LATINA – Un sito portuale a Foce Verde, oltre che sul Rio Martino, a Latina: è quanto ipotizzato dalla Regione Lazio nell’ambito del piano dei porti di interesse economico regionale; un’ipotesi che non trova accoglimento sul fronte politico di “Azione” che vede, in questa eventualità, messa a repentaglio la “vulnerabilità del litorale pontino”. Infatti, secondo il Presidente provinciale di Azione, Arcangelo Palmacci, il già avvenuto ampliamento dei porti di Anzio e Nettuno ha prodotto “effetti pesantemente negativi in termini di sostenibilità ambientale e di erosione del litorale immediatamente a sud, e, in specifico, sul sistema costiero di Latina e Sabaudia”.
Palmacci ricorda che, quando la Giunta regionale capitanata dall’allora governatrice Renata Polverini approvò l’ampliamento dei porti di Anzio e Nettuno – non “furono, colpevolmente, presi in considerazione due importanti studi”, che avevano bocciato la progettualità proprio per “la temuta negativa incidenza – poi, verificatosi – sul litorale di Latina e Sabaudia”. Va da sé che “oggi, l’ipotetico porto anche a Foce Verde significherebbe perseverare diabolicamente nell’errore” – sottolinea, quindi, il presidente provinciale di Azione – a maggior ragione non tenendo conto non solo degli studi di allora, ma anche delle evidenze di fatto attuali.
“L’alternativa – propone Palmacci – ad un eventuale sito portuale a Foce Verde o una subordinata ad esso potrebbe essere rappresentata, in presenza di fondali poco profondi e sabbiosi, dalla istallazione di pontili (la cosiddetta ‘portualità dei pontili’ largamente sperimentata e realizzata, in particolare, in Spagna e USA) che sarebbero in grado di garantire il deflusso naturale della sabbia che, nel caso di Foce Verde, sarebbero trasportati dalle correnti nord-sud, provenienti in gran parte dal Tevere”.
“Questo è lo stato dell’arte e da ciò non si sfugge. I decisori politici pontini converranno che l’auspicato benessere economico di una realtà territoriale, grande o piccola che sia, deve sapersi conciliare con la tutela degli eco-sistemi e con una gestione integrata delle zone costiere. Bisogna attenersi a questo equilibrio con strategie di ampio orizzonte temporale. Fuori da ciò c’è solo il piccolo e miope calcolo. Il calcolo elettorale. Ma di questo possiamo fare a meno” – conclude Arcangelo Palmacci.