GAETA – S’infittiscono le prese di posizioni dopo la sentenza del Tribunale di Latina che, a 13 anni dall’arrivo dei Carabinieri del Nipaf su richiesta della Procura di Latina, ha posto fine al primo round processuale sulla presunta lottizzazione edilizia consumata all’interno dell’ex vetreria Avir di Gaeta. Nel luglio 2011, quando ci fu l’arrivo degli investigatori coordinatori dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano, il sindaco di Gaeta era Antonio Raimondi. A suo dire la sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Latina Laura Morselli è la classica beffa condannando con il minimo edittale a sei mesi di reclusione e al pagamento di una multa ciascuno di 24 mila euro gli ex proprietari di gran parte del dismesso sito industriale di Serapo, Nicola Martino e Raffaele Di Tella, rispettivamente amministratori delle società edilizie “Gaim srl” e “Di Tella srl”.
Per l’ex primo cittadino la sentenza di condanna con il minimo sa di beffa in rapporto alla requisitoria del sostituto procuratore Giuseppe Miliano che aveva chiesto per i due imputati una condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione e la confisca dell’ex vetreria a favore dello Stato. Motivando l’istanza al Tribunale per la realizzazione di un frazionamento di 28 lotti che avrebbe provocato un aumento volumetrico con finalità di edilizia privata residenziale a ridosso della spiaggia di Serapo a Gaeta. Il legale di Martino e Di Tella, l’avvocato Luca Scipione, aveva chiesto l’assoluzione piena per i due assistiti per i quali aveva rinunciato finanche alla prescrizione. La difesa ha preanunciato in questi giorni ricorso in appello appena saranno pubblicate, entro i prossimi 90 giorni, le motivazioni della sentenza del giudice Morselli.
Dottor Raimondi, è vero che si attendeva una diversa sentenza a 13 anni dal sequestro dell’ex vetreria di Serapo al termine di un processo che si è trascinato stancamente?
“Se dicessi e pensassi il contrario sarei intellettualmente disonesto. Speravo in una sentenza d’assoluzione piena perché nell’ex vetreria non è stata commessa alcuna lottizzazione. Ne sono sempre stato convinto e l’ha tenuto a sottolineare a più riprese con un’efficacia ricostruzione giuridica il legale dei due imputati, l’avvocato Luca Scipione. La riqualificazione dell’ex vetreria è avvenuta completamente alla luce del sole e le soluzioni prospettate dai privati, aventi una forte caratterizzazione ed impronta pubblica, sono state all’epoca presentate in due iniziative pubbliche presso il cinema teatro Ariston dove tutti hanno potuto vedere e hanno potuto sentire. Vorrei essere smentito se questo metodo sia stato perseguito dopo di me”.
Lei ha sempre detto che con quel sequestro dei Carabinieri del Nipaf la Procura di Latina entrò a gamba tesa nelle fasi iniziali della campagna elettorale del 2012 dove lei inseguiva una conferma al successo elettorale di cinque anni prima. Lo conferma questo pensiero?
“Qualcosa di strano avvenne all’epoca. Non mi permetterei di giudicare l’operato della Procura di Latina, lungi da me a farlo. Posso affermare una cosa. Ho seguito il processo e ho letto i verbali di udienza. Mi aspettavo nella fase del dibattimento che il magistrato titolare del fascicolo (il sostituto procuratore Giuseppe Miliano,ndr) contestasse l’ottima ricostruzione difensiva effettata nella sua arringa da parte dell’avvocato Scipione. E invece lo scorso lo novembre ha fatto sapere di non aver avuto nulla da obiettare. Lo disse un esponente della Procura ..”
Lei conferma che questa sentenza evidenzi come sia malata la giustizia in questa provincia… Parla addirittura di Apocalisse. Non sta un po’ esagerando?
“Mi vorrei mettere al posto di qualsiasi cittadino comune. E’ lecito attendere 13 anni per conoscere una sentenza a margine di un’inchiesta giudiziaria che ha interrotto un corso amministrativo? La risposta la tragga lei…E poi la concessione del minino della pena di fronte ad un reato potenzialmente grave, qualora fosse stato accertato. Secondo me la vicenda comincia ad essere imbarazzante e ancorprima contradditoria”.
La difesa dei signori Di Tella e Di Martino ha preannunciato ricorso in appello contro la sentenza a sei mesi di reclusione con i benefici di legge. Le chiedo, quando calerà il sipario su una vicenda tutta gaetana?
“E lo chiede a me? Non lo so, tra tre-quattro cinque anni. Di fatto considero saggia e coraggiosa la scelta della difesa di rinunciare alla prescrizione e di chiedere un verdetto di un Tribunale. Bisogna soltanto attendere e sperare in un diverso dibattimento di quello celebrato davanti il Tribunale di Latina…”
Ma come risponde ai suoi detrattori, che sono ancora molti a Gaeta, che l’accusano di continuare ad essere il secondo avvocato difensore, quasi ombra, di due imprenditori privati quali sono i signori Di Tella e Martino?
“Questa è la più grande sciocchezza e calunnia che si sia saputa produrre a Gaeta e non solo il centro destra che ha vinto le elezioni amministrative nel 2012. E’ talmente falsa che le rispondo sottolineando un provvedimento adottato dalla mia amministrazione subito dopo il sequestro operato dai Carabinieri del Nipaf nel luglio 2011: l’allora dirigente del settore urbanistica, l’architetto Antonella Avitabile, firmò un’ordinanza cautelare a tutela del comune di Gaeta che, all’indomani dell’apposizione dei sigilli, avviava la procedura finalizzata alla confisca dell’ex vetreria. E questa me la chiama forma di protezionismo questa?”
Dottor Raimondi, ha mai temuto che il progetto di riqualificazione dell’ex vetreria, promosso e finanziato da soggetti privati, potesse sfuggire al controllo del comune di cui lei all’epoca era la massima espressione politica?
“Assolutamente no. La proprietà dell’ex vetreria non aveva bisogno di realizzare alcunché di abusivo perché c’eravamo noi...All’epoca insediammo un tavolo tecnico permanente di concertazione in cui c’erano tutti: i privati, il comune di Gaeta, la Regione e diversi altri enti e istituzione coinvolte. Se dovessi tornare indietro, avrei invitato anche la Procura di Latina che avrebbe capito sul campo cosa volevamo fare nell’esclusivo interesse della città. Ricordo che chiedemmo noi all’Holyday srl, la società proprietaria di alcune particelle su via Serapide, di spostare le volumetrie assentite ed autorizzate altrove per realizzare attraverso una nuova bretella il centro urbano di Gaeta al litorale di Serapo”.
Lei nel 2009 propose la nascita qualcosa di significativo sul piano societario per mettere al riparo il comune di Gaeta da possibili mire speculative. Mi sembra che non sia bastato alla luce dell’arrivo dei Carabinieri del Nipaf…
“L’aspetto giuridico urbanistico è stato ben motivato dall’avvocato Scipione nel corso del processo. Io proposi al consiglio comunale nel 2009 la realizzazione di un consorzio tra le diverse società in campo per dar vita ad un ‘unicum’ urbanistico che privilegiasse sempre e comunque gli interessi di Gaeta. Il Consorzio venne istituito nel marzo 2011 e, ad una settimana dall’inizio dei lavori di bonifica e di sistemazione dell’area, ci fu il sequestro dei Carabinieri che fece saltare tutto…”
Lo considera, a distanza di 13 anni, una bomba ad orologeria fatta scoppiare con un timer?
“Lo pensai all’epoca. Ancor di più dopo questo tipo di sentenza del Tribunale di Latina”.
Dottor Raimondi, lei avrebbe potuto evitare di avviare la procedura di confisca dell’ex vetreria Avir. E mi ha già risposto di non esserne pentito. Come commenta il doppiopesismo del comune di Gaeta per due casi pressoché analoghi: l’ex Avir ed il dirimpettaio ex piazzale della stazione? Sono due aree alle prese con la stessa ipotesi di reato: la lottizzazione edilizia. Per il parcheggio della stazione il sindaco Leccese la pensa diversamente da lei: nessuna procedura di confisca sino a quando non ci sarà sentenza passata in giudicato. E’ il garantismo di Forza Italia o cos’altro?
“Le rispondo con un particolare che molti sottovalutano: per l’ex Avir l’ipotetico frazionamento sollevato dalla Procura di alcune particelle sarebbe semmai avvenuto tra società appartenenti allo stesso Consorzio. Per il piazzale dell’ex stazione è stato fatto qualcosa di peggio e grave: l’ex Consorzio industriale del sud pontino, con l’avallo compiacente di un altro ente pubblico, il comune di Gaeta, ha venduto l’area per soli 409mila euro ad una società immobiliare, dunque un privato ed un soggetto esterno, appena costituito. La città non ha un parcheggio libero, il privato quel danaro investito l’ha già ammortizzato e recuperato. Che dice lei…?”
Lei, come una litania, continua a dire che quel sequestro del luglio 2011, culminato con la condanna minima prevista dal codice per una lottizzazione, sia stata una pallottola per ucciderla politicamente? Perché ne è così convinto?
“Perché dal giorno del sequestro dei Carabinieri i miei avversari cominciarono a demonizzarmi dicendo che non avevo fatto niente per Gaeta. Niente di più falso perché dopo l’anticipata conclusione cinque anni prima dell’amministrazione di Massimo Magliozzi avevamo messo in campo una serie di iniziative per far ripartire la città. Quel sistema di potere, prima incarnato da Cosimino Mitrano e ora da Cristian Leccese, utilizzò quel sequestro per fermarmi. Purtroppo ci riuscì. Ora questa sentenza la considero una beffa dopo il danno”.
Dottor Raimondi, lei giovedì dopo la sentenza della dottoressa Morselli ha detto a caldo una cosa forte: se i signori Di Tella e Martino fossero stati camorristi, sarebbero stati assolti. Lo ripete?
“Se lo penso, perché dovrei dire il contrario?” .