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Lazio, criminalità organizzata: presentata la relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia

Nel giorno in cui la lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti a Latina ha conosciuto un importante punto a favore dello Stato con la notifica di 11 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti rappresentanti della famiglia Di Silvio (nell’ambito dell’operazione “Nico” scaturita dalle dichiarazioni di Antonio “Cavallo” Di Silvio), la Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, ha aggiornato la geografia del crimine organizzato nel Lazio per quanto riguarda il primo semestre del 2023.

Secondo gli investigatori della Dia si è consolidato un fenomeno: i gruppi autoctoni si sono affiancati a ‘ndragheta, camorra e cosa nostra. Il panorama criminale laziale si è confermato “multiforme e complesso”, caratterizzato appunto dalla presenza di gruppi locali che agiscono autonomamente, ma affiancati dalle consolidate proiezioni di ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra. Insieme gestiscono i traffici illeciti, attività di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza delittuosa. La Dia, inoltre, ha confermato anche la presenza di gruppi albanesi, cinesi e nigeriani, il cui interesse principale si rivolge al narcotraffico. In tutta la regione nel semestre di riferimento sono avvenuti una serie di omicidi e gambizzazioni, secondo gli investigatori episodi scaturiti da piazze di spaccio contese.

Le infiltrazioni nel settore economico-finanziario riscontrabili in tutta la Regione grazie all’evasione ed elusione fiscale, hanno un forte impatto soprattutto nei settori della ristorazione, della somministrazione degli alimenti e bevande e delle strutture alberghiere e turistiche. Nello specifico della provincia di Latina emergono le ben radicate formazioni delinquenziali autoctone. Fra le svariate attività illecite spiccano lo spaccio di stupefacenti, la detenzione abusiva e commercio di armi, reati ambientali, il riciclaggio, l’usura e le estorsioni. Nell’ambito dell’economia legale sono state riscontrate attività di illecita gestione e smaltimento dei rifiuti, forme di sfruttamento lavorativo soprattutto nei confronti di manovalanza di origine straniera, non di rado coinvolta anche nel compimento di attività illecite.

Il basso litorale laziale risente della presenza delle organizzazioni criminali di matrice campana. La convergenza di interessi fra mafie tradizionali e gruppi autoctoni quali le famiglia Di Silvio, Ciarelli e Travali ha creato in quest’area del territorio laziale una peculiare fenomenologia criminale nella quale le consorterie locali continuerebbero a mantenere un ruolo sempre più centrale. Da ultimo il 25 gennaio 2023 il Tribunale di Roma ha nuovamente riconosciuto per il clan Di Silvio la sussistenza dei requisiti tipici dell’associazione mafiosa. Anche in questo caso è stata riconosciuta l’esistenza di un’organizzazione strutturata su base familiare, radicata a Latina e operante sul territorio pontino, che aveva imposto condizioni di assoggettamento e omertà quali dirette conseguenze della forte intimidazione derivante dal vincolo associativo.

La provincia di Frosinone, sotto l’aspetto degli interessi illeciti e degli assetti criminali, risente dell’influenza della vicina Campania e dei conseguenti tentativi di infiltrazione di alcuni settori dell’economia locale. Oltre alle principali proiezioni delle consorterie di matrice camorristica, si registra la presenza di gruppi autoctoni quali gli Spada e i Di Silvio, collegati anche da vincoli di parentela con le omonime famiglie attive nella Capitale e nella provincia pontina.

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