Arce / Omicidio Serena Mollicone: motivazioni delle richieste di condanna, duro attacco della difesa [VIDEO]

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ARCE – Una discussione, una lite con Marco Mottola, e Serena che finisce contro la porta del bagno dell’appartamento sfitto della Caserma dei Carabinieri di Arce. La ragazza si poteva salvare? Sì, se fosse stata soccorsa in tempo. E invece fu lasciata morire asfissiata dopo essere stata colpita nella zona sopraccigliare prima di essere abbandonata, priva di vita, nel boschetto di Fonte Cupa. E’ la ricostruzione che hanno fatto il procuratore generale Francesco Piantoni ed il sostituto procuratore presso la Corte d’appello Deborah Landolfi nella loro preliminare requisitoria che termineranno lunedì nel corso della nuova udienza del processo d’appello per la morte, avvenuta venerdì 1 giugno 2001, della 18enne studentessa di Arce. Nella loro memoria che hanno anticipato nelle ultime ore i due magistrati hanno ribadito la teoria accusatoria della collega Maria Beatrice Siravo che, ora in servizio presso la Corte d’Appello di Napoli, fece riaprire nel 2016 il caso con le sue nuove indagini.

Al termine del processo di primo grado il 15 luglio di due anni fa gli attuali cinque imputati – Franco, Marco ed Annamaria Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale – furono tutti assolti per non aver commesso. Ora la Procura generale è stata severissima nei loro riguardi, soprattutto nei confronti dei tre componenti della famiglia Mottola. Per questo motivo i due pm hanno chiesto ora 24 anni di carcere per Franco Mottola contro i 30 sollecitati due anni fa, 22 per il figlio Marco contro i 24 chiesti nel corso del processo di primo grado mentre un anno in più di carcere, 22, costituisce la requisitoria per la madre Annamaria nei confronti della quale erano stati chiesti, appunto, 21 anni di reclusione. La memoria illustrativa della Procura generale è stata completata anche dalle richieste di assoluzione per gli altri due imputati, entrambi ex Carabinieri come il comandante Mottola, con le accuse di omicidio colposo e favoreggiamento: l’avvenuta prescrizione per Francesco Suprano e l’assoluzione per insufficienza di prove per Vincenzo Quatrale.

Nel prologo della requisitoria i due rappresentanti della pubblica accusa motivano le loro richieste di condanna e (ora) anche di assoluzione. Lo fanno ritenendo attendibile il racconto del brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008. Il brigadiere agli investigatori disse di aver visto Serena entrare in Caserma la mattina del 1° giugno del 2001 ed aprirle la porta fu Marco, il figlio del maresciallo. La stessa pubblica accusa poi non crede alla versione di Franco Mottola secondo il quale la rottura venne causata da un suo pugno mentre litigava con il figlio considera credibile la la testimonianza del carrozziere Carmine Belli, arrestato ingiustamente e poi assolto per omicidio dopo tre gradi di giudizio, che vide Serena litigare con un ragazzo con i capelli “mesciati” la mattina della scomparsa. Se il processo riprende lunedì con la conclusione della requisitoria dei due pm e poi con li interventi dei legali delle diverse parti civili, la difesa della famiglia Mottola (che interverrà nell’udienza del 4 luglio) è stata durissima contro le anticipazioni della stampa relativamente alla contenuto della requistoria della Procura Generale.

Secondo quanto scrive in una breve nota – e confermato nell’intervista video allegata – il portavoce del pool difensivo dei tre imputati originari di Teano, il criminologo Carmelo Lavorino, “tutti i mezzi d’informazione (che non è vero) danno spazio e fantasia, sino alla voglia di patibolo e di esecuzione sommaria, alla tortura moderna della famiglia Mottola già assolta in primo grado: strafottenza assoluta della presunzione d’innocenza e dei diritti umani. Nessun mezzo d’informazione da’ minimo spazio alla voce della Difesa dei Mottola: si offendono la par condicio, la civiltà giuridica e il buon senso. Siamo tornati alla caccia alle streghe, al “dalli all’untore”. Nessun mezzo d’informazione ha capito che l’impianto accusatorio è maggiormente crollato, che contro i Mottola non vi e’ alcuna prova scientifica.”

INTERVISTA Carmelo Lavorino, portavoce pool difensivo famiglia Mottola.