SUD PONTINO – Quando era tutto pronto ha subito un rinvio al prossimo 30 maggio la sentenza del processo di secondo grado in corso in corso di svolgimento davanti la prima sezione penale della Corte d’Appello di Roma nell’ambito dell’operazione anti droga “Touch & Go”. Uno degli imputati Giancarlo Di Meo, attraverso il suo legale difensore Gianni Bove, ha chiesto il rinvio della sentenza per l’impossibilità, a causa di un suo ricovero in ospedale, a presenziare all’udienza conclusiva di un processo che aveva vissuto un momento importante lo scorso 23 febbraio in occasione della seconda udienza. La conferma pressoché totale delle 11 condanne di primo grado, pari ad oltre 80 anni di carcere, inflitte dal giudice monocratico Marco Gioia del Tribunale di Cassino.
Era stata questa la requisitoria del Procuratore generale Bruno Giangiacomo. L’inchiesta il 1 luglio 2020 culminò con l’arresto complessivamente di 20 persone accusate di gestire, almeno dal 2015, a Formia e a Scauri un collaudato sistema specializzato nello spaccio di cocaina, hashish e marjuana ma anche al possesso di armi e di materiali esplodenti, minacce, violenza privata e lesioni. Pur stralciando parzialmente le posizioni di tre imputati – Domenico De Rosa, Francesco Leone e Marco Barattolo – il rappresentante della pubblica accusa aveva chiesto, di fatto, la conferma delle condanne emesse il 21 dicembre 2021 dal Tribunale di Cassino a fronte della requisitoria avanzata dal’allora sostituto procuratore della Dda Corrado Fasanelli che, a sua volta, aveva sollecitato condanne per 147 anni e mezzo di carcere.
Al termine del processo di primo grado la sentenza del Giudice Marco Gioia era stata – si fa per dire – più mite escludendo per gli imputati l’aggravante del vincolo associativo di stampo camorristico. Le condanne più pesanti – 10 anni e mezzo – erano state inflitte nei confronti di Armando Danilo Clemente, Domenico De Rosa e a Giuseppe De Rosa (10 anni e 4 mesi di carcere). Gli altri provvedimenti detentivi avevano riguardato Matteo Rotondo (sette anni e 4 mesi), Nocella Giovanni e Giuseppe Leone (sette anni e 2 mesi), Francesco Leone (sette anni), appunto Giancarlo Di Meo (sei anni e 10 mesi), Daniele Scarpa e Giuseppe Sellitto (sei anni e 8 mesi) e Marco Barattolo (quattro e due mesi).
L’unica assoluzione aveva riguardato l’unica donna, R. P. che, difesa dall’avvocato Massimo Signore, aveva chiesto, come gli altri 11 imputati, di essere giudicata con il rito ordinario. Nell’udienza di giovedì la sentenza sarebbe dovuta essere anticipata dalle arringhe di altri componenti del nutrito collegio difensivo dopo l’intervento a febbraio degli avvocati Vincenzo Macari e Luca Scipione . Nove persone arrestate nel luglio di quattro anni avevano scelto di essere giudicate davanti il tribunale di Roma con il rito abbreviato e le pene furono paradossalmente più pesanti di quelle del Tribunale di Cassino al termine del rito ordinario.