Cronaca

Arce / Omicidio Serena Mollicone, duro commento di Lavorino dopo l’audizione dei nuovi testi

ARCE – “Non è vero che Marco Mottola il 1 giugno 2001 fosse al bar Chioppetelle e litigasse con Serena Mollicone. Non corrisponde a verità che Carmine Belli il 1 giugno di 23 anni fa abbia visto Serena che litigava con un ragazzo con i capelli biondi mechati”. Com’era nelle previsioni alcuni resoconti giornalisti della 16° udienza, svolta nella giornata di venerdì, del processo d’appello per l’omicidio della 18enne studentessa di Arce sono finiti sotto la lente d’ingrandimento degli avvocati dei tre principali imputati, Franco, Marco e Annamaria Mottola. Il portavoce del loro collegio difensivo, il criminologo Carmelo Lavorino, ha deciso di commentare “con rammarico e sdegno” alcuni “falsi messaggi che potrebbero destabilizzare, attraverso una non corretta informazione, l’opinione pubblica”.

Il professor Lavorino è categorico su un punto dopo l’audizione dei cinque testi che, mai comparsi di un’aula di giustizia, è stata sollecitata dalla Procura generale e da quella di Cassino nel suo ricorso contro la sentenza di assoluzione dei tre componenti della famiglia Mottola e dei Carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. “Marco Mottola il 1 giugno 2001 non è mai stato al bar Chioppetelle – ha subito puntualizzato il professor Lavorino – Per quella mattina ha un alibi fortissimo (tabulati telefonici e dichiarazioni sit e testimoniali), che Carmine Belli mai ha riconosciuto in Marco Mottola il “ragazzo biondo mechato” che strattonava la ragazza divenuta miracolamente Serena Mollicone e che lo ha descritto alto come Serena (Marco è alto 180 centimetri, Serena…155), che l’avvistamento è del 31 maggio 2001 (non del 1° giugno), che la ragazza non poteva essere Serena Mollicone perché era a scuola: quindi, siamo alla sagra degli errori investigativi”.

La difesa della famiglia Mottola, dunque, critica la scelta della pubblica accusa di chiamare a deporre cinque testi mai sentiti sinora: “Purtroppo gli inquirenti hanno commesso una serie di errori di percezione e di impostazione metodologica, hanno ceduto all’innamoramento dell’illazione congetturale – ha aggiunto Lavorino – sono entrati nel deserto della confusione (alias “buttarla in caciara”) e lì sono rimasti. Purtroppo si stanno spendendo e buttando i soldi del contribuente per non arrivare a nulla. Purtroppo si stanno dilapidando risorse, piste, indizi e competenze. Purtroppo il sonno della ragione genera mostri – ha concluso il professor Lavorino – E la povera Serena Mollicone, i suoi famigliari e il popolo italiano non riescono ad avere giustizia”.

Si tornerà in aula tra un mese circa, il 16 maggio quando a comparirà davanti la Corte d’Assise d’appello sarà Carmine Belli, il carrozziere che, arrestato nel 2004 per essere considerato (erroneamente) l’omicida di Serena, rimase in carcere 18 mesi per essere assolto in tre gradi di giudizio”.

Un altro capitolo triste e grave di una tragedia tutta italiana avvolta, dopo 23 anni, ancora nel mistero…

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