FORMIA – Se è vero che dopo il danno arriva la beffa, la conferma, puntuale, è riscontrabile dalla determina numero 1026 del potente dirigente del settore Urbanistica e gestione del territorio del comune di Formia Pietro D’Angelo. A poche ore dalla dichiarazione di morte celebrale del giovane somalo di 19 anni vittima di un incidente in mare dopo essersi tuffato sugli scogli davanti lo “Spiaggione” lungo il litorale di Gianola-S.Janni , il comune di Formia ha pubblicato, rendendola nota, la determina che sarebbe dovuta essere pronta ed operativa un mese fa quando è stata autorizzata la balneazione. Un ritardo amministrativamente grave costellato da un tragedia sicuramente non preventivabile che non depone all’immagine di una città che vorrebbe fare del turismo e dell’accoglienza la prima voce del suo Pil.
E invece nel mare di Santo Janni è morto un ragazzo che, ospite di una casa famiglia di San Giovanni Incarico, in provincia di Frosinone, avrebbe voluto trascorrere in spensieratezza con due suoi amici connazionali la ricorrenza religiosa della Pasqua islamica. A poche ore dall’avvio della procedura, non facile, di chiedere l’autorizzazione alla famiglia d’origine del ragazzo originario di Mogadiscio (e a chi ne aveva la tutela) per l’espianto dei suoi organi, il comune di Formia tranquillamente affidava la gestione di venti lotti di spiaggia libera – ai sensi degli articoli 6 e 7 del regolamento regionale numero 16/2016 – ad altrettanti richiedenti, noti e meno noti. E in questo mesto elenco c’è anche il tratto dello “Spiaggione” che, lunedì, giorno della tragedia dell’immigrato somalo, non aveva ancora attribuiti i servizi tipici di un’attività, importante e delicata, come quella della balneazione autorizzata – come detto – un mese prima.
Che ci sia stato un ritardo lo ammette lo stesso architetto D’Angelo che nella determina dirigenziale per il conferimento dell’incarico di “assistenza e salvamento a mare sulla spiagge libere per la stagione estiva 2024” evidenzia un particolare politicamente significativo: soltanto il 14 maggio scorso (pochi giorni l’apertura della balneazione avvenuta il 17 maggio anche se l’ordinanza è degli inizi del mese) con la delibera 85 gli aveva conferito l’incarico di promuovere il bando per l’affidamento di servizi previsti sia dalla Regione Lazio che dall’ordinanza numero 41/2024 della Guardia Costiera di Gaeta. L’architetto D’Angelo quello che doveva fare l’ha fatto in effetti anche se dopo oltre una settimana: il 23 maggio approvava l’avviso di gara inaugurando la procedura di partecipazione allo stesso. E i compiti da assegnare sono stati i più disparati con: servizi di assistenza e salvataggio, servizi igienici (accessibili anche alle persone diversamente abili), quelli di pulizia assicurati una volta al giorno nonché la realizzazione di uno dei più percorsi (sino alla battigia) per la fruizione dell’arenile anche da parte delle persone diversamente abili.
Il bando espletato da D’Angelo ha previsto che gli affidatari della gestione delle spiagge libere dovranno fornire a titolo gratuito per finalità di pubblico interesse altri servizi. Due su tutti: la raccolta differenziata, lo smaltimento dei rifiuti e la pulizia degli appositi contenitori (almeno una volta al giorno) e l’adozione dei sistemi di sicurezza (come le attrezzature per il primo soccorso) per garantire l’assistenza ai bagnanti. E non è finita. Il bando, ora aggiudicato, ha previsto come in nessun caso nelle spiagge libere oggetto di convenzione potranno essere occupati spazi per l’esercizio di attività economiche e offerti servizi diversi da quelli descritte (dunque nessuna attività commerciale e sportiva) e soprattutto nelle spiagge libere oggetto di convezione è vietato il pre-posizionamento di attrezzature balneari e comunque l’organizzazione di servizi alla balneazione non può in nessun caso precludere la libera fruizione degli arenili.
Insomma il comune è corso ai ripari tardivamente per garantire il servizio di salvamento ai tratti di arenile liberto ma è stato giusto ed opportuno che la Giunta municipale ed il dirigente D’Angelo decidessero di istituzionalizzare questa mansione solo per il 2024? Il dubbio se lo pone un concessionario che, affidatario della gestione di un tratto di spiaggia libera lungo il litorale di Santo Janni, ha deciso di impugnare al Tar (chiedendo un provvedimento monocratico in via d’urgenza e, in alternativa, la concessione di una sospensiva) la delibera di Giunta numero 85 del 14 maggio scorso e la determinazione numero 829 del 23 maggio con cui veniva approvato lo schema di avviso pubblico.
Secondo l’avvocato Luca Scipione il comune ha effettuato una forzatura normativa. Avrebbe dovuto rispettare le prescrizioni del decreto legislativo numero 118/2022 che, nell’ambito della dibattuta controversia legata all’applicazione o meno della direttiva comunitaria Bolkestein, offriva ed offre ai comuni la possibilità di confermare la gestione delle spiagge libere in essere nel 2022 sino al 31 dicembre di quest’anno. Se fosse veritiera questa ricostruzione normativa ora impugnata al Tar, lo Spiaggione lunedì all’arrivo dei tre ragazzi immigrati da San Giovanni Incarico avrebbe avuto la gestione del servizio di salvamento del…2023…
Il 19enne di Mogadiscio si sarebbe salvato? Nessuno lo potrà mai dire ma, sul piano politico, nel giorno della dichiarazione di morte celebrale del 19enne somalo e prim’ancora della tardiva pubblicazione della determinazione 1026 del dirigente D’Angelo l’ex sindaco di Formia Paola Villa aveva diffuso un post in cui qualche dubbio se l’è posto anche lei: “Oggi c’è il dolore dei tuoi cari, da domani ci chiederemo se il servizio di ‘salvamento’ fosse attivo, se qualcosa non sia andato come sarebbe dovuto andare, se la spiaggia fosse presidiata…Oggi c’è e ci deve stare solo il dolore”. Anche senza la determina 1026 del dirigente Pietro Angelo.