LATINA – Questa mattina ha visto l’esecuzione di un’importante operazione antimafia da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con il supporto del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina. L’operazione, denominata “Nico”, ha portato all’emissione di misure cautelari per undici persone, ritenute parte di un’associazione dedita al traffico di stupefacenti nella città di Latina. Coinvolti nell’operazione anche il NORM-Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Latina, il Raggruppamento Aeromobili Carabinieri di Pratica di Mare, il Nucleo Cinofili di Ponte Galeria e i Carabinieri competenti per territorio.
Otto persone sono state ristrette in carcere:
Altre tre persone hanno ricevuto il divieto di dimora nella provincia di Latina:
L’operazione “Nico” ha avuto inizio grazie alle dichiarazioni rese nel luglio del 2021 da Carmine Di Silvio, detto Belvo, un membro stesso del clan. Carmine, figlio e nipote dei principali indagati Antonio “Cavallo” e Ferdinando “Macciò”, ha fornito agli investigatori una ricostruzione dettagliata delle attività illecite della sua famiglia, nonostante non abbia formalmente deciso di collaborare con la giustizia. Le sue rivelazioni hanno trovato riscontro nelle precedenti testimonianze di altri collaboratori di giustizia come Renato Pugliese, Agostino Riccardo e Maurizio Zuppardo. Inoltre, ulteriori conferme sono arrivate dalle testimonianze della moglie e della cognata di Carmine.
Le indagini, condotte dal Nucleo Investigativo di Latina con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono state avviate nel dicembre 2021 e si sono concluse nel luglio 2022. L’inchiesta ha messo in luce un’organizzazione criminale ben strutturata, con gerarchie definite e ruoli specifici. La famiglia Di Silvio è stata in grado di gestire le attività di spaccio di hashish e cocaina nei quartieri “Campo Boario” e “Nicolosi” di Latina. L’organizzazione coinvolgeva individui con precedenti penali per reati simili, che agivano come capi, promotori o semplici partecipanti, assicurando un rifornimento costante delle piazze di spaccio.
Gli investigatori hanno utilizzato una combinazione di tecniche tradizionali e moderne per raccogliere prove contro i membri del clan. Sono state effettuate intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi di immagini da telecamere installate appositamente e servizi di osservazione. Grazie a queste tecniche, è stato possibile ricostruire numerosi episodi di traffico di stupefacenti e individuare il ruolo di ogni membro dell’organizzazione. Il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari, e per tutti gli indagati vale il principio di presunzione di innocenza. Nonostante le gravi accuse, spetterà al sistema giudiziario stabilire le responsabilità penali di ciascun coinvolto.