FIUGGI – La famiglia ha coltivato qualche speranza in occasione della recente visita di Stato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel paese africano. E invece Maurizio Cocco, 62enne imprenditore ed ingegnere di Fiuggi, dovrà rimanere nel carcere di Abidjan, in Costa d’Avorio, sino alla conclusione del processo prevista per il prossimo 7 maggio. Lo ha deciso il Tribunale dove si sta svolgendo il dibattimento in cui l’uomo, arrestato oltre 22 mesi fa, si sta difendendo dall’accusa di frode fiscale dopo aver dimostrato la sua estraneità alle ipotesi di reato formulate inizialmente, quelle più pesanti e gravi di narcotraffico e riciclaggio.
L’autorità giudiziaria del paese ivoriano ha rigettato ora l’istanza di scarcerazione formalizzata dalla famiglia del 62enne imprenditore di Fiuggi quando la nostra pubblica accusa si era detta favorevole per l’immediato ritorno in Italia dell’uomo alla luce di una meticolosa memoria difensiva. Gli avvocati Angelo Testa e Pasquale Cirillo, lamentando il precario quadro clinico dell’uomo e le condizioni disumane cui è costretto a vivere in un penitenziario che ospita 15mila persone rispetto alle 1500 previste, hanno spiegato come l’ipotesi di frode celi oggettivi elementi di debolezza. Cocco, impegnato nel settore delle costruzioni in qualità di sub appaltatore, è accusato di aver incassato in contanti un “Sal” da un imprenditore dal quale aveva ottenuto l’incarico. La difesa ha prodotto una comunicazione con la quale Cocco, prima di incassare quel danaro, aveva chiesto ed ottenuto l’assenso a farlo da una funzionaria di banca di Abidjan, coinvolta nell’inchiesta per uscirne definitivamente subito.
La famiglia di Cocco si è detta fiduciosa che questa brutta vicenda conosca un epilogo positivo, soprattutto dopo l’interessamento dell’Onorevole Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d’Italia eletto nella circoscrizione estera che, su richiesta del deputato ciociaro Paolo Pulciani, ha inaugurato, dopo un vuoto di quasi due anni, un filo diretto con le nostre autorità diplomatiche in Costa D’Avorio, ora presenti, rispetto al passato, nel processo in corso di svolgimento.
“L’ingegner Cocco, lo dico senza mezze misure, sta morendo. È stato prima incolpato di far parte di un’organizzazione di narcotraffico e arrestato. Successivamente alla caduta di queste imputazioni, – ha dchiarato l’Onorevole Di Giuseppe – è stato accusato di frode fiscale senza che venissero esibite le prove: è in regime di carcere preventivo da giugno 2022, un periodo di detenzione addirittura superiore a quello di una possibile condanna per il reato contestato. Cocco, vive in una camerata di pochi metri quadrati con decine di persone, senza servizi igienici, e privo di assistenza sanitaria per le sue gravissime patologie”.
“Bisogna fare in modo – ha concluso Di Giuseppe – che i duemila italiani incarcerati in tutto il mondo abbiano un giusto processo, siano liberati in caso di innocenza o vengano riportati in Italia nel caso le leggi internazionali lo consentano. Come già fatto per altri connazionali, mi adopererò per tutte queste persone, dimenticate da troppi anni”. Di questa brutta vicenda si sta occupando anche la delegazione dell’Unione Europea in Costa d’Avorio. Non ha formalmente una competenza consolare ma ha fatto sapere di “essere a conoscenza di questo caso ed è in stretto contatto con l’Ambasciata italiana presente nel Paese. L’Ambasciatore italiano e i servizi consolari italiani stanno seguendo attivamente questo caso”.
La Commissione Ue ha assicurato, inoltre, di aver finanziato progetti per migliorare le condizioni nelle carceri della Costa d’Avorio e per ridurre il tasso della custodia cautelare dietro le sbarre, come quella subita dall’ingegnere-imprenditore 62enne di Fiuggi.