CASSINO – Ha conosciuto due volti la nuova udienza, che si è svolta mercoledì davanti il collegio penale del Tribunale di Cassino, del processo derivante dall’operazione “Welcome to Italy” in base alla quale una collaudata organizzazione avrebbe gestito i maniera illegittima cospicui fondi pubblici destinati all’accoglienza dei cittadini immigrati sia nel cassinate che nelle province di Rieti, Isernia e Caserta. Gli avvocati Spallino, Santaniello e Marsella sono intervenuti per conto delle due presunte vittime – il comune di Atina ed il Ministero degli Interni – e hanno chiesto la conferma della requisitoria formulata la scorda settimana dal sostituto procuratore Alfredo Mattei.
Il rappresentante della pubblica accusa aveva chiesto settantuno anni e mezzo di carcere per 17 dei 23 imputati, quattro richieste di assoluzione per non aver commesso il fatto e sei richieste di non doversi procedere per l’’intervenuta prescrizione. Ma anche richieste di confisca per quasi 69 mila euro. Per il Pm Mattei, alle luce delle indagini svolte da Polizia e Guardia di Finanza alcuni degli imputai sarebbero stati protagonisti di un accaparramento, senza freni, all’immigrato. La permanenza di uno di loro nei diversi centri di accoglienza avrebbe permesso di gestire una quota giornaliera di 34 euro. La richiesta di condanna più pesante è stata formalizzata nei confronti di Katia Risi e Paolo Aristide Aristipini (chiesti rispettivamente sette anni e 2 mesi e sei anni e quattro mesi di carcere) mentre per l’imputato più eccellente, l’ex sindaco di Cassino Bruno Vincenzo Scittarelli, la Procura ha sollecitato una condanna a cinque anni di carcere per alcuni capi d’imputazione e la l’assoluzione per altri.
La seconda parte dell’udienza invece è stata caratterizzata dal primissima parte delle arringhe delle agguerrite difese. A quelle degli avvocati Marrocco e Messore, legali dell’ex sindaco e di una funzionaria del comune di Rocca d’Evandro Marrocco si è aggiunta l’arringa del difensore dell’ex sindaco di Cassino Bruno Scittarelli. L’avvocato Sandro Salea ha chiesto l’assoluzione dell’ex primo cittadino della città martire per non aver mai assunto il figlio del Direttore dell’ufficio centrale del ministero, ma un amico del figlio dello stesso direttore negando di aver compiuto un’estorsione – manca l’elemento della minaccia – e di aver fatto parte addirittura di un’associazione a delinquere, reato ipotizzato ma sprovvisto di tutti i presupposti. Le altre difese saranno protagoniste nelle prossime udienze già calendarizzate per i prossimi 29 maggio, 4 e 14 giugno quando ci sarà l’attesa sentenza.