Cronaca

Latina / Operazione “Perno d’Oriente”, sgominata una società fantasma di riscossione dei tributi

LATINA – Una società fantasma di riscossione dei tributi in provincia di Latina è stata smascherata dagli agenti del comando provinciale di Guardia di Finanza nell’ambito di una potenziata attività di contrasto alle truffe e all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria per i servizi di pagamento nei confronti di un numero elevato di cittadini. E’ bastata una segnalazione alla Procura che del suo reale contenuto hanno avviato una serie di accertamenti gli agenti del tenente Colonnello Ivano Cerioni nei confronti di un’agenzia, operante sotto l’egida di “poste telematiche” e dedita all’attività di riscossione di tributi ma in realtà utilizzata per appropriarsi indebitamente delle somme in buona fede corrisposte dagli ignari cittadini in buona fede.

E’ emerso come la sua titolare avesse raccolto da numerosi privati, dal 2017 in poi, somme di denaro in assenza delle prescritte autorizzazioni, destinate al pagamento di tributi locali, rilasciando false ricevute di pagamento e trattenendo per sé gli interi importi, non versandoli come in realtà lasciato intendere agli utenti. Sulla scorta dei riscontri effettuati presso il Comune di Latina su centinaia di posizioni, dell’analisi della documentazione amministrativo contabile, nonché l’effettuazione di accertamenti bancari richiesti e disposti dall’autorità giudiziaria e l’interrogatorio di numerose persone, a vario titolo coinvolte, sono stati ricostruiti elementi probatori per ipotizzare la commissione di uno strutturato meccanismo di truffa, protratto nel tempo, che ha consentito all’imprenditrice di raccogliere il relativo profitto a discapito di un numero elevato di cittadini, prevalentemente persone anziane.

Dagli accertamenti svolti, è stato infatti riscontrato che le somme riscosse, sia a titolo di imposte che per le “prestazioni di servizio” eseguite, non venivano versate al Comune di Latina, nonostante la titolare dell’Agenzia avesse rilasciato false attestazioni di pagamento. In tali casi le somme incassate venivano versate parzialmente a favore del comune di Latina solo a seguito di rimostranze dei clienti, che a loro volta avevano precedentemente ricevuto avvisi bonari di pagamento delle imposte locali se non addirittura la notifica di cartelle esattoriali. La donna è stata denunciata a piede libero per truffa e esercizio abusivo di attività finanziaria per aver posto in essere l’esercizio abusivo – in assenza delle prescritte autorizzazioni – di attività di servizi di pagamento e delle attività di intermediazione finanziaria svolta nei confronti del pubblico in forma professionale. I finanzieri del Comando Provinciale di Frosinone, nell’ambito di una complessa indagine di polizia giudiziaria delegata dalla Procura di Roma, hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare tre in carcere e sei ai domiciliari – nei confronti di tre cittadini e di sei residenti nei Comuni di Frosinone, Ceccano, Albano Laziale, San Cesareo, Napoli, Roma, e Latina. Sono indagati, a vario titolo, di frode fiscale ed auto-riciclaggio internazionale. L’indagine prese lo spunto da un controllo nei confronti di una società di Frosinone e dei rispettivi clienti, risultati essere tutti grossisti di origine cinese, operanti a Roma ed in centro Italia.

L’operazione, denominata “Perno d’Oriente”, aveva consentito di avvalorare le ipotesi investigative in ordine ad un duplice ruolo in capo alla società ciociara e ad una società “cartiere” -, preposte all’emissione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti principalmente nei confronti di una ristretta platea di clienti. Le indagini hanno individuato anche società “perno”, utilizzate in maniera strumentale, in continuità temporale tra loro, per veicolare capitali verso terze società ubicate nell’est asiatico.

Le indagini delle Fiamme Gialle hanno consentito di individuare e quantificare l’emissione ed il successivo utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per un importo di circa 18 milioni di euro, con la connessa evasione dell’Iva e dell’Ires per circa 4 milioni di euro, e di ricostruire i flussi finanziari per un valore di circa 11 milioni di euro, a favore di 17 società estere operanti in Cina e a Hong Kong. La Finanza ha sequestrato beni per circa 3 milioni di euro, pari all’importo transitato strumentalmente sui conti delle società “perno”, corrispondenti all’illecito risparmio fiscale (Ires e Iva) delle società grossiste beneficiarie delle fatture per operazioni inesistenti. Le società asiatiche verso cui sono risultati diretti oggetto di questi flussi finanziari oggetto di auto-riciclaggio, inoltre, sono risultate essere tutte operanti nella produzione e nel “commercio all’ingrosso di prodotti tecnologici e per la casa”, senza alcun rapporto commerciale con le società “cartiere/perno”.

L’attività investigativa ha consentito anche l’esecuzione di 8 attività di natura tributaria e, nello specifico, di 7 verifiche e di un controllo ai fini dell’Iva, dell’Irap e degli altri tributi nei confronti di altrettante società coinvolte negli illeciti individuati.

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