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Castelforte / Rifiuti, il Centro servizi ambientali si è dotato del “trattamento meccanico biologico”

CASTELFORTE – Una promessa mantenuta per l’intero sud pontino in tema di gestione integrata dei rifiuti. Un fatto è certo: questa dichiarazione regionale deve contribuire a porre fine alla transumanza dell’immondizia con gli innegabili vantaggi economici per i comuni e, indirettamente, per gli stessi cittadini utenti. Dopo averlo annunciato il 9 maggio scorso, il Centro servizi ambientali di Castelforte, a coronamento di ingenti e coraggiosissimi investimenti economici, potrà gestire il trattamento dei rifiuti con la stabilizzazione biologica tramite biocelle e l’implementazione del sistema di abbattimento delle emissioni in atmosfera attraverso lo scrubbee ed il biofiltro. Che il sito industriale di via Viaro si sia dotato del Tmb, del trattamento meccanico biologico lo ha riconosciuto ora la stessa Regione con una lunga e circostanziata determina, la numero G07768 del 12 giugno, del dirigente del settore Ambiente Vito Consoli.

Nel provvedimento viene effettuata una doverosa cronistoria sulla trasformazione tecnico operativo dell’impianto di Castelforte (alla luce della sempre più mutuata evoluzione normativa, a livello nazionale e regionale) iniziata nell’agosto 2023 con la dovuta autorizzazione regionale “nel rispetto delle vigenti normative urbanistico-edilizie, ambientali ed igienicosanitarie nonché nel rispetto delle specifiche prescrizioni previste dall’Aia”. La Regione Lazio prima di certificare il rilascio del trattamento meccanico biologico attendeva lo svolgimento di un collaudo che, compiuto dall’ingegnere ambientale Andrea Rossi, è stato al centro di un positivo sopralluogo effettuato nella giornata di lunedì 10 giugno. Vi hanno preso parte, oltre al patron del Csa Enrico Giuliano, anche i tecnici di tutte le autorità e istituzioni coinvolte: Provincia e Asl di Latina, Comune di Castelforte e Arpa Lazio. Nel verbale stilato al termine la Regione Lazio ha preso atto “che lo stato dei luoghi è conforme e al collaudo effettuato dall’ingegner Rossi. La società potrà procedere alla messa in esercizio delle biocelle e del sistema di abbattimento delle arie previste…potrà procedere alla messa in esercizio per le prove funzionali con i rifiuti mentre la messa a regime avverrà entro 40 giorni dall’ingresso degli stessi rifiuti”.

Che sia stato un sopralluogo lungo e articolato lo ha evidenziato lo stesso direttore Consoli che, autorizzando il Csa a gestire i rifiuti indifferenziati con il trattamento meccanico biologico, ha invitato la società castelfortese a dotare all’impianto di un accesso al tetto del biofiltro (compresi i parapetti) per la manutenzione e i controlli”, intervento – come ha solennemente garantito la proprietà del Centro servizi ambientali di Castelforte – che “sarà ultimato entro questa settimana”.

Insomma si va concretizzare un vecchio sogno che ha sempre avuto il fondatore della struttura industriale di Castelforte, Antonio Giuliano, che, prematuramente scomparso di recente, non ha potuto raccoglierne i benefici. Ora lo potranno fare, invece, i comuni del comprensorio – isole comprese – costretti a trasferire i propri rifiuti indifferenziati fuori provincia. Ora non avranno più ‘alibi’ a compiere questa transumanza che comporta costi ingentissimi dal punto di vista ambientale ed un aggravio erariale per gli stessi comuni e, di conseguenza, per gli stessi cittadini.

La determinazione numero G077768 del direttore Consoli è finita anche sulla scrivania dell’amministratore unico della “Futuro Rifiuti zero”, Raffaele Rizzo, la società interamente pubblica che, compiendo quest’anno i suoi primi dieci anni di attività, svolge il servizio di gestione integrata dei rifiuti per conto dei comuni di Formia e Ventotene. Rizzo con il riconoscimento regionale al Centro servizi ambientale di Castelforte sarà chiamato ad applicare in conreto dopo aver compiuto altre scelte di cui si sta occupando da mesi la magistratura ai suoi diversi livelli, penale, erariale ed amministrativa. Che qualcosa stesse cambiando il Centro Servizi ambientali l’aveva segnalato il 9 maggio scorso all’amministratore Rizzo. Aveva preannunciato che la sua struttura sarebbe stata dotata del Tmb, del trattamento meccanico biologico. Con la determina dirigenziale numero G11211 del 16 agosto 2023, adottata a conclusione del riesame dell’ Aia, la Regione Lazio già quasi dieci mesi aveva autorizzato a favore del Csa “l’inserimento della stabilizzazione biologica del sotto- vaglio del rifiuto urbano indifferenziato tramite la realizzazione di bio-celle”.

La lettera del patron Giuliano aveva avuto diversi destinatari che, oltre a Rizzo, sono i sindaci di Formia e Ventotene, Gianluca Taddeo e Carmine Caputo, la Regione Lazio (i responsabili della direzione Aia Ferdinando Maria Leone e del ciclo dei rifiuti Wanda D’Ercole), il settore Ecologia ed Ambiente della Provincia di Latina, i Carabinieri del Noe ed il Ministero dell’ambiente. Ed il monito del Csa era rivolto a tutti i comuni e agli operatori economici incaricati del servizio di gestione di igiene urbana ma, nello specifico, alla “Futuro Rifiuti zero”, cioè quello di “conferire i propri rifiuti indifferenziati all’ impianto Tmb (Trattamento Meccanico Biologico) della scrivente che, tra quelli esistenti nell’Ato di appartenenza di Latina, è quello a Voi più prossimo e ciò nel rispetto di quanto stabilito al paragrafo 11.1 del Piano di gestione rifiuti e del principio di prossimità come disposto 182- bis del decreto legislativo 152/2006”.

La lettera del Centro servizi ambientali aveva una valenza si non secondaria importanza perché si è inserita nel contenzioso tuttora pendente davanti il Consiglio di Stato cui si è appellata la struttura industriale di Castelforte. E per un beffardo gioco del destino a 24 ore dalla pubblicazione della determina numero G07768 del direttore Vito Consoli è stato discusso nella giornata di giovedì 13 giugno il ricorso davanti i giudici di palazzo Spada del ricorso del Csa contro la discussa sentenza del Tar che lo scorso 22 novembre aveva legittimato la decisione della Frz di revocare l’incarico all’azienda aurunca di trattare i rifiuti indifferenziati di Formia e Ventotene perché dotato, all’epoca, del solo trattamento meccanico.

L’amministratore Rizzo è andato avanti per la sua strada e scelse quale sito alternativo al Csa quello della Saf di Colfelice, in provincia di Frosinone, alla quale lo scorso gennaio è stato conferita una maxi proroga – la Regione Lazio il 16 agosto 2023 decise di autorizzare l’impianto di Castelforte a diventare trattamento meccanico biologico – sino al 31 dicembre 2024. La decisione della Regione di dotare il Csa di un innovativo sistema di trattamento dei rifiuti indifferenziati era notra dunque alla “Futuro Rifiuti zero” che dunque optò per una proroga più “large” di quella che effettuò alla fine dello scorso gennaio dopo aver incaricato la Saf per un solo mese, dal 1 al 31 gennaio 2024.

La discussione del ricorso del Csa – assistito dall’avvocato Gianluca Sasso – è stata lunga e circostanziata e vi hanno preso parte i legali della Frz (avvocato Vittorina Teofilatto), della Regione (avvocatura dello Stato) e della Saf di Colfelice, quest’ultima dall’avvocato Francesco Scalia. Come avviene da tempo ormai il comune di Formia, dopo aver smantellato la sua rinomata avvocatura interna, ha deciso di non costitui rsi in giudizio contro il ricorso del Centro servizi ambientale. Il Consiglio di Stato si è riservato la decisione se accoglierlo o meno ma, a prescindere dall’esito del contenzioso, l’intera querelle vede sempre più l’amministratore unico della Frz isolato, senza margini di manovra e con ridimensionati (o almeno) supporti di natura politica nelle maggioranze di centro destra dei comuni di Formia e Ventotene.

In attesa che i giudizi amministrativi di Palazzo Spada si esprimano sulla legittimità o meno della decisione di Rizzo di trasferire gli indifferenziati di Formia e Ventotene ad una distanza tre volte maggiore da quella (Csa di Castelforte) autorizzata (già nell’agosto 2023) dalla Regione Lazio, a sentore odore di danno erariale è il capogruppo di opposizione al comune di Formia Imma Arnone di Guardare Oltre . “E’ un anno che sto chiedendo attraverso tutti gli organi competenti: accesso agli atti della Frz, commissione Trasparenza, commissione Consiliare di riferimento la valutazione dell’incremento di spese per il passaggio del conferimento dei rifiuti indifferenziati dal Csa di Castelforte alla Saf di Colfelice ma non ho ricevuto nessuna risposta, anzi! Il giorno 12 giugno 2024 la Regione Lazio con determinazione numero G07768 – ha scritto sui social – ha autorizzato il centro di raccolta Csa al trattamento del residuo biologico, diventando di fatto Tmb. A gennaio 2024 l’amministratore a unico della Frz aveva prorogato fino al 31 dicembre 2024 il contratto con la Saf, quindi per ulteriori 6 mesi spenderemo di più per conferire i nostri rifiuti con un danno per le casse della FRZ notevole. Mi chiedo in tutto questo il Comune dov’è? Continua a non riunirsi il Controllo Analogo e si lasciano nelle mani del dott. Raffaele Rizzo scelte importanti per una società a capitale completamente pubblico”. Per il fondatore del Csa di Castelforte, Antonio Giuliano (il riconoscimento della Regione Lazio è stato reso noto nel giorno in cui avrebbe festeggiato il suo onomastico..) queste domande avrebbero avuto (da tempo) risposte scontate, per certi versi anche banali.

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