VENTOTENE – Rigoroso, schietto e lineare come sempre, il “padre” nobile dell’Ulivo, l’ex presidente del consiglio ed ex commissario europeo Romano Prodi è stato martedì l’applaudito relatore (anche se in video conferenza) nel corso della sesta edizione della “Summer School” e della conferenza internazionale dell’associazione “Per l’Europa di Ventotene” che, presieduta da Andrea Patroni Griffi, si sta svolgendo sulla seconda isola pontina dove si concluderà nella giornata di venerdì.
“Europa: ultimo appello”: è stato questo il titolo della lectio magistralis tenuta dal ‘professore’ che, all’indomani del voto europeo, ha affrontato alcuni temi di stringente attualità: dalla crisi dell’asse franco-tedesco al ruolo dell’Italia; dal tema della difesa comune a quelli dell’allargamento ad altri Paesi dell’Unione e delle riforme. Il motore franco-tedesco è entrato in crisi, aprendo scenari problematici, ma anche di opportunità. Secondo Prodi, l’Italia non può mantenere un atteggiamento “ambivalente”, dovendo sciogliere ogni nodo e “decidere se vuole avere un ruolo nell’Europa che si è formata”. Sul “grande allargamento” l’ex premier ha ricordato come fosse “volontà comune che questo fosse accompagnato dal mutamento delle istituzioni. Invece non è stato fatto”.
Il dibattito, moderato dai professori David Capitani e Andrea Patroni Griffi, è stato animato, tra gli altri, dai vari Sergio Marotta, Antonio D’Aloia, Elisabetta Catelani, Michele Vellano, Antonia Maria Acierno, Alessandro Sterpa, Federico Savastano, Michela Troisi, Luca Di Majo, Renato De Vivo e il padre” dell’Ulivo, presidente della Commissione europea sia a 15 che a 25, ha riportato la sua esperienza secondo cui, pur essendo più complesso il funzionamento delle dinamiche istituzionali tra più Stati, “non c’era grande differenza”. Anzi, ha spiegato, “se ci dovesse essere un ulteriore allargamento che io auspico” per i Paesi dell’ex Jugoslavia e l’Albania “il destino europeo è già segnato”, purché ciò sia accompagnato da una riforma delle istituzioni.
All’indomani della guerra in Ucraina, Prodi ha rivendicato l’intuizione del grande allargamento, realizzato “previo sostanziale accordo con la Russia”, che non si è mai opposta all’allargamento Ue ma solo a quello Nato. Proprio il discorso sull’ingresso in Europa dell’Ucraina “deve essere riaperto”, unitamente alla necessità di costruire un esercito europeo comune, in presenza del quale Putin mai avrebbe aggredito l’Ucraina perché “contava sulla non solidarietà europea e non pensava che la Nato potesse mettere insieme gli Stati europei”. Prodi è stato assolutamente netto su un punto: ha sottolineato di “non essere un guerrafondaio”, ma è imprescindibile – ha aggiunto – “avere la minima protezione dei nostri confini e dell’ambiente in cui viviamo: allargamento e difesa creano un’Europa intesa come potenza civile”.
Il professor bolognese, che ha trascorso non pochi soggiorni privati a Ventotene in compagnia della compianta moglie Flavia Franzoni, ha rimarcato anche il “caos nel Mediterraneo” che può essere governato “a partire da una grande idea di pace tra i popoli”, che lo stesso ex presidente del consiglio propose attraverso un progetto universitario comune tra i Paesi dell’Europa meridionale, del fronte africano settentrionale e mediorientale. “Quando abbiamo messo insieme 500 mila ragazzi, la pace nel Mediterraneo la costruiamo. Certo, ci vorrà del tempo, e purtroppo alla politica il tempo non piace”.
Un’ultima chiosa il professor Prodi l’ha riservata all’universalità delle politiche ambientali e sulla necessità di coinvolgere su questi temi anche la Cina e gli Usa. Stanno partecipando da domenica scorsa alla sesta edizione della “Summer School” e Conferenza Internazionale dell’associazione “Per l’Europa di Ventotene” docenti, ricercatori, assegnisti di ricerca, dottori di ricerca, dottorandi di ricerca e semplici laureati, impegnati a seguire particolari sessioni sui seguenti temi: Federalismo europeo e i processi federali negli stati membri: quale regionalismo in Europa e per l’Europa?; la partecipazione delle Regioni alla formazione e all’attuazione del diritto europeo tra forma di Stato e forma di governo (assetti bicamerali, sussidiarietà, autonomia differenziata, secessionismi, la prova del PNRR, materie prime e strategiche, le politiche sociali, migratorie, etc.) e, infine, “le politiche di coesione economica, sociale e territoriale sotto la lente delle politiche di sviluppo regionale”.