Fiuggi / Rabbia e delusione per la mancata scarcerazione di Maurizio Cocco in Costa D’Avario

Cronaca Frosinone

FIUGGI – Rabbia e, soprattutto, molta delusione. Con questo mix di sentimenti la signora Assunta Giorgili, “sono disperata, ora davvero basta”, ha commentato in lacrime la notizia arrivatele sabato mattina dalla Costa d’Avorio in base alla quale che il marito, Maurizio Cocco, di 62enne, non lascerà nella giornata di domenica il carcere di Abidjan in cui è recluso esattamente da due anni per aver commesso una presunta frode fiscale. La moglie dell’imprenditore e ingegnere di Fiuggi ha appreso dalle nostre autorità diplomatiche nel paese africano che sarebbero sopraggiunti del problemi – definiti “tecnici” – per la scarcerazione del marito che sarebbe dovuta avvenire il 2 giugno, giorno in cui termina, appunto, la condanna a due anni inflittagli il 7 maggio scorso.

La famiglia Cocco, attraverso i suoi legali italiani e ivoriani, ha chiesto l’intervento delle nostre autorità diplomatiche e consolari nel paese africano e ha annunciato lo svolgimento di un incontro nella giornata di lunedì per la risoluzione di questi sopraggiunti problemi tecnici che stanno impedendo il ritorno in Italia del marito nel giorno concordato dalle stesse autorità giudiziarie della Costa D’Avorio. Sono le stesse che avevano assolto Cocco dalle iniziali e gravi ipotesi accusatorie, quelle di narcotraffico e riciclaggio. Il calvario del 62enne ingegnere di Fiuggi proseguì perché fu accusato, nel frattempo, di aver ottenuto da un imprenditore italo-francese 300mila euro quale iniziale corrispettivo per la costruzione, in regime di subappalto, di un palazzo adibito ad ospitare uffici governativi.

Cocco emise una regolare fattura e soprattutto aveva depositato quel denaro su un conto personale al temine di un’operazione avallata dalla direttrice di banca che peraltro venne inizialmente indagata per essere poi scagionata. La signora Assunta ha sempre ribadito l’estraneità del marito ai fatti a lui contestati e ha censurato, a più riprese, la lunga e dolorosa detenzione preventiva in un penitenziario in cui sono recluse 15mila persone, dieci volte di più del numero consentito.