GAETA -La nuova gestione dello stabilimento militare di Gaeta non cambia. L’ha deciso, almeno per quanto riguarda la stagione balneare ormai nel vivo, la prima sezione del Tar del Lazio (sezione di Latina) che ha respinto la richiesta di concessione di sospensiva chiesta dai penultimi gestori, i componenti dell’associazione Ricreativa dipendenti Difesa. I giudici amministrativi – presidente Riccardo Savoia, giudice estensore Emanuela Trania, hanno legittimato la decisione del Centro di Dematerializzazione e Conservazione Unico della Difesa di Gaeta – l’ex stabilimento Grafico Militare di Monte Orlando – e dell’Agenzia Industria Difesa (assistita dall’avvocatura dello Stato) di affidare in house la gestione dello storico stabilimento balneare e, nello specifico, a otto suoi ufficiali “nonostante siano inquadrati e retribuiti per svolgere altre e più delicate mansioni istituzionali”.
Gli storici gestori dello stabilimento militare si erano rivolti agli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio per chiedere l’annullamento, attraverso la concessione della sospensiva (che non è arrivata), della nota con cui il 12 aprile scorso il direttore generale dell’Aid rigettava l’affidamento diretto del lido all’associazione Ricreativa difesa quale organismo di protezione sociale (e dunque l’unico soggetto a gestire il circolo ricreativo dipendenti del Ministero della Difesa nel quartiere medioevale di Gaeta S.Erasmo e, appunto, lo stabilimento balneare militare di Serapo) ed il Cedecu per motivare questo inverosimile sfratto adottava un nuovo regolamento per “per l’organizzazione ed il funzionamento dell’organismo di protezione sociale”. Insomma del lido militare.
Nel ricorso al Tar l’associazione “Ricreativa dipendenti difesa” aveva chiesto di avere sino al 30 settembre 2024 la gestione diretta dello stabilimento balneare. Ma il Tar ha detto di no con una motivazione che gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello hanno definito contradditoria e salomonica. Nel secondo che i giudici amministrativi hanno applicato lo stesso quadro normativo, il Dpr 90/2010 e la direttiva “G-023” dello Stato maggiore della difesa. Ma se gli articoli 464 e 465 rimettono all’amministrazione dell’Aid la “scelta discrezionale” circa l’affidamento in house (agli stessi Dipendenti del Ministero della difesa) della gestione degli organismi di protezione sociale (dunque del lido militare di Serapo), l’articolo 474 dello stesso Dpr 90/2010 al secondo comma non esclude che la “gestione diretta degli interventi di protezione sociale possa attuarsi anche con l’eventuale ricorso a contratti di appalto di servizi”.
Che questa sentenza del Tar sia stata una “non decisione” lo ribadisce il diniego della stessa richiesta di sospensiva allorquando il primo grado della magistratura amministrativa ha deciso “tuttavia di compensare le spese di fase in ragione della peculiarità delle questioni trattate”.
“Non siamo per niente soddisfatti – hanno commentato gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello – perché ha deciso di prendere in prestito due motivazioni che sono contradditorie l’una con l’altra. Ancora non abbiamo capito, in sintesi, se la gestione dello stabilimento militare possa essere affidata agli stessi dipendenti del Ministero della Difesa (com’è avvenuto sinora avvenuto) o se la scelta andava operata con l’esternalizzazione del servizio con un contratto di appalto esterno”.
L’associazione Ricreativa dipendenti difesa si aspettava che il suo ricorso venisse discusso per intero nel momento in cui la scelta dell’Aid di attribuire in house (ad otto sottoufficiali della Difesa) la gestione del lido sia stata poi concretamente esternalizzata per quanto riguarda la gestione in particolare del bar, del servizio di salvamento e di pulizia dell’arenile in concessione. Insomma un vero e proprio guazzabuglio gestionale per il quale i vecchi gestori dello stabilimento militare – hanno concluso gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello – devono decidere se chiedere allo stesso Tar il pronunciamento di merito o, in alternativa, ricorrere al Consiglio di Stato. Ma l’attività del lido militare di Gaeta nell’estate 2024, rispetto agli anni scorsi, è cambiata.
Parola del Tar del Lazio.