SPERLONGA -Il Ministero degli Interni ed il neo Prefetto di Latina intervengano “per garantire le condizioni indispensabili per il buon andamento e l’imparzialità dell’azione amministrativa del Comune di Sperlonga” condizionata dalla “ventennale vicenda giudiziaria dell’Hotel Grotta di Tiberio a Sperlonga che rappresenta uno dei casi più inquietanti della pur vasta storia dell’abusivismo edilizio in Italia”. E non è vero che il sindaco e due volte presidente della Provincia di Latina Armando Cusani non c’entri più in questa misteriosissima querelle. Sono parole dure, destinate ad alimentare nuove e feroci polemiche, quelle pronunciate dal consiglio direttivo del Partito Democratico all’indomani della decisione di un’ordinanza monocratica del Consiglio di Stato che, in attesa di essere ratificata nelle prossime ore da una decisione della sua camera di consiglio, ha di fatto bloccato l’efficacia della sentenza numero 1188/2024 dello stesso Palazzo Spada che imponeva al comune di Sperlonga (di cui aveva riconosciuto e sanzionato l’inefficacia di tutti i titoli autorizzativi rilasciati) di avviare la procedura di demolizione o di abbattimento dell’Hotel Grotta di Tiberio perché “completamente abusivo”.
Il Pd di Sperlonga ha chiesto ora l’intervento del Viminale e della nuova guida della Prefettura di Latina perché il Consiglio di Stato, dopo aver obbligato il Suap (Sportello Unico delle Attività Produttive) del comune di Sperlonga a non concedere alcuna autorizzazione commerciale alla nuova società di gestione, ha deciso di tornare sui suoi passi in attesa del pronunciamento della Cassazione (che non ci sarà in tempi ragionevolmente brevi) sulla scorta del ricorso presentato dalla proprietà della struttura ricettiva attraverso l’avvocato Alfredo Zaza D’Aulisio.
“Nonostante, in conseguenza dell’inottemperanza ad abbattere, la struttura e l’aria di sedime siano già passate a far parte del patrimonio immobiliare del Comune, l’Hotel Grotta di Tiberio – si legge in una nota del direttivo Dem di Sperlonga – prosegue tranquillamente a svolgere la sua attività turistico-ricettiva. Questo scandalo è reso possibile in parte dal comprensibile disperato tentativo dei proprietari di salvare il salvabile avanzando ricorsi temerari se non addirittura assurdi, e in parte grazie a esitazioni, ritardi o distrazioni di qualche ufficio comunale che – certamente per puro caso o fortuite coincidenze – finiscono per determinare vantaggi per la Società proprietaria dell’Hotel. Se in merito alle vicende dell’Hotel si chiedono informazioni al Sindaco di Sperlonga, questi fa spallucce e risponde di non saperne nulla perché lui nulla c’entra con l’Hotel”.
Infatti il Sindaco Armando Cusani, che deteneva il 50% della proprietà dell’hotel, nel dicembre 2015, aveva ceduto la propria quota di partecipazione ad alcuni familiari – rivela il Pd – al prezzo di poco più di 2.500 euro. Si tratta di “una transazione decisamente generosa, se si tiene conto che gli stessi proprietari avevano valutato che il valore effettivo del complesso alberghiero fosse di 10 milioni di euro. Si trattò, peraltro, di una vendita nulla perché avvenuta violando il vincolo di indisponibilità derivante dal fatto che, a quel tempo, l’Hotel era sotto sequestro preventivo e quindi le quote proprietarie non potevano essere oggetto di compravendita. Sta di fatto che, al di là degli aspetti puramente formali, nessuno ha mai creduto nella cessazione di ogni interesse del Sindaco nei confronti dell’Hotel da lui stesso costruito in società con il suocero, tanto è vero che, vox populi, la struttura alberghiera è conosciuta come “Hotel Cusani”.
La credibilità dell’estraneità del Sindaco Cusani nelle vicende dell’Hotel ha subìto un duro colpo quando il 14 marzo 2024, cioè circa un mese dopo la pubblicazione della sentenza definitiva del Consiglio di Stato, veniva costituita una nuova società (chiamata Meraki) per la gestione dell’attività del complesso alberghiero. Il capitale sociale di questa nuova società risultava ripartito in parti uguali tra una persona in stretti rapporti amicali con Cusani e una figlia dello stesso sindaco Cusani”.
Ma negli ultimi giorni il Pd di Sperlonga è venuto in “possesso di un documento inoppugnabile che dimostra, oltre ogni ragionevole dubbio, il pieno coinvolgimento personale del Sindaco Cusani nella vita economica dell’Hotel”. Come? Il 30 dicembre 2020 (cinque anni dopo la cessione delle quote di Cusani) la società proprietaria dell’Hotel Grotta di Tiberio avrebbe chiesto ad un istituto di Credito un mutuo di 1milione 800 mila euro e “Armando Cusani si offriva come garante del mutuo per una cifra pari al doppio del mutuo stesso. Il mutuo era stato richiesto per poter far fronte a opere di risistemazione resesi necessarie in quanto l’hotel, rimasto per lungo tempo sotto sequestro, si presentava in pessimo stato di conservazione e abbisognava di urgenti lavori per poterlo riattivare. Risulta quindi con solare evidenza come il signor Cusani – ha aggiunto il direttivo del Pd – abbia sempre avuto enormi e inestirpabili interessi economici nelle attività dell’hotel in coincidenza temporale con il fatto che il Comune di Sperlonga era chiamato ad assumere decisioni di estrema rilevanza per il futuro della struttura ricettiva, decisioni sistematicamente indirizzate a impedire l’applicazione delle sentenze emesse dalla Magistratura. Anche qualora cessassero i colpi di scena con i quali la Società proprietaria sta in ogni modo impedendo l’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato, l’Amministrazione comunale si troverà nella condizione di dover decidere come disporre della struttura che è entrata a far parte della proprietà immobiliare del Comune”.
Con quali conseguenze? “Tutto ciò pone il sindaco di Sperlonga in una intollerabile condizione di conflitto di interessi che ne impone la decadenza” – ha concluso l’esposto del Partito Democratico.