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Formia / “Mia zia, la venerabile suor Ambrogina”, il nuovo libro di Ferdinando Sparagna

FORMIA – Migliorare la conoscenza, sotto ogni profilo, umano e religioso, di una suora che, dichiarata Venerabile da papa Francesco il 18 dicembre 2018, attende ora di meritare doverosamente gli altari. Essere, insomma, dichiarata santa da parte della Chiesa Cattolica. E’ uno degli obiettivi (che sta già centrando) del libro, il terzo della serie, che il professor Fernando Sparagna, storico ed apprezzato docente di latino e greco presso il liceo classico “Vitruvio Pollione” di Formia ha scritto sull’opera e la figura di una sua zia che presto potrebbe essere dichiarata santa. Il titolo del testo è tutto un programma, “Mia zia, la venerabile suor Ambrogina di san Carlo”, che il professor Sparagna ha scritto e pubblicato nell’anno in cui ricorrono i 70 anni dalla morte di una religiosa che nella realtà di Maranola è considerata santa da quando, il 26 marzo 1954, vennero celebrati, nella cappella di Varlungo, in provincia di Firenze, i funerali di una suora che aveva compiuto soltanto 46 anni.

Ma chi era Suor Ambrogina? Al secolo era Filomena D’Urso, era nata a Maranola l’1 gennaio 1909 dove aveva vissuto sino a quando, il 6 febbraio 1928, era partita per diventare suora a Roma. Nella capitale aveva svolto il probandato mentre a Perugia, l’anno dopo, concluse l’anno di noviziato ( dopo la professione dei voti) mutando il suo nome da Filomena a suor Ambrogina di san Carlo. Il professor Sparagna nel libro dedicato a Suor Ambrogina ripercorre le sue ultime vicissitudini terrene.

Si consumarono – come detto – a Varlungo, in provincia di Firenze, presso l’istituto in cui operava la congregazione di cui faceva parte, quella fondata dalla madre francese Victorine Le Dieu. La suora di Maranola si distinse nel badare ad un gruppo di ragazze – per lo più orfanelle, bimbe abbandonate o appartenenti a famiglie di limitate condizioni e con problemi familiari – affidate dallo Stato alla cura e responsabilità delle suore appartenenti alla congregazione fondata dalla francese Le Dieu. L’attività di educatrice di queste fanciulle durò sino a quando glielo permisero le condizioni di salute. Purtroppo peggiorarono gradualmente e suor Ambrogina rimase immobilizzata presso l’infermeria dell’istituto in cui morì nel marzo 1954 “sopportando forti dolori ma raggiungendo le alte vette della santità”.

Nel libro il professor Sparagna ricorda come questa profondissima devozione per questa sua zia gli sia stata trasmessa dalla madre Angelina, un ardore religioso a cui hanno creduto anche tutti i suoi fratelli. E non è un caso che il fratello etnomusicologo Ambrogio Sparagna, l’ultimo della serie in ordine di età, ha ricevuto questo nome di battesimo a soli tre anni dalla morte della zia religiosa.

Il libro di Fernando Sparagna ha ora il merito di sottolineare, dall’alto della sua riconosciuta onestà intellettuale, come la devozione ed il fervore di tanti maranolesi nei confronti di questa suora abbiano conosciuto nel corso di questi 70 anni alti e bassi…”quasi spegnendosi”. “Mi sentii fortemente spinto a scrivere nel 1988 il libro “Una vita per l’Eucaristia- Suor Ambrogina di san Carlo” – ricorda ora il professor Sparagna – Ebbe la capacità di ridestare la fiamma dei sentimenti riguardanti la Serva di Dio. In seguito alla conoscenza della sua vita, della spiritualità e fama di santità, prodotta dalla lettura, si sono avvicendati vari fatti che hanno allargato e rafforzata la sua devozione”.

Si sono costituiti in diverse località italiane diversi gruppi di preghiera e si sono svolti anche congressi sulla personalità umana, religiosa e mistica. Diede il suo contributo anche il professor Antonio Forte, il fondatore dell’associazione culturale “Il Setaccio” e organizzatore dell’annuale edizione della “Settimana del teatro amatoriale” che ha voluto scrivere e portare in scena sul conto di Suor Ambrogina “un’opera teatrale di spiccato valore che, rappresentata in diverse località del comprensorio, ha permesso una più ampia conoscenza di mia zia”. Si è creato, poi, anche un movimento popolare che ha promosso ed ottenuto la traslazione dei resti mortali di suor Ambrogina dal cimitero di Soffiano, in provincia di Firenze, a Maranola nel 2004 e la definitiva deposizione nel 2006 dei suoi resti nella chiesa dell’Annunziata in una nicchia impreziosita anche da una artistica lapide bronzea dello scultore maranolese Gerardo De Meo.

La famiglia Sparagna sperava che avesse un seguito il processo canonico al termine del quale papa Francesco il 18 dicembre 2018 aveva dichiarato Venerabile Suor Ambrogina: “Il Santo padre – ricorda il professor Sparagna – aveva accolto e ratificato il giudizio di eroicità nella pratica delle virtù, espresso da tutti i membri facenti parte della Commissione esaminatrice della Congregazione delle cause dei Santi. Erano state esaminate con massima attenzione e prudenza tutte le fasi, che hanno caratterizzato le varie tappe del processo canonico”. Sparagna ammette di aver scritto un terzo libro dopo essersi reso conto come sia ottimale la conoscenza in tutto il territorio della Chiesa di Gaeta di questa suora maranolese. In quest’ottica l’autore ha deciso di differenziare l’impostazione del testo “con una diversa e non usuale organizzazione della materia agiografica. Infatti – precisa subito – non contiene la solita storica biografia che segue tutte le tappe temporali terrene di un santo. Mi è sembrato più efficace presentare la vita di “Zia”, attraverso la trattazione e lo sviluppo di temi vari e collegati con una certa legame temporale, evitando di cadere in una sorte di ripetizione del mio primo libro ‘Una vita per l’Eucaristia. Suor Ambrogina di san Carlo’”.

Il racconto, come confermano i primi giudizi, è meno pesante, la lettura più stimolante e nello stesso tempo gli argomenti rimangono fissi nella mente del lettore grazie ad un linguaggio semplice e adatto alla comprensione di tutti. Ma per evitare la fredda narrazione che produce una lettura che potrebbe apparire stimolante, il professor Sparagna spiega le ragioni per aver trasmesso al lettore sentimento quasi parentale con la protagonista. Viene indicata con l’epiteto “Zia” che dal greco significa “Divino, divina”.

“Con tutto il cuore mi auguro che da questo testo – conclude il professor Sparagna – scaturisca un ardente stimolo a invocare, a pregare, ad imitare la nostra Venerabile, amando, come ha fatto lei, con sempre più vigorosa fede la divinissima Eucaristia, forza e potente sostegno in tutti i momenti della nostra vita. Ci viene mai da pensare sarà la gioia, quando questa nostra umile figlia del Popolo, salirà agli onori degli altari e, dichiarata solennemente santa dalla Chiesa, sarà pregata da gente di tutto il mondo?”.

Un libro può contribuire a dare una risposta positiva anche a questo interrogativo.

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