GAETA – Sarà la giudice Laura Morselli ad emettere il prossimo 13 giugno la sentenza al termine del processo per la lottizzazione abusiva che sarebbe stata realizzata all’interno dell’ex vetreria Avir di Gaeta al punto che 12 anni fa l’area venne sottoposta a sequestro penale dai Carabinieri del Nipaf per ordine del magistrato che rappresenta la pubblica accusa nel procedimento, il sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Lo ha comunicato il collega Mario La Rosa alla ripresa del dibattimento che l’8 gennaio scorso aveva conosciuto uno stop tecnico per il fatto che il giudice monocratico Laura Morselli dal 1 gennaio scorso è stata trasferita ad altro incarico diventando Gip e Gup dello stesso Tribunale di Latina prendendo di fatto il posto del dottor La Rosa, diventato ora magistrato giudicante.
A concedere il nulla osta alla dottoressa Morselli per emettere la sentenza è stata la presidente del Tribunale di piazza Buozzi, la dottoressa Caterina Chiaravellotti, anche lei nel frattempo firmataria di una richiesta pendente davanti il Consiglio Superiore della Magistratura per essere trasferita ad altro incarico. Il verdetto finale arriverà dunque a metà giugno e ad attenderlo sono gli attuali imputati per lottizzazione abusiva in concorso, Nicola Martino e Raffaele Di Tella, rispettivamente amministratore delle società edilizie “Gaim srl” e “Di Tella srl. “Gli ex proprietari della vetreria Avir di Gaeta meritano un’assoluzione dopo 12 anni perché non hanno ne commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato”. Era terminata così, dopo quasi tre ore, lo scorso 29 novembre il circostanziato interento dell’unico legale difensore, l’avvocato Luca Scipione.
Nella sua requisitoria a 12 anni dai fatti il dottor Miliano aveva svelato le sue carte e aveva chiesto per i due imputati un anno e quattro mesi di reclusione e soprattutto la confisca dell’area. Per affidarla al comune di Gaeta – come peraltro è avvenuto alla luce di una sentenza del Consiglio di Stato emessa da una relazione falsa di una dirigente del comune di Gaeta per la quale c’è stato un rinvio a giudizio del Gup del Tribunale di Roma – o allo Stato? Il Pm Miliano, di fronte a questa opzione, aveva scelto il secondo. Nel corso della sua requisitoria Miliano aveva motivato la sua richiesta di condanna. Le due ex società proprietarie dell’Avir avrebbero effettuato – a suo dire – una serie di frazionamenti che, alla distanza, avrebbero provocato un aumento volumetrico con finalità di edilizia privata residenziale.
Nella sua arringa l’avvocato Scipione, invece, era stato di tutt’altro avviso affermando come del reato di lottizzazione abusiva, semmai fosse stato compiuto, non potevano essere considerati responsabili soltanto due imprenditori privati. Insomma quel tipo di reato, qualora fosse stato commesso, avrebbe dovuto vedere coinvolti eventualmente dirigenti, tecnici ed amministratori del comune di Gaeta che in questa tortuosissima vicenda tecnico urbanistica non sono stati mai citati. In ordine al frazionamento di ben 28 lotti del complesso immobiliare dell’ex Avir, il legale della Gaim e della Di Tella srl aveva spiegato come sei siano stati particelizzati quasi un secolo fa – nel 1928 – altrettanti siano stati eseguiti nel 2005, 18 anni fa, mentre dei 16 rimanenti furono avanzate altrettante richieste al comune di Gaeta ma non se ne fece mai niente.
Se il Prg del comune di Gaeta adottato nel 1973 prevedeva per l’area ex Avir 53mila metri cubi, l’avvocato Scipione aveva ricordato una significativa ricognizione volumetrica che promosse l’amministrazione del sindaco Antonio Raimondi. Diede mandato all’allora dirigente del settore urbanistica Sisto Astarita di verificare la situazione esistente alla luce di una precisa volontà dei privati di riqualificare l’area, in stretta collaborazione con il comune di Gaeta, presentando il piano integrato d’intervento previsto dalla legge regionale numero 22/1997 sul recupero funzionale dei siti industriali dismessi. E nel corso della sua arringa l’avvocato Scipione ricordò come tutto avvenne alla luce del sole, o meglio, all’interno del teatro Ariston che ospitò due happening pubblici alla presenza di “centinaia e centinaia di cittadini. Intanto lo scorso gennaio avevano deciso di passare al contrattacco contro il comune di Gaeta. Come? Presentando quattro lettere di messa in mora per chiedere 22 milioni di euro per i danni subiti dopo che l’area e lo stabilimento industriale di Serapo sono finiti, su input dell’ex sindaco Cosimino Mitrano, nella proprietà immobiliare del comune.
Alla messa in mora congiunta del 22 dicembre scorso inviata dall’avvocato Luca Scipione per conto della “Gaim srl” e della T.F.Costruzioni srl” se ne sono aggiunte altre due trasmesse per conto dall’ex rappresentante legale della “Di Tella srl”, Raffaele Di Tella, e dalla figlia (la prima), degli eredi Simeoli e dell’ex amministratore della “Gaim srl” Nicola Martino. Questi due annunci di fatto avevano inaugurato l’avvio del procedimento per lo svolgimento di due distinte iniziative risarcitorie che, rispetto a quelle ingenti (20 milioni di euro) presentate dalla “Gaim srl” e dalla T.F.Costruzioni srl”, contengono richieste più contenute: un milione di euro a testa. Anche la seconda e terza messa in mora hanno per destinatari il sindaco Cristian Leccese e l’ex dirigente del settore urbanistica del comune Stefania Della Notte. I privati chiedono di essere ristorati complessivamente per i presunti danni subiti da quando, nel 2012, l’area fu sequestrata dal Nipaf dei Carabinieri per ordine del sostituto procuratore Giuseppe Miliano, lo stesso che rappresenta la pubblica accusa nel processo che conoscerà il suo epilogo – si spera – il 13 giugno 2024.