ARCE – Si allungano i tempi per la conclusione del processo d’appello per la scomparsa ed il delitto di Serena Mollicone, avvenuti il giugno. Non p terminata nella giornata di lunedì la requisitoria della Procura generale nei confronti dei cinque imputati, Franco, Marco e Annamaria Mottola e degli ex Carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Della pubblica accusa sono intervenuti il sostituto procuratore generale Francesco Piantoni ed il sostituto procuratore Deborah Landolfi che nei loro interventi hanno differenziato gli argomenti affrontati.
Nel suo intervento durato oltre due ore il dottor Piantoni si è soffermato sulle veridicità- a suo dire – delle dichiarazioni rese ai magistrati di Cassino dal piantone dei Carabinieri della caserma di Arce Santino Tuzi in base alle quali Serena Mollicone il giorno in cui fu uccisa sarebbe entrata nel luogo in cui lavorava come brigadiere. La rivelazione di Santino Tuzi, che disse di aver visto Serena Mollicone entrare nella caserma di Arce il 1 giugno del 2001, intorno alle ore 11, e di non averla vista più uscire, “è credibile”. Per Piantoni “dobbiamo credere a Tuzi per come l’ha detto il 28 marzo del 2008” – ha sottolineato – mentre quella che è “assolutamente non credibile” è la ritrattazione. Tuzi, ritrattò le sue dichiarazioni, e poi ritrattò la ritrattazione. Infine morì suicida l’11 aprile dello stesso anno.
La requisitoria della dottoressa Landolfi ha affrontato alcuni aspetti medico legali sulla causa, sui tempi sulla presunta ora della morte di studentessa di Arce. “Serena ha impattato contro la porta, le consulenze dicono che c’è un’ottima compatibilità che poi è il modo scientifico di dire che è cosi. E’ questa la dinamica che è avvenuta: Serena ha sbattuto contro quella porta”. Ripercorrendo le consulenze tecniche e scientifiche la PM ha ricostruito le fasi dell’omicidio. Serena “è morta – ha aggiunto – per asfissia causata dal nastro adesivo con cui è stata imbavagliata e poi le è stato messo il sacchetto sulla testa – ha osservato – dall’autopsia sono emerse anche una serie di lesioni tra cui alcune fratture craniche e un consistente infiltrato emorragico ma la cosa strana è che nessuna di questa fratture è scomposta. Quindi a causarle è stato un oggetto ampio e piatto come la porta”. Se tornando al 1 giugno la sostituto procuratore Landolfi ha sottolineato che “Tuzi è stato l’ultimo a vedere questa ragazza viva”, sull’orario della morte ha aggiunto, citando tra l’altro la consulenza dell’entomologa forense Paola Magni, che “sarebbe avvenuta tra le 13 e le 21 del 1 giugno”. Infine soffermandosi sull’altezza di Serena ha ricordato il dato che il papà Guglielmo indicò per le ricerche dopo la scomparsa ovvero di 1,63 e le testimonianze di due amiche della giovane.
La requisitoria della dottoressa Landolfi riprenderà il 24 giugno prossimo quando terminerà la requisitoria del dottor Piantoni e sono attesi gli interventi dei legali delle parti civile. Il processo poi riprenderà il 2 luglio con la conclusione della requisitoria della dottoressa e l’arringa dei difensori di due dei cinque imputati Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale . Solo 4 luglio interverranno i legali (Mauro Marsella, Franco Germani e Piergiorgio Di Giuseppe) per conto dei tre principali imputati, Annamaria, Franco e Marco Mottola. Il processo d’appello si sta avviando stancamente alla conclusione e le difese della famiglia Mottola al termine dell’udienza di lunedì hanno rimarcato come si navighi a vista con udienze che, calendarizzate, vengono poi improvvisamente rinviate. Il portavoce del collegio difensivo della famiglia Mottola, il professor Carmelo Lavorino, ha definito l’impianto accusatorio dei due pm della Procura generale “incerto e difeso d’ufficio”. Sono emerse ulteriori incertezze e illogicità. Il Pg attribuisce a Santino Tuzi la patente di credibilità… anche se ha mentito molte volte. Ricordiamo che la Corte d’Assise di primo grado di Cassino lo ritenne non credibile, così come la stessa Procura di Cassino nel 2015. Perde valore la doppia pista”porta della caserma e i frammenti lignei”.
E’ assai probabile che vengano rinnovate le richieste di condanna formulate al termine del processo di primo grado celebrato davanti la Corte d’Assise di Cassino . E, più precisamente, a 30 anni per Franco Mottola, a 24 per il figlio Marco, a 21 anni per la moglie Annamaria e a condanne più lievi per Suprano e Quatrale per ipotesi di reato, derubricate in omicidio colposo e favoreggiamento, beneficiare della prescrizione a 23 anni dalla tragica vicenda.
Intervista video Carmelo Lavorino, portavoce pool difensivo famiglia Mottola