VALLEMAIO – Mettere insieme la memoria e l’arte, la riflessione e la consapevolezza di essere stati un tassello di una storia drammatica e al tempo stesso importante. E’ questo il senso dell’iniziativa in programma domenica 12 maggio (dalle ore 10 alle 13) a Vallemaio, presso il museo delle Ombre. Si tratta di un appuntamento culturale che vuole ripercorrere le stragi civili e le brutalità dell’ultima guerra che hanno attraversato Vallemaio, lungo la linea Gustav. Nel 2024 ricorrono 80 anni da quei tragici giorni che segnarono in modo indelebile questo segmento territoriale del cassinate. Il 9 maggio del 1944 si consumò l’eccidio del Pastinovecchio, una delle più gravi rappresaglie contro civili inermi. Anche quest’anno c’è stato l’omaggio della comunità locale al monumento che li ricorda.
Ma l’idea di un giovane studente del posto, Rocco Di Mambro, è stata quella di ampliare la riflessione su quella guerra (e sulle guerre sempre uguali) con un dibattito dal titolo “Maggio, ricordo e arte” al quale parteciperanno la collega del quotidiano Latina Oggi Graziella Di Mambro, il professor Alessandro De Bellis, a lungo sindaco di Vallemaio, il professor Vincenzo Bianchi, “anima” del museo delle ombre e il segretario della Cgil di Frosinone e Latina, Giovanni Salzano. Si preannuncia un piccolo ma profondo contributo alla memoria per sottolineare come certe piccole comunità, come quella di Vallemaio, abbiano reagito e ricostruito e dove gli 80 anni successivi le hanno portate. Quella di questo piccolo borgo della bassa Ciociaria è senz’altro una storia simile a quella di moltissimi paesi distrutti fisicamente dalle bombe e moralmente dalle violenze e dalle umiliazioni ma forse è ancora poco nota e, anche per questo, domenica si proverà raccontarla ancora.
L’ECCIDIO DI 80 ANNI FA’
Il 9 maggio 1944, a Vallemaio, in località “Pastinovecchio”, le truppe tedesche perpetrarono uno dei più efferati eccidi di cui si abbia memoria in Ciociaria. Alcuni soldati della 44° divisione di fanteria effettuarono un rastrellamento durante il quale catturarono il dottor Domenico Fargnoli, sospettato di essere in contatto con un gruppo di informatori degli Alleati. Senza indugio, il medico venne fucilato. I tedeschi si sbarazzarono del suo corpo gettandolo in un vicino pozzo. Il rastrellamento continuò nelle case vicine dove furono sequestrate una quindicina di persone, che furono chiuse in una stanza. Poi dall’esterno aprirono il fuoco colpendo indistintamente le povere vittime. Per maggior sicurezza al termine della esecuzione, fecero esplodere all’interno della stanza una bomba a mano. Oltre a Domenico Fargnoli, a perdere la vita furono Mariantonia e Maria Teresa Castrichino, Maria Teresa Crispino, Gennaro, Giuseppe e Salvatore D’Alessandro, Emilio De Bellis, Arcangelo Fargnoli e Maria Carmina Fiorino.
IL MUSEO DELLE OMBRE
La struttura è stato realizzato all’interno della chiesa sconsacrata del Santissomo Rosario di Vallemaio. A realizzarlo è stato il professor Vincenzo Bianchi sulla scorta di una richiesta dell’amministrazione locale che voleva trovare un motivo di valorizzazione del centro storico, per gran parte distrutto dalla guerra. Per costruirlo il “prof” si ispirò al racconto che gli abitanti gli fecero della battaglia tra francesi e tedeschi che portò allo sfondamento della linea Gustav nel ’44. “Entrando nel bar vicino il comune il proprietario mi raccontò – ha dichiarato Bianchi in un’intervista – la battaglia all’arma bianca tra i marocchini e i tedeschi e mi disse “era notte, ma sembrava giorno e le ombre si vedevano sulla montagna e mettevano paura!” Il professor Bianchi era appena tornato dall’Argentina e pensò agli scritti di Borges, si ricordò anche quando da bambino andò, subito dopo la guerra, a Montecassino e vide una scena: due soldati con un telo bianco che raccoglievano avanzi di corpi e tra questi presero un piede di un soldato rimasto in una scarpa. Si mise così a lavoro per rievocare questo dramma, la guerra, che è una droga di distruzione. Lavorò da solo montando dall’inizio alla fine l’intero museo che chiamò “museo delle Ombre” e lo dedicò a Jorge Louis Borges. Mica poco.
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