FORMIA – Poca voglia di parlare ma con una consapevolezza: nessuno era a conoscenza dei suoi trascorsi giudiziari maturati nella natia Mondragone. La frazione formiana di Maranola ha commentato così l’arresto operato giovedì mattina all’alba nei confronti di Francesco Tiberio La Torre, pregiudicato di 65 anni, ritenuto il cugino del più famoso fondatore del clan camorristico (ora collaboratore di giustizia) un tempo dimorante lungo il litorale Domiziano della provincia di Caserta e considerato contiguo a quello dei Casalesi. I Carabinieri del Reparto territoriale di Mondragone per individuare e notificare a La Torre un‘ordinanza custodia in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta dei locali Pm della Direzione distrettuale con l’ipotesi di reato di tentata estorsione ed estorsione aggravate dal metodo mafioso avevano incontrato non poche difficoltà.
L’uomo era stato cercato qualche tempo fa in un’altra parte del borgo dove si pensava avesse il domicilio. E il caso – o almeno – ha voluto che La Torre con la compagna si fosse trasferito nella zona del “Castello” ai piedi della storica e medioevale torre Caetani. Qui l’hanno trovato i Carabinieri bussando all’ingresso di un’abitazione che La Torre aveva presso in locazione dal proprietario che lavora da anni a Ponza. A Maranola La Torre vi era giunto da uomo libero ma, nonostante un’integrazione definita “eccellente” (il 65enne, quando usciva di casa, frequentava uno dei due bar del paese in piazza Ricca), nessuno – come detto – era a conoscenza (probabilmente come il proprietario di casa) dei suoi lontani e recenti guai giudiziari. A Mondragone La Torre era tornato da poco più di un anno dopo aver scontato una lunga detenzione per una serie di una decina di omicidi, vilipendio di cadavere, estorsioni cui si sono aggiunti altri due anni di allontanamento forzato.
Le indagini dei Carabinieri del Reparto Territoriale hanno accertato come l’uomo, appena rientrato a Mondragone, abbia ripreso a commettere estorsioni sino all’8 maggio scorso. La più nota la compì ai danni del consigliere della Regione Campania Giovanni Zannini per avergli chiesto 50mila euro come risarcimento per avere ferito anni fa il figlio. Secondo l’accusa che gli viene formulata La Torre per incontrare il consigliere regionale, eletto quattro anni fa con la lista civica guidata dall’attuale presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, avrebbe esercitato pressioni su un imprenditore che opera nel settore del trattamento rifiuti. Gli avrebbe imposto di pagare ulteriori somme di denaro per un totale di circa 20mila euro. L’estorsione al consigliere Zannini è molto più datata nel tempo, ad almeno 15 anni fa quando l’uomo, di professione avvocato, discusse con La Torre junior che aveva assistito in un processo. Il giovane accusò il legale di Mondragone di non aver assistito legalmente il più famoso in precedenti processi quando Zannini ferì il ragazzo per evitare di subire un’aggressione.
L’estorsione compiuta da La Torre sarebbe stata una forma di risarcimento postuma a favore del cugino boss, ora collaboratore di giustizia. Se il 65enne di Mondragone lunedì comparirà davanti il Gip del Tribunale di Napoli per l’interrogatorio di garanzia, il suo arresto nel “buen ritiro” di Maranola ha provocato la polemica dell’ex sindaco di Formia e consigliera comunale di “Un’altra città-Movimento Cinque Stelle” Paola Villa che parla di un arresto avvenuto “nel silenzio più tombale”, cosa non vera perché moltissimi media ne stanno parlando. Che non ci sia stato “nessun commento”, oltre al suo, questo è vero.
La professoressa di scienze naturali ripercorre le gesta criminali del fondatore del clan (la sua collaborazione con la giustizia è stata definita ambigua) e del cugino Tiberio Francesco arrestato nei vincoli anonimi di Maranola: ”Era stato in carcere fino al 2020, poi scarcerato aveva ripreso la “vita di sempre”, tra intimidazioni, estorsioni…vantando un cognome “importante”, vantando familiari “pericolosi”, vantando gesta e imprese “terrificanti”. Tutto questo vivendo nel tranquillo paese di Maranola, dove passava innocuo e non conosciuto”.