Cronaca

Arce / Omicidio Serena Mollicone, fissata la nuova udienza del processo d’Appello

ARCE – Attesa nell’udienza inizialmente calendarizzata per giovedì scorso, poi rinviata per questioni organizzative, è in programma il 10 giugno la requisitoria della Procura generale nel processo d’appello per la scomparsa e l’omicidio di Serena Mollicone, avvenuti esattamente il 1 giugno 2001, 23 anni fa. E’ legittima l’attesa per l’entità delle richieste di condanna che la Pubblica accusa formulerà per i cinque imputati (Franco, Marco ed Annamaria Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale) assolti il 15 luglio 2022 al termine del processo di primo celebrato davanti la Corte d’Assise di Cassino. E’ assai probabile che la sentenza del dibattimento d’appello arrivi prima dell’estate e la conferma è arrivata dalla calendarizzazione “contingentata” delle prossime udienze del processo di secondo grado in corso di svolgimento davanti la prima sezione della Corte d’Assise d’appello di Roma.

Se le parti civili parleranno il 10 giugno subito dopo il Procuratore generale, il 24 giugno saranno protagoniste le difese dei cinque imputati e, nella prima decade di luglio, ci sarà la sentenza. Intanto nel giorno del 23° anniversario del delitto di Serena, “rinvenuta cadavere” nel boschetto in località Fontecupa il 3 giugno 2001, interviene il portavoce del pool difensivo della famiglia Mottola.

Il criminologo e psicologo forense Carmelo Lavorino rivolge “un caro e doveroso pensiero a Serena, ai suoi familiari ed alle persone volenterose e oneste che cercano la vera giustizia, non il colpevole ‘di pancia’ giusto per gratificare i propri bassi istinti, i bisogni di aggressione, la voglia del patibolo, la condanna della ‘strega di turno’. Già nel 2004-2007 contribuimmo a non fare condannare l’innocente Carmine Belli accusato dell’orrendo crimine, accusato anche da chi oggi lo coccola, lo strumentalizza ed accusa i Mottola, cambiando bersaglio ma lasciando immutata la tecnica: intuizione sbagliata + coinvolgimento di molti + velenosa propaganda accusatoria per avvelenare menti e coscienze + fuorviamento della percezione dell’opinione pubblica sino a farla divenire colpevolista”.

A dire del professor Lavorino nel processo d’appello “non è arrivato alcun elemento colpevolizzante, che tutto è a favore degli imputati. Le relazioni tecniche e la prova scientifica hanno dimostrato che la porta non è l’arma del delitto, Serena non è stata spinta contro la porta della caserma, i frammenti lignei sui nastri non provengono dalla porta. Sicuramente i periti del Pm e delle parti civili – aggiunge Lavorino – mai ammetteranno che abbiamo ragione noi, e nemmeno lo faranno le orde di colpevolisti forgiati dalla propaganda colpevolista a prescindere. La vera giustizia a Serena si farà quando si troveranno i veri colpevoli (che hanno lasciato impronte papillari e DNA sui nastri) – conclude Lavorino – e non perseguitando i bersagli di turno caduti nel mirino di inquirenti, dei loro lacché e dei poveri familiari di Serena, purtroppo strumentalizzati da viscidi gruppi di sciacalli, di iene, di cercatori e cercatrici di vanagloria”.

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