PONZA – Deve rimanere ai domiciliari perché può reiterare il reato Danilo D’Amico, il 33 enne ex consigliere comunale di Ponza arrestato venerdì mattina in flagranza di reato mentre intascava da un imprenditore romano, titolare dell’impresa “Nomentano Garden”, una busta contenente 5000 euro in contante. Lo ha deciso lunedì mattina il Gip del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce che, accogliendo una specifica richiesta del sostituto procuratore Flavio Ricci, ha convalidato l’arresto operato dai Carabinieri in borghese del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Formia e soprattutto ha confermato la misura cautelare ai domiciliari, presso la sua abitazione di Ponza, per quello che è stato sino a venerdì scorso anche il delegato ai Lavori Pubblici del comune isolano.
D’Amico, difeso dall’avvocato Mauro Romanzi, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip Di Croce ma ha anticipato la volontà di voler collaborare con l’autorità giudiziaria e con gli stessi Carabinieri inquirenti. Soprattutto in relazione a quanto ipotizzato dalla Procura: D’Amico avrebbe garantito il suo impegno affinchè la “Nomentano Garden”, esclusa dalla licitazione pubblica per la gestione ordinaria del verde pubblico, venisse soddisfatta da un sopraggiunto affidamento “last minute” avente, come detto, un carattere straordinario. L’avvocato Romanzi ha provato a chiedere la revoca della misura della detenzione domiciliare con una meno afflittiva. L’ha motivato con le sopraggiunte dimissioni di D’Amico dall’incarico di consigliere comunale di maggioranza della lista “Cambiamo il Vento”, una decisione assunta per dimostrare al Gip di non poter eventualmente reiterare il reato. Ma l’avvocato Romanzi ha preferito la strada del silenzio del suo assistito per l’impossibilità di impostare la sua difesa sulla scorta della documentazione, di cui non ha ancora la copia completa, prodotta dalla Procura di Cassino.
Il legale di D’Amico è andato oltre davanti il Gip Di Croce: ha ribadito l’impossibilità del suo assistito di condizionare una qualsiasi licitazione pubblica perché promossa, ai sensi del nuovo codice degli appalti, con il sistema dell’informatizzazione sulla piattaforma del Mepa. L’avvocato Romanzi non ha ancora deciso se ricorrere al Riesame contro l’ordinanza d’arresto ai domiciliari, convalidata lunedì, dal Gip Di Croce. Lo farà solo quando avrà letto l’esposto che, depositato dalla “Nomentano Garden”, ha poi permesso ai Carabinieri del Maggiore Michele Pascale di intervenire e di arrestare in flagranza D’Amico. L’obiettivo è capire e definire gli eventuali rapporti pregressi tra l’esponente politico che si autodefiniva “coordinatore comunale e dirigente provinciale di Fratelli d’Italia e la ditta romana che a Ponza si occupava di decoro urbano, di pulizia dei sentieri e di gestione del verde.
Un fatto è certo: se la “Garden Nomentano” è arrivata a chiedere l’intervento “immediato” della Procura è perché potrebbe esserci stata una recidività di D’Amico a formulare le sue richieste? Lo vuole appurare l’inchiesta, tuttora in corso, dei Carabinieri, gli stessi che avevano ricevuto il ringraziamento del sindaco di Ponza Franco Ambrosino “rammaricato e deluso” per “la tristissima vicenda” che aveva coinvolto l’ex consigliere di maggioranza D’Amico. Il sindaco aveva preso le distanze dal 33enne arrestato specificando come dal giugno 2022 in poi, quando ci furono le ultime elezioni amministrative “il consigliere D’Amico (non assessore), non ha mai avuto alcuna responsabilità gestionale. Insomma non poteva indirizzare alcuna gara o affidamento non potendo di fatto firmare impegni, liquidazioni o presenziare a atti di programmazione (giunta)”. Ambrosino in una nota ufficiale aveva confermato quanto da noi pubblicato all’indomani dell’arresto di D’Amico: “Non è stata programmata nessuna gara per il verde pubblico da affidare nel prossimo futuro (né da 50.000 euro, né di altro importo). Per essere precisi la procedura è stata già regolarmente espletata sul Me.Pa. dove, tra l’altro, il denunciante era stato escluso perché non aveva presentato nei tempi e nei modi previsti, la propria domanda di partecipazione”. Ecco la conclusione, inevitabile, che aveva formulato il capo dell’amministrazione isolana: “La dazione quindi, non sembrerebbe essere servita a dare vantaggio alla ditta del denunciante. L’intera vicenda allo stato, da quanto è stato possibile ricostruire, sembrerebbe riguardare i rapporti personali che intercorrevano tra il responsabile di questa ditta risultata non aggiudicataria del servizio di verde urbano e il consigliere comunale D’Amico. Si tratta comunque di una vice squallida – così l’aveva definita Ambrosino – da cui emerge tuttavia l’estraneità ai fatti e l’assoluta correttezza dell’azione amministrativa del Comune di Ponza”.