le condanne di secondo grado per Costanzo Di Silvio (5 anni e sei mesi di carcere), Antonio Patatino Di Silvio (6 anni e quattro mesi), Luca Pes (2 anni e otto mesi) mentre un anno di reclusione è stato inferto a Mario Guadagnino. Secondo gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dai Pm della Direzione distrettuale antimafia di Roma, i componenti della famiglia Di Silvio avrebbero fatto leva sulla loro appartenenza per costringere l’assoggettamento delle vittime e la loro omertà per far fronte alle pressanti richieste di danaro.
E le richieste estorsive – e l’hanno appurato le indagini e ora tre gradi di giudizio – furono alcuni dei titolari di alcuni locali della zona dei pub di Latina,episodi gravi confermati in sede processuali dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.