GAETA – Che lunedì e martedì mattina gli interventi di ripascimento autorizzati dal comune di Gaeta a favore di uno noto stabilimento balneare nel tratto terminale del lungomare di Serapo la conferma è arrivata dal pomeriggio di giovedì da parte dello stesso dirigente del dipartimento Demanio, Pietro D’Orazio, che aveva autorizzato l’intervento di tir e mezzi cingolati. Il responsabile del Seap Pietro D’Orazro ha intimato il legale rappresentante della società proprietario del lido ad effettuare “il ripristino immediato dello stato dei luoghi per le opere in precedenza descritte e non autorizzate”. Che le opere di ripascimento morbido e di risagomatura non sarebbero state effettuate a regola d’arte con il danneggiamento di una duna costiera nel tratto di arenile compreso tra lo stabilimento “Cycas” ed il confine del lido “Oriente” lo ammette lo stesso ingegnere D’Orazio quando nell’ordinanza numero 169 scrive: “Dalla visione dello stato dei luoghi risulta essere stato effettuato un livello non autorizzato a monte dell’arenile libero, in prossimità della duna marina per una superfice di circa 200 metri quadrati nel tratto di arenile tra il “Cycas” e lo stabilimento balneare “Oriente”.
Il Comune di Gaeta giovedì ha avuto tutto l’interesse a chiedere al lido autorizzato il 3 maggio a rimettere in moto i tir e le pale macchine di una ditta specializzata e così nella prima serata la duna rimossa frettolosamente è stata ricostituta tra non pochi motivi di imbarazzo e di disappunto all’interno dell’amministrazione Leccese. Questa volta nell’ordinanza di ripristino dei stato dei luoghi è stato più categorico per il corretto rispetto della sua ordinanza: non più solo la Polizia Locale del comune – la cui assenza lunedì e mattina sul lungomare di Serapo aveva creato qualche problema di troppo all’assessore al ramo Stefano Martone, peraltro da mesi nel mirino delle minoranze di centro sinistra – ma anche il commissariato di Polizia, la Polizia Provinciale, la Capitaneria di porto, la Regione Lazio, l’Agenzia del Demanio e finanche la Procura della Repubblica di Cassino che il comune di Gaeta ha voluto intelligentemente coinvolgere per non lasciare nulla di intentato rispetto ad eventuali abusi o omissioni.
L’ordinanza numero 169 dell’ingegnere D’Orazio è “figlia” anche di una pressante richiesta che nella giornata di mercoledì i consiglieri di opposizione Emiliano Scinicariello, Sabina Mitrano e Franco De Angelis, avevano inoltrata alla segretaria comunale Patrizia Cinquanta e al dirigente del dipartimento Sep per chiedere “di sapere se nelle ultime 24 ore siano stati o menpo assunti provvedimenti relativamente al cantiere in questione, e se sì quali e di che natura”. Insomma le minoranze avevano continuato un’azione di pressing nei confronti del comune che sull’intera querelle aveva mantenuto un religioso e assordante silenzio, interrotto dal delegato alla cultura Gennaro Romanelli che, in qualità di componente dello staff del sindaco Leccese, aveva anticipato (polemizzando con il biologo marino Adriano Madonna) l’emissione dell’ordinanza di D’Orazio per il ripristino dei luoghi laddove sulla duna di Serapo erano sempre cresciuti i vincolati gigli marini. Sull’intera e imbarazzante controversia, almeno per il momento, non si svolgerà una seduta d’urgenza del consiglio comunale.
L’ha reso noto il presidente d’aula Davide Speringo rispondendo ai consiglieri richiedenti Scinicariello, De Angelis e Mitrano: “Avendo verificato che i dipartimenti preposti si sono subito attivati – ha risposto Speringo ammettendo di fatto il ‘pastrocchio” verificato – e si sta adoperando per verificare quanto accaduto, non si vuole intralciare l’iter procedurale in corso da pare delle autorità comunali competenti. Si ritiene opportuno ed indispensabile – ha concluso salomonicamente il presidente Speringo – il termine dell’iter procedurale del comune di Gaeta. Sarà premura dello scrivente aggiornare lo stato di avanzamento dei controlli in corso”. Ma non l’avrebbero dovuto scrivere, eventualmente, il sindaco di Gaeta Cristian Leccese ed il dirigente Pietro D’Orazio? Ma ormai…