“Mi dispiace che il Senatore Fazzone pensi di risolvere i problemi energetici di questa provincia riaccendendo le due dismesse centrali nucleari o tentando di costruire qualche impianto di cremazione”. Il due volte presidente della Provincia ed attuale sindaco di Sperlonga Armando Cusani ha atteso qualche giorno prima di esprimere il suo pensiero (“spero che mi sia concesso”) in merito al contenuto al disegno di legge presentato in commissione Ambiente a Palazzo Madama dal coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone che, dal titolo “Disposizioni per la riattivazione delle centrali nucleari esistenti sul territorio nazionale e la costruzione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare”, mira alla riattivazione degli impianti nucleari esistenti sul territorio nazionale e chiusi dal referendum abrogativo del 1987: Trino, Caorso, Latina e Garigliano-Sessa Aurunca.
I rapporti, politici e ancorprima personali, tra il sindaco di Sperlonga ed il parlamentare azzurro di Fondi sono pressochè inesistenti da quando Cusani, considerato il delfino del coordinatore regionale di Forza Italia, ha deciso di abbandonare il partito di Silvio Berlusconi che aveva contribuito a far nascere esattamente trent’anni fa in provincia di Latina. Cusani, vuoi anche per l’effervescente periodo pre-elettorale, ha deciso di interrompere il suo silenzio attaccando il dominus della sua vecchia forza politica: “Sono stato zitto per alcuni giorni perché speravo che qualcuno più avvezzo a finire sui giornali intervenisse – ha commentato Cusani – Come nessuno ha commentato la folle ed inverosimile proposta del Senatore Fazzone sono stato travolto da richieste ad intervenire da parte di cittadini, che votano soprattutto centro destra, residenti nei crateri dei siti dismessi di Borgo Sabotino e del Garigliano. Premetto che sono favorevole al ritorno al nucleare ma ad un nucleare sicuro, di quarta generazione e dunque, ipersicuro. Sono rammaricato del disegno di legge di Fazzone, che da quello che leggo non ha trovato fortunatamente proseliti, perché non ha capito ancora sufficientemente cosa abbiano rappresentato le centrali nucleari di Latina e del Garigliano per questa provincia. Il disegno di legge presentato nella commissione Ambiente del Senato non fa altro che confermare la tradizione di territorio ad essere una servitù sul fronte del nucleare. In meno di cento chilometri hanno operato per un quarto di secolo due delle quattro centrali nucleari attive in Italia ed il Senatore Fazzone, sapendo che devono essere ancora smaltite le scorie radioattive prodotte da questi due siti, che fa? Propone, solo per meritare a fatica qualche titolo di giornale, di riattivarle”.
Il ddl del Senatore di Forza – si legge nel testo depositato – “ha l’intento di perseguire il miglioramento del sistema energetico italiano, che i tempi hanno reso ormai necessario e improcrastinabile, e al fine di consentire all’Italia di emanciparsi dalla dipendenza energetica dall’estero si pone l’obiettivo, unitamente all’utilizzo del fotovoltaico, dell’eolico e dell’idroelettrico, di introdurre l’uso pacifico e civile dell’energia nucleare di nuova generazione, prevedendo la riattivazione degli impianti nucleari esistenti e la costruzione e la gestione di nuove centrali nucleari e del deposito nazionale per la sistemazione in sicurezza e lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi”.
L’ex presidente della Provincia Cusani si dice sicuro che, di fronte all’ ”incomprensibile ed imbarazzante silenzio della politica del territorio”, la migliore risposta al Senatore di Forza Italia l’abbia fornita la Sogin, la società di Stato attualmente incaricata del decommissioning dei quattro siti nucleari dismessi e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Se a dire del Senatore Fazzone il programma dei lavori dovrebbe essere, invece, sottoposto all’approvazione dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, l’Ispra, per assicurare la sostenibilità degli interventi da apportare per il miglioramento della sicurezza nucleare e di garantire una conduzione degli impianti rispondente alle norme internazionali in materia, il sindaco di Sperlonga è andato a rispolverare un’intervista dello scorso 3 gennaio di Gian Luca Artizzu, l’amministratore delegato di Sogin , secondo il quale “il grado di decomissioning raggiunto, e il grado di obsolescenza delle strutture di supporto, non consente la riattivazione delle centrali. Occorre costruirle ex novo con le tecnologie odierne. Credo che la frase si possa riferire più correttamente alla riattivazione dell’intero sistema”.
Sul piano scientifico Cusani ha condiviso la posizione del professor Giuseppe Zollino, docente di Tecnica ed Economia dell’Energia e di Impianti Nucleari all’Università di Padova. Ha detto chiaramente che “è una discussione da bar dello sport parlare di riavvio di centrali nucleari costruite negli anni 60 e 70 e in smantellamento da molti anni, dell’affidamento di funzioni di controllo e di regolazione all’Ispra, come noto sostituita da molti anni dall’Ispettorato per la Sicurezza Nucleare, che peraltro difetta delle funzioni necessarie a svolgere pienamente il ruolo di autorità di sicurezza nucleare nel nuovo scenario, di indennizzo e compensazione riconosciuti ai comuni del raggio di ben 100 chilometri dalla centrale…”.
L’attacco politico di Cusani a Fazzone risente naturalmente della campagna elettorale in corso per le europee: “Mi avrebbe fatto piacere se il Senatore avesse chiesto alla Sogin i tempi per completare gli interventi dei decomissioning dei siti di Borgo Sabotino e del Garigliano. Gli interventi di bonifica e di riqualificazione si stanno eseguendo secondo programma ma ci saremmo aspettati che il Senatore Fazzone avesse posto qualche domanda sulla destinazione dei rifiuti che, ancora presenti nella pancia dei due siti, attendono di essere smaltiti in un deposito nazionale che nessuno giustamente vuole. E invece si chiede allo Stato di riattivare due centrali realizzate con tecnologie di 60 anni fa quando non si affronta concretamente il futuro vero di quanto prodotto da queste due autentiche e pericolose servitù”. Intanto nei giorni scorsi, presso la sala Caduti di Nassiriya del Senato, si è svolto il convegno “Il nucleare in Italia nella transizione energetica: sostenibilità ed indipendenza” che, organizzato dall’Ugl Chimici, ha affrontato numerosi temi di rilievo nell’ambito della transizione energetica, dalle prospettive per l’economia e la politica energetica alle ricadute sul mondo del lavoro e sull’occupazione, dalla gestione dei rifiuti radioattivi fino alla formazione e all’informazione dell’opinione pubblica. Alla presenza dell’Onorevole Vannia Gava, Viceministra dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, è intervenuto anche l’Amministratore Delegato della Sogin, Gian Luca Artizzu, ha sottolineato, affiancato dai rappresentanti di diverse istituzioni nazionali ed europee, del mondo dell’Università e della ricerca e di altri player del settore, il monito del due volte presidente della Provincia di Latina: “Bisogna migliorare il dialogo con i territori. Le stesse iniziative di decomissioning, inizialmente erano state osteggiate, ora stanno centrando i risultati sperati. Ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando e sta cambiando soprattutto da parte dei giovani”.
Artizzu ha, inoltre. ricordato che a metà maggio si terrà un altro Open Gate, l’iniziativa con la quale la Sogin aprirà le porte degli impianti in dismissione di Borgo Sabotino e del Garigliano al pubblico. “C‘è sete di conoscenza di tutto ciò che è nucleare perché quello che deve essere chiaro è che tutto ciò che è stato raccontato sinora non è vero o, quantomeno, è vero soltanto in parte. Bisogna capire qual è quella parte. Serve, quindi, un grande sforzo di comunicazione, un grande sforzo di alfabetizzazione sul nucleare”. Soprattutto della politica, a qualsiasi livello..