SUD PONTINO – La sentenza del Tar che, accogliendo il ricorso di una cooperativa e di un consorzio di Gaeta circa il mantenimento nelle acque del Golfo degli impianti di miticoltura a discapito di quelli di acquacoltura, è talmente chiara sul piano interpretativo che non richiede un supplemento di alcuna polemica politica da parte di qualche consigliere comunale di opposizione al comune di Formia. A dichiararlo è il capogruppo e coordinatore di Fratelli d’Italia del comune di Gaeta, Marco Di Vasta che, respingendo le critiche dell’ex sindaco formiano Paola Villa, difende invece il contenuto della delibera di Giunta regionale numero 718 del 14 novembre 2023 che ha inserito precise distinzioni relativamente all’applicazione della legge regionale del 2010 con la quale si è istituita l’area sensibile nel Golfo di Gaeta.
Se il Tar ha annullato l’ordinanza del comune di Formia del dicembre 2022 che disponeva la rimozione di alcuni impianti di mitilicoltura esistenti da anni nel golfo e intimava il pagamento di oltre 10mila euro come indennità per la presunta occupazione di un tratto di mare”, ha confermato la legittimità del provvedimento dello scorso novembre che, proposto nella Giunta Rocca dall’assessora regionale all’ambiente Elena Palazzo, definisce “compatibile” la presenza degli allevamenti delle cozze nelle acque del Golfo perché altamente depurativi.
“Il Tar – dichiara Di Vasta – ha smentito la dichiarazioni propagandistiche di alcuni consiglieri di minoranza del comune di Formia che accusano l’Assessore della Regione Lazio addirittura di danneggiare il Golfo, È bene chiarire – continua – che stiamo parlando della problematica relativa alla presenza di impianti di piscicoltura che comportano un inquinamento delle acque a causa della produzione di fosforo e azoto legata alle deiezioni dei pesci presenti negli allevamenti. Cosa che non avviene invece nelle strutture per la mitilicoltura e molluschicoltura, visto che i molluschi, cozze e vongole svolgono anzi un’azione filtrante”.
Per l’esponente di Fdi la delibera approvata dalla Giunta regionale, proposta dall’Assessore Palazzo, è intervenuta prendendo atto proprio di queste conclusioni cui si è giunti grazie agli studi svolti con il supporto tecnico-scientifico fornito da Ispra, dall’Arpa Lazio e dall’istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale. Ecco perché – continua il consigliere – la Regione Lazio ha ritenuto necessario stabilire delle distinzioni che hanno contribuito a fare chiarezza e hanno dato indicazioni precise ai comuni e agli operatori: solo gli allevamenti di molluschi possono rimanere all’interno del Golfo di Gaeta, mentre quelli di pesci dovranno essere spostati”.
Di Vasta è convint della necessità di delocalizzare all’esterno di Punta Stendardo le vasche degli allevamenti delle spigole e delle orate ma spezza una lancia a favore degli imprenditori, la gran parte di Gaeta, titolati di queste strutture produttive: “Non li possiamo lasciare soli nel momento in cui si chiede lo spostamento dei loro impianti. La Regione deve capire some sostenere economicamente questi costosissimi interventi che non possono essere affrontati autonomamente. Il Giunta Roccca, subito dopo il voto dell’8 e 9 giugno, avvii magari un’interlocuzione con il futuro governo regionale perché non va dimenticato – ha concluso il capogruppo e coordinatore di Fdi di Gaeta Di Vasta – che la legge istitutiva del 2010 dell’area sensibile scaturisce da una precedente direttiva europea”.