Latina / Omicidio di Massimiliano Moro: la ricostruzione della Corte di Assise

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LATINA – In un dettagliato documento di ottanta pagine, la Corte di Assise di Latina ha ricostruito l’omicidio di Massimiliano Moro, avvenuto la sera del 25 gennaio nel suo appartamento di Largo Cesti a Latina. Moro è stato ucciso da due colpi di pistola, un evento che ha scosso profondamente la comunità locale. Le motivazioni della Corte prendono in esame un ampio spettro di elementi: dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia al contesto criminale e storico in cui è maturato l’omicidio, fino alla sentenza definitiva del processo Caronte.

Il Presidente della Corte d’Assise, Gian Luca Soana, ha evidenziato l’importanza delle dichiarazioni dei due pentiti, Renato Pugliese e Agostino Riccardo, nel riaprire il procedimento penale: «Queste dichiarazioni hanno fatto riaprire il procedimento penale». Le testimonianze di Pugliese e Riccardo sono state cruciali nel fornire una visione dettagliata e convincente degli eventi che hanno portato all’omicidio di Moro.

Sul movente, la Corte d’Assise ha dato particolare rilievo a quanto dichiarato dal terzo collaboratore, Andrea Pradissitto. Secondo Pradissitto, l’omicidio di Massimiliano Moro è stato una ritorsione per il tentato omicidio di Carmine Ciarelli da parte di alcuni componenti della famiglia Ciarelli: «Ha riferito che l’omicidio è stato una ritorsione di alcuni componenti della famiglia Ciarelli per il tentato omicidio di Carmine Ciarelli». Questa dichiarazione è stata fondamentale per comprendere le dinamiche vendicative che hanno portato alla tragica morte di Moro.

La Corte ha anche valutato attentamente l’attendibilità delle dichiarazioni di Pradissitto, concludendo che il suo contributo si caratterizza per una piena coerenza e logicità: «Il contributo fornito da Andrea Pradissitto nella ricostruzione dei fatti inerenti si caratterizza per la piena attendibilità intrinseca sotto il profilo dell’attendibilità del dichiarante – è riportato – della sua coerenza e logicità. La scelta di collaborare è stata determinata non soltanto dalla volontà di ottenere benefici ma dalla maturazione di una diversa scelta di vita».

Questa valutazione positiva dell’attendibilità delle testimonianze dei pentiti è stata essenziale per la Corte nel ricostruire una versione credibile e dettagliata dei fatti, che ha permesso di gettare luce su un caso altrimenti oscuro.