CASTELFORTE – E’ iniziato con un colpo di scena ed è stato subito rinviato al 9 maggio prossimo il processo nei confronti di Giuseppe Molinaro, il 56enne ex Carabiniere accusato di aver ucciso il 7 marzo 2023 con tre colpi di pistola – tre all’addome ed uno alla mascella destra – il direttore dell’hotel “Nuova Suio”, il 66enne di San Giorgio a Liri Giovanni Fidaleo e di aver ferito gravemente la trentenne Miriam Mìgnano, la donna con il militare aveva concluso una relazione sentimentale. Molinaro, rinviato a giudizio lo scorso 12 febbraio con le accuse di omicidio volontario, tentato omicidio, stalking e furto, è comparso davanti il giudice monocratico del Tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro nonostante lo staff medico del carcere militare di Santa Capua Vetere – la struttura in cui si trova recluso da oltre un anno l’ex Carabiniere – avesse consigliato il contrario.
E invece Molinaro si è sentito male nelle fasi iniziali dell’udienza del rito abbreviato secco in cui il 56enne avrebbe voluto rispondere al magistrato titolare delle indagini, il sostituto Procuratore Chiara D’Orefice. E invece se ne riparlerà il 9 maggio e la difesa dell’uomo, rappresentata dagli avvocati Giampiero Guardiello e Massimo Tamburrino, ha rinnovato la richiesta di svolgere il rito abbreviato condizionato allo svolgimento della perizia psichiatrica perchè – a suo dire – l’ex Carabiniere è incapace, alla luce del suo peggiorato quadro clinico, di affrontare e difendersi in un regolare processo. I legali di Molinaro hanno prodotto al Tribunale di Cassino ulteriore documentazione medica che, rilasciata dal carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, confermerebbe l’aggravamento del suo quadro clinico contrariamente a quanto sostenuto dal Gup che aveva respinto la richiesta della perizia psichiatrica perchè – hanno concluso i due legali- la depressione di cui soffre Molinaro sarebbe risultata postuma rispetto alla tragedia di Suio.
Questa istanza a più riprese era stata avanzata alla Procura della Repubblica che l’ha sempre respinta unitamente ai pronunciamenti del Riesame e della Corte di Cassazione in sede di convalida della misura cautelare, anche nei giorni successivi il delitto. Molinaro – hanno spiegato gli avvocati Guardiello e Tamburrino – è vittima di uno stato di depressione iniziato nel 2020 dopo la prematura scomparsa della madre. Il sostituto procuratore Chiara D’Orefice, davanti alla quale Molinaro era atteso nelle scorse settimane per rilasciare dichiarazioni spontanee per poi rinunciarvi – aveva motivato la sua richiesta di processare l’uomo attribuendo il movente del gesto di uccidere Fidaleo e di ferire gravemente la Mignano al termine di un agguato per la gelosia che provava il militare originario del casertano nei confronti della donna e del suo presunto rivale in amore, il direttore d’albergo originario di Itri ma da anni residente a San Giorgio a Liri.
Già in occasione dell’udienza preliminare i familiari di Fidaleo e la stessa Mignano si erano costituiti parte civile attraverso gli avvocati Raffaele Panaccione, Costanza De Vio e Giuliana De Angelis.